Piccola scappatella solista del 1990, “Mystery Lane” vede il chitarrista degli Screaming Trees, Gary Lee Corner, suonare da solo tutti gli strumenti (viene aiutato dal fratello solo in maniera sporadica) e comporre la totalità dei brani.

Con la scure fa strage degli alberi urlanti ante Uncle Anesthesia, smussa gli angoli e e leviga le canzoni. Il risultato è un manufatto più solare rispetto alla prassi compositiva ordinaria, una vaga anticipazione dell’ammorbidito “Dust”, ma senza la compattezza del medesimo. Si sa che la legna fresca, se esposta al sole, mostra orride crepature, e per stagionare bene deve restare nell’ombra.  Perciò la maggior parte dei pezzi, caratterizzati dallo stesso stile canoro e trama compositiva del gruppo padre, sono deboli e cadono facilmente nel dimenticatoio.  Basta osservare i nodi poco estetici di “Turtle” e “Combination of Three” fino all’imbarazzante e riempitiva “Said Tomorrow”. La fin troppo convenzionale “The Velvet Doorway” salva le apparenze superficiali ed evita almeno l’azione erosiva dei tarli uditivi. Qualche buon intaglio, tuttavia, c’è: basta ascoltare “White Plastic”, “Silver Castle” e il caotico ritmo di “Strange Days Flight” per rendersi conto delle effettive potenzialità e dell’impegno profuso.

Il lavoro non è passato alla storia come degno di essere tramandato ai posteri, ma tutt’oggi risulta un piccolo must per gli appassionati degli Screaming Trees.

PS Lo stesso anno Mark Lanegan, suo compagno di gruppo, esordisce da solista e riesce a fare meglio, ma questa è un’altra storia.

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