È davvero strano il destino! I Quiet Riot, originari di Los Angeles, fondati dal compianto Randy Rhoads, la cui importanza in ambito chitarristico è indiscussa, sono riusciti a ricavarsi un posto nella storia del rock e ottenere successo e fama con questo "Metal Health", loro primo disco di platino, solo dopo la sua tragica morte in seguito ad uno sciagurato incidente aereo. In realtà, all'alba delle registrazioni per l'album in questione, i rapporti tra Randy e i componenti del gruppo si erano già incrinati a causa della voglia di Rhoads di nuove esperienze (le audizioni per il nuovo gruppo di Ozzy Osbourne) sebbene non fossero rotti del tutto. Testimonianza ne sono i contatti continui con Dubrow con Randy, che parallelamente al progetto con Ozzy stava lavorando ad alcuni pezzi anche per i Quiet Riot.

Il disco alla fine uscì sotto la Pasha Records con la seguente line up: Kevin Dubrow (vocals), Carlos Cavazo (guitars, backing vocals), Frankie Banali (drums, backing vocals), Rudy Sarzo (bass, backing vocals) e segna un'evoluzione stilistica direi quasi fisiologica del loro sound, partendo da basi marcatamente hard rock statunitense dei primi due album per approdare a lidi decisamente più heavy metal. Un' equilibrata miscela di quello che verrà definito Hair metal con headbanging, cori cazzuti quasi da anthem e power chords nudi e semplici permetterà ai Quiet Riot di vendere un milione di copie in soli otto mesi.

L'apertura affidata alla title track "Metal Health" (che in versione singolo è invece "Bang Your Head" appunto) ci fa subito capire le intenzioni del platter: melodia e un cantato graffiante, sporco e dannatamente raw sorretti da una validissima e corposa base ritmica. La canzone successiva "Cum On Feel The Noize", cover degli Slades (da "Sladest" del 1973) riletta in chiave heavy, è una sterzata di vivacità con un riff energico e sbarazzino. Si dice che fu proprio il produttore Spencer Proffer a consigliare alla band questo pezzo da inserire come cover, anche se fino alla fine i Quiet Riot rimasero non molto convinti della scelta. "Don't Wanna Let You Go" è tra i pezzi più belli dell' LP : la classica ballatona hard rock sostenuta da un suono clean molto robusto e dannatamente romantico con la sezione ritmica che crea un groove quadrato, impreziosita da un assolo elegante e deciso. Segue "Slick Black Cadillac", introdotta da un coro a squarciagola diretto come pochi, già presente nel precedente Quiet Riot, che risente beneficamente dell'impronta heavy generale che la rende ancora più stradaiola dell'altra versione, con Cavazo che fornisce una discreta prestazione solistica che non sfigura affatto a  confronto con quella di Rhoads su Quiet Riot II.

Un arpeggio malinconico molto delicato ed una voce straziante introducono la desolata atmosfera che permea "Love's A Bitch", altro momenti tra i più riusciti del platter, lacerato da un sentitissimo assolo che vibra fino a toccarvi. Profondamente. E la melodia e i riff scorrono impetuosi, accattivando per la loro immediatezza e versatilità, passando dalla cavalcata di "Breathless", corroborata dalla solita raffinatezza compositiva di Cavazo alla chitarra, a "Run For Cover", propriamente metal al 100%, e "Let's Get Crazy", classicaccio hard rock. Insomma altre due perle, raffiche di note e tanta potenza, che preparano il terreno a "Battle Axe", omaggio chitarristico di Cavazo a Rhoads, primo capitolo della sezione nostalgia, che culmina in "Thunderbird", troppo mielosa e retorica. Forse il pezzo meno riuscito dell'intero pacchetto.

Da ultimo mi piace soffermarmi sulla copertina: un pazzo con tanto di camicia di forza che giustifica il gioco di parole del titolo dell'album (mental vs. metal health) e mi piace pensare che la reazione del gruppo alla tragica dipartita di Randy non potesse che essere una schiumosa reazione, da pazzo appunto, tenuto a freno sì, ma che vira all'ultimo da un cliché sonoro, per mettersi in gioco.

 

See Ya!

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