Queens Of The Stone Age – Over The Years And Through The Woods. Non siete mai stati ad un concerto dei Queens Of The Stone Age? Vi avvicinate per la prima volta al loro mondo? Eccovi un succulento riassunto delle puntate precedenti sotto forma di doppio supporto audio/video, rigorosamente Live, che ripercorrono le gesta sonore di Josh Homme e compari attraverso una raccolta video ragionata dei loro concerti, dagli esordi fino ai giorni nostri, ed un supporto sonoro infuocato registrato durante la due giorni estiva londinese presso la Brixton Academy (...e la mente ripercorre l’altro memorabile live dei Faith No More...) il giorno 22 agosto, e presso il Koko di Camden il giorno successivo. Ma andiamo con ordine e concentriamoci dapprima sul CD Live, esaustivo e ben registrato.

La line up comprende il beneamato e stranamente loquace Josh alla voce e alla chitarra, ispirato e giocherellone come mai mi è capitato di ascoltare e vedere ad un concerto, il super palestrato e tatuatissimo Joey Castillo, impeccabile e sudatissimo dietro alla sua batteria, il controverso e sempre giacca-cravatta vestito Troy Van Leeuwen, alla chitarra e al basso, innegabilmente bravo ma stucchevole all’ aspetto (almeno questo è il mio personale giudizio) e due new entries Alain Johannes al basso e alla chitarra ed una gentil pulzella di nome Natasha Shneider alle tastiere. Il repertorio del concerto snocciola ed alterna classici del gruppo, come l’inimitabile "Regular John" e "Mexicola" così potenti nel loro teutonico wall of sound che intontisce e riporta alla memoria i magnifici Kyuss, a pezzi tratti dall’ultimo album come "Long Say Goodbye" o "Tangled Up In Plaid" in cui i vocalizzi in falsetto di Josh Homme ricordano a tratti quelli di un muezzin, a pezzi singoli di successo di più recente produzione, come "Little Sister", "Go With The Flow" e "No One Knows" dilatata ed impreziosita da una parte centrale strumentale (...ed i ricordi qui vanno ai Mad Season di River of Deceift...) in cui compare un assolo blues malato in cui la chitarra di Josh si erge tra il silenzio generale del pubblico a creare un momento magico. Pezzi questi che, pur strizzando un occhiolino al mercato discografico, mantengono un loro imprinting originale (come fosse un marchio di fabbrica) che difficilmente andrà a scomparire mantenendo sempre una certa distanza dallo Star System, mettendoci sì il piedino qua e là, ma sempre con parsimonia e con una forte dose di auto ironia, non prendendosi troppo sul serio, ma giocando a fare le Star. Lunga vita ai Queens Of The Stone Age.

Il documento video è esauriente (olte tre ore di video!!) e presenta le registrazioni Live tratte dai due concerti sopra citati. I Queens ci appaiono in gran forma per le riprese del DVD (film-documento) e Josh di nero vestito calze delle improbabili scarpette a punta di pelle color bianco come Troy Van Leeuween; scarpette molto Rock oriented che avrebbero fatto invidia ad Elvis Presley. La qualità delle immagini e del sonoro è quasi sempre buona, tranne che per alcuni parti registrate al Koko che ci appaiono poco chiare, ed è impreziosita da tratti di backstage, interviste, immagini evocative e quant’ altro vorrebbe conoscere chi non ha mai visto il gruppo dal vivo. Io che dal vivo me li sono goduti quattro volte, dagli esordi a Cascina Monluè alle porte di Milano (eravamo si e no duecento... e la coppia Homme-Olivieri gironzolava quasi indisturbata e molto ciarliera nel pre concerto, sotto un palco pressoché vuoto con una sigaretta penzolante tra le labbra, un cappello di lana nero in testa ed una Corona in mano...), passando per il Bloom a Mezzago, fino alla presentazione del loro ultimo album a Milano presso il Transilvania in uno Show Case elettrizzante per pochi fortunati, devo dire che le riprese rendono bene l’idea di cosa sia un concerto dei Queens Of The Stone Age: Rock-Energia-Sudore e tanta improvvisazione con infuocate jam strumentali stile Desert Session, pezzi “malati” dilatati oltre misura ed il canto-lamento in falsetto di Josh Homme e la sua chitarra sensualmente maltrattata a fare da collante, unendo le sonorità tipiche dello Stoner Rock (Desert Rock se preferite oppure come piace chiamarlo a me: Robotic Desert Rock o vattelapesca!!) a quelle del Blues classico malato e sporco con attitudine ed atteggiamento tipicamente Rock&Roll.
Inclusi nel DVD, video extra e curiosità tratte da altri concerti, suddivise cronologicamente per album a partire dai primi concerti a Palm Springs o giù di lì fino ai giorni nostri. I Queens sono cresciuti ma non dimenticano le origini.

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