Non ho mai capito del tutto questo odio fanatico nei confronti della trap. Non ne sono assolutamente appassionato, ma in fin dei conti è sempre una derivante del rap, che mentre in America già esisteva nel 2000, qui abbiamo aspettato quasi 15 anni per importarla come nuova realtà e fenomeno di costume, anche se in maniera fin troppo parodistica al solito, visto che lo scimmiottamento agli americani è sempre stato un marchio di fabbrica dei rapper di successo (e non solo) italiani. Poche settimane fa è uscito il nuovo progetto della Dark Polo Gang, di cui non ho intenzione di parlare. La DPG musicalmente hanno un loro linguaggio e immaginario, Salmo li ha definiti i "Sex Pistols del rap italiano", e in effetti è difficile dargli torto: i partecipanti della Dark Polo Gang hanno una tecnica inesistente, dei contenuti che non portano a nulla, una provocazione nei confronti nei cliché del rap poetico retorico fine a se stesso, ma soprattutto sono figli di famiglie modeste, motivo per cui molti gli danno contro senza pietà. Perchè si sa, se nel rap non vieni dalla strada, o almeno non fingi di sembrarlo, entri direttamente nell'etichetta "fake", per far capire quanto il rap in Italia nel 2020 venga ancora stereotipato in maniera ignorante da critica, ma soprattutto dagli stessi ascoltatori senza il benché minimo e maturo parametro di giudizio.

Detto questo perché allora sto recensendo "The Dark Album", album solista di Pyrex? Perché come si dice "dare a Cesare quel che è di Cesare"; Pyerx, pur non essendo tanto diverso dagli altri membri sull'aspetto tecnico e concettuale, ammetto che mi fa pisciare sotto dalle risate. Sarà sta voce mascellosa al limite del borbottio, sarà che nel suo scimmiottare cerca comunque di non farsi prendere troppo sul serio, e soprattutto sarà che il suo album "musicalmente" parlando, se lo si guarda sotto un'ottica prettamente TRAP, non suona nemmeno così male. Il disco è stato interamente prodotto da Sick Luke, uno che il suo lavoro lo sa fare, nonostante spesso mi ritrovo d'accordo col fatto che molte sue basi vengano sputtanate o mal sfruttate, come è già successo in svariati episodi della DPG. Ma in questo "The Dark Album" per una volta sembrano voler andare a braccetto con il rapper, sposando il suo tono di voce "lugubre", cercando di creare la giusta atmosfera finale: autocelebrazione, soldi, droga, frasi che nel loro linguaggio grottesco fanno strappare più che una risata, tanto da confondere l'ascoltatore che si chiede se si tratta di un troll, oppure se davvero questo è convinto di saper fare musica. Beh al diavolo le supposizioni, Pyrex é uno che sa come entrare sul beat: l'entrata da manuale di "Fiori del male", con la partecipazione di Sfera Ebbasta, dice tutto, così come in "GTA San Andreas" ("Ho chiesto 20 euro a mia madre, me ne ha dati 30"); all'inizio si rimane spaesati da tanta ignoranza fine a se stessa, ma una volta compreso il senso si inizia a ridere, ma non "di lui", ben sì "con lui". E da una risata si passa a brani come "Bello Figo Dark", "Voodoo" e "Demoni", e si capisce che Pyrex cerca comunque di dare di più: fa quasi tenerezza il suo tentare di uscire dai margini e vestire i panni del rapper "maledetto", quando in verità non fa che ripetere gli stessi concetti in maniera poco originale, nonostante l'ottica introspettiva lo renda tutto sommato simpatico, e per certi versi "autentico".

Sick Luke sa come dirigere Pyrex, il disco suona sì tamarro e fracassone, ma rispetto ad altri lavori si nota l'ottica "metallara" del produttore. Eh sì, avete capito bene, detta così farà ridere, ma provate ad ascoltare brani come "Dark Boy" (nonostante un Side davvero imbarazzante) o "Latte di suocera" (con Gianni Bismark, forse la miglior strofa del disco - e ho detto tutto), e capirete che se si provasse a sostituire quei synth glaciali e ossessivi, e i DM di batteria trap, saremmo davanti ad un disco che suona in chiave metal, con dei riff che farebbero la loro sporca figura, sebbene la poca fantasia e minimalità delle produzioni stesse. Basti pensare al brano più famoso del disco: "Sportswear", probabilmente il beat trap più fottutamente geniale che abbia sentito in Italia nella sua semplicità, non sfigurerebbe come cover metal da caricare su Youtube (a questo ci ha già pensato Danny Metal, provare per credere), o a modo suo anche "DM" (molto simile, seppur con un testo ancora più idiota). Il brano "Età d'oro" segue invece le sonorità Cloud Trap, una variante stessa della trap cui Young Lean resta probabilmente l'esponente che ha saputo trattarla meglio; partecipano Dark Wayne, molto a suo agio con questo stile seppur ancora più scarso (il suo disco solistico è pieno di queste sonorità, fino al voltastomaco) e un Tedua del tutto sprecato.

"The Dark Album" è un album che chi è amante del l'hip hop keep-it-rappresented odierà con tutto il cuore. Chi invece è in cerca di qualcosa che possa rappresentare la terminologia trap in Italia, sicuramente è uno di quei lavori che consiglio l'ascolto, sia per capire perchè un gruppo come la Dark Polo Gang sia diventata così nota tra i piccoli in Italia, sia perché nonostante tutto sono ancora in attività, dimostrando di non essere solo un prodotto modaiolo. Personalmente non considero "The Dark Album" un gran bel lavoro, ma spegnendo il cervello ed entrando nel viaggio che Sick Luke e Dark Pyrex vogliono portarci, tuttavia il disco si fa sentire e sotto un certa ottica fa ridere un sacco, considerando che siamo davanti ad un disco di semplice intrattenimento.

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