"His 'n' Hers", pubblicato nel 1994, è probabilmente il vero capolavoro dei Pulp, una delle ultime realtà musicali colte, intelligenti, raffinate e allo stesso tempo "accessibili" ad avere scalato le classifiche Pop. Questo disco rappresenterà il vero punto di svolta della Band di Sheffield, sarà il trampolino di lancio che porterà poi Jarvis Cocker a tirare fuori dal cilindro un disco strepitoso come "Different Class" (che ho già recensito) e, in seguito, l'inquieto "This Is Hardcore" (che recensirò). Facciamo qualche passo indietro quindi, e torniamo ai tempi d'oro del Britpop, "movimento" su cui per tanto tempo si sono dette cattiverie e generalizzazioni decisamente infondate: se in qualità di "avvocato del diavolo" dovessi mai esibire una prova di come quella scena avesse in realtà delle carte più che valide, la mia scelta cadrebbe sicuramente su questo "His 'n' Hers".
Questo album è prevalentemente incentrato sui temi dei ricordi agrodolci dell'adolescenza, i primi e burrascosi contatti con l'amore e il sesso, la nostalgia per i turbamenti tipici dell'innocenza perduta. Jarvis, non più un ragazzino, attraverso i suoi testi a metà tra il profondamente personale e il rimpianto per cose che potevano essere e invece non furono, si fa portavoce di una generazione di ragazzi che si ritrovano, e vivono letteralmente, le sue liriche e le storie che racconta. Lo stile di Cocker è descrittivo ma profondamente sentito, con quei suoi giochi di parole, pause, sussurri che tanto ricordano un altro Crooner riscoperto da poco (Scott Walker). La Band (che si avvale di una bravissima Candida Doyle alle tastiere e di un affascinante Steve Mackay al basso) dona il massimo dell'emotività ai suoi versi: non esagero se affermo che quei Pulp, per l'impatto che ebbero nell'immaginario giovanile di quegli anni, sono paragonabili a quello che è Vasco Rossi in Italia.
I cavalli di battaglia e l'impegno sociale/progressista di "Different Class" dovranno ancora arrivare, con l'eccezione dell'iniziale "Joyriders" (ispirata al Sound dei Suede, in fortissima ascesa in quel periodo), sarcastico ritratto dei classici bulli di periferia. Il tema principale rimane l'amore e l'insoddisfazione che l'amore ti porta: la movimentata "Lipgloss" parla di una giovane donna frustrata da una relazione che non può più fuggire, risucchiata dalla monotonia e dalla quotidianità di una vita sempre più piatta e prevedibile.
La morbosa "Acrylic Afternoons" è uno sfogo di un Jarvis che ripiega sull'illusione dei sogni per immaginare incontri erotici con ragazze che non si "realizzeranno" mai; la tormentata "Have You Seen Her Lately" è l'invocazione di Jarvis a una lei a non farsi "rendere la vita una pattumiera" da un uomo che non la merita; "Babies", struggente e nostalgica, è un ricordo adolescente in cui c'è tutto per emozionarsi, una specie di racconto (ascoltate la canzone e leggete il testo, capirete) che prende una piega fatale verso il finire, accentuata dall'accelerazione del brano, quasi a dare l'idea di un passato che per un momento si era reso di nuovo "presente" e che invece svanisce, come i rimorsi di un Cocker in splendida forma. Un capolavoro. E' Pop d'alta classe, quello che propongono i Pulp in queste tracce: le ossessioni erotiche del Singer e le sue malinconiche reminiscenze giovanili sembrerebbero elementi banali, ma sono resi con una eleganza e una leggerezza davvero lodevoli. Cocker porta l'ascoltatore a immedesimarsi nelle storie, a viverle. "Oh immagina che questo sia un film/ e che tu sia la star/ e che presto entreremo nel luogo dove capirai che dovrai donare il tuo cuore/ oh dona il tuo cuore a me" canta in "Happy Endings". Difficile non essere partecipi a una canzone-simbolo del disco come "Do You Remember The First Time?", un autentico anthem: sulle note di un Bridge à la U2 e un ritornello reso memorabile dall'arpeggio della chitarra di Russel Senior, si narra di un incontro tra due ex amanti cambiati dal tempo e consci che niente tra di loro potrà mai essere all'altezza dei loro ricordi.
La successiva "Pink Glove" è un altro colpo al cuore, una dichiarazione d'amore anomala e velenosa accompagnata da un irresistibile motivo degno degli Style Council: qua ad emozionare sono le tastiere di Candida che sembrano arrivare fino al cielo. Dopo la soffice e romantica ballata "Someone Like The Moon", si chiude con il racconto metafisico di "David's Last Summer" ma la voglia di riascoltare il disco di nuovo c'è, eccome. Come annotato giustamente dal gruppo nel libretto dei testi "Please Do Not Read the Lyrics Whilst Listening To the Recordings": e sicuramente un gruppo come gli italiani Baustelle questo disco devono averlo ascoltato fino al consumarlo letteralmente, vista l'enorme influenza della Band inglese nei loro confronti.
Influenze o no, i Pulp mi mancano tantissimo.
Carico i commenti... con calma