Inizio con il salutare i de-baseriani!
Come prima recensione vorrei proporvi un disco di una band assolutamente sottovalutata e forse poco conosciuta ai più, ma secondo me degna di entrare di diritto nella storia del rock, grazie in particolare all'immenso tasso tecnico di ogni suo singolo componente.
Jeff Martin (cantante dal'ugola al vetriolo e anche batterista per lo stesso Gilbert..), Scott Travis (batterista, anche nei Judas Priest), John Alderete (talentuoso bassista) e (soprattutto) Paul Gilbert alla sei corde.. ecco i nomi di chi si cela dietro il progetto Racer X; ed ecco 'Technical Difficulties', album datato 2000 e terzo studio album della formazione, giunto sul mercato dopo una lunga assenza durata ben 12 anni (o 7 se si considerano i live Extreme Volume I e II). Durante questi anni Gilbert ha avuto diverse esperienze sia in gruppi (come non ricordare la formazione dei Mr.Big?) sia da solista, esperienze certamente complesse e variegate, ma ciò che nn ha mai perso è la sua inarrestabile vena hard rock.
Così, dopo una troppo prolungata assenza sul mercato, decide di riunire i suoi tre compagni di avventure e di sfornare con loro questo disco di puro e semplice heavy-metal; il disco è infatti una scarica di energia e potenza dall'inizio alla fine. Play... e si parte con "Phallic Tractor", song di appena un minuto che fa da intro alla prima vera frustata del disco: "Fire of Rock", composta dallo stesso Gilbert nei primi anni d militanza nei Racer X e proposta spesso in sede live ma mai prima d'ora registrata in studio, si apre con un un riff sparato a mille; la voce di Martin si fa subito sentire dall'alto della sua potenza e pulizia cristalline. Canzone che, in questa versione, acquista ulteriore forza ed energia.
Terminata questa prima sferzata si passa a "Snakebite" aperta da un intro di chitarra-batteria per poi sfociare in una canzone in puro speed-metal, caratteristica del gruppo californiano fin dal loro esordio. Impressionanti in questa canzone l'assolo di un funambolico Gilbert e la voce di Martin, che raggiunge vette inarrivabili (degne del miglior Halford!). Si arriva poi alla prima strumentale del cd, quella "Technical Difficulties" che dà il nome all'intero cd: anche qui, tra vari inserti di tastiera, si ha modo d apprezzare la grande maestria degli strumentisti; sugli scudi in particolare Gilbert e Alderete, autori di ottimi dialoghi chitarra-basso. Arriva poi "Miss Mistreater" e qui viene fuori l'animo più goliardico del gruppo, con testi dai contenuti un po' "spinti" ma sempre sostenuti dalla grande maestria agli strumenti dei nostri. Un rombo di motore ci introduce a "Bolt in my Heart", canzone dal groove incalzante e interpretata da un ispirato Martin, a suo agio a cantare di motori, velocità e autostrade americane.
Dopo queste canzoni più leggere, se così si possono definire, si torna all' heavy con "17th moon", canzone aggressiva e quadrata nel suo incedere e che narra di vicende spaziali..e proprio un sottofondo d rumori ed effetti provenienti dal cosmo più profondo c introducono all'unica slow-song del disco: "Waiting", momento di calma intimista, come nella maggior parte delle canzoni scritte dal solo Martin; ottimi gli assoli di Gilbert, capace di fondere la tecnica con la melodia indispensabile per creare l'atomsfera di questa ballad. Si ritorna a ritmi più decisi ed incalzanti con "Poison Eyes", ed infatti si ritorna anche indietro nel tempo: questa canzone era già stata proposta anni prima dalla band ed in effetti riporta tra i suoi autori quel Bruce Bouillet che purtroppo non fa più parte della formazione del gruppo. Niente da eccepire anche qui: canzone dall'ottima sezione ritmica e dal ritornello dalle atmosfere più rarefatte.
E' il turno di "B.R.O.", altra strumentale ma con una particolarità, essendo questo un esperimento caro a Gilbert: si tratta infatti del "Preludio in D minore" di J.S.Bach riarrangiato ed eseguito totalmente in chitarra! Il pezzo assume tutta un'altra luce eseguito con uno strumento così moderno come può esserlo una chitarra elettrica e potrà forse far storcere il naso a qualcuno, ma è innegabile la bravura e la preparzione di Gilbert nell'eseguirlo e anche nel proporre praticamente in ogni cd dove compare una di queste chicche d musica classica "rivisitate". Arriva poi "God of the Sun": mid-tempo il cui testo strizza abbastanza vistosamente l'occhio a "Run to the Hills" degli Iron Maiden ("the white eyes came across the sea, bringin' pain and misery"....). Pezzo non immediato come i precedenti e che necessità forse di più ascolti per essere apprezzato, dato anche le particolari linee vocali e strumentali, tese a evocare atmosfere e rituali dei nativi americani.
Si torna su lidi più "easy-listening" e si compie un altro balzo indietro nel tempo con "Give it to me", canzone dal testo e dai riferimenti molto espliciti, ma dal ritmo irresistibilmente catchy. Notevole inoltre il mini solo del basso di Alderete con cui si chiude la song. Giunge poi "The Executioner's Song", canzone lenta e pesante, ossessiva nel suo incedere e nel suo richiamare atmosfere lugubri e pensieri macabri della mente di uno spietato giustiziere. Si arriva alla fine e il disco si chiude con un'ottima cover di "Children of the Grave" dei Black Sabbath, anch'essa eseguita magistralmente dai quattro "supereroi" del metal: ottima in particolare la prestazione dietro le pelli di Travis e la conclusione strumentale affidata all'estro di Gilbert.
Insomma, tirando le conclusioni si tratta di un'ottimo disco, eseguito da gente capace ed appassionata, in grado di far musica non tanto per soldi, ma quanto per ispirazione e divertimento; certamente non si sentirà parlare di questo gruppo su MTV o simili, ma questo è solo un bene.
Personalmente lo consiglio a tutti gli appassionati di hard rock e classico heavy-metal (in particolare sono evidenti alcune influenze dei "colleghi" Judas Priest), che non si pentiranno dell'ascolto di questo piccolo gioiello. Personalmente lo ritengo persino superiore al suo successore, il ben più famoso "Superheroes": forse meno suoni moderni ed effetti di distorsione e campionatura sulla voce e sugli strumenti, ma solo un sound più grezzo, potente e diretto come il buon vecchio Heavy-metal dovrebbe essere!
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