Ore 6:00 del primo giorno di una nuova vita.

Partire! Partire per non tornare, partire per rinnovarsi, partire per non morire. Arrivo al porto risalendo la corrente dei vicoli e il tepore di un pianoforte, una raggiante apertura melodica che brucia i profumi della notte, scuce il sole dal filo dell’orizzonte. Partire per raccapezzarsi, partire ignorando tutto, partire per non… Ecco la nave! I gesti austeri e decisi di un violino in livrea la spogliano dalla foschia. Partire Dio mio! Solamente partire…

... Due ore dopo.

Passeggiando sul ponte della nave la fuliggine di ricordi informi copre lo smalto della speranza. Nella mia testa bisbigliano un violino e un violoncello, un misterioso conciliabolo da camera in cui vengono rivelate colpe forse solo immaginate. E infine eccoti! In filigrana ai miei passi, dal crescendo di un pianoforte lunare, dalla grana sonante delle sue note. Il tuo volto, i tuoi capelli. Io dovevo partire. Partire per non amare più.

Ore 11:00 del primo giorno di una nuova vita.

A prua della nave mi avvolgo nel cappotto, mi faccio coraggio e guardo di sotto. Osservo il mare, ascolto il suo respiro… Idiozie! Scempiaggini! Bisogna restare sull’uomo! Devo pensare a cosa voglio davvero, alla mia vita, al suono di quella viola che imperversa a mezz'aria, quella viola malinconica dove germogliano possibilità, quella viola sostenuta dalle radici di percussioni rotonde e ferme, quella viola che dalle possibilità potrà cogliere i frutti della risoluzione.

... Tre ore dopo.

Nella mia cuccetta. Solo. Non ho pranzato. Ascolto. Spasmi acuti e sibilanti sgorgano dalla gola di una chitarra dilaniata da unghie feroci. Portano la voce stridente del vento, di altri che prima di me sono partiti, partiti per non soffocare. Sdraiato sulla branda ascolto. Ancora quel pianoforte. Forse l’amo ancora.

Ore 18:00 del primo giorno di una nuova vita.

Di nuovo a prua! Si fila veloci! L’unìsono di strumenti a corda gonfia le vele! Voliamo per mare verso l’ignoto! Novelli Gordon Pym alla conquista del Polo! Io sono la perla e il mondo è la mia ostrica… No!.. Il vento cade come uno straccio bagnato e una bonaccia improvvisa riduce il sound a una stasi catatonica. Qualcosa si fa largo tra le onde, mezza donna e mezzo pesce! Si avvicina! Digrigna i denti! Dice che… AAAAAARGHHHH!!!

Ore 22:00 del primo giorno di una nuova vita.

Vecchio oceano, sei un immenso livido bluastro apposto al corpo della Terra” diceva Lautréamont. Sono ancora vivo. In piedi a poppa, sfinito, sfiduciato, ma ancora vivo. Osservo la scia lasciata dalla chiglia e mi perdo con lei fino a scomparire. Ma dagli abissi emerge un clangore lontano, campane nell’aria sonora e poi un violino straziante mi riporta indietro, indietro da lei. Basta! Devo suturare le mie ferite, prosciugare i miei lividi.

Un’ora dopo.

Ancora sulla branda. Il rombo della tempesta è impastato con gli scricchiolìi della nave, con i suoni disarticolati di un ensemble da camera in equilibrio precario. E poi una voce. Una voce nella mia testa.

Mezz’ora dopo.

Per ricominciare, per andare avanti, devo provare a liberarmi. Ecco cosa dice quella voce. Ecco cosa dicono quelle morbide linee di violoncello che strisciano nel sound con ferma dolcezza. Basta con il Passato! Basta con lei! No, non scriverò più. A mare queste righe! Dal fondo dell’oceano pregheranno per me. Pregate per me.

… … …

… … …

Ore 10:30 del primo giorno di una nuova vita.

Oggi, in riva al mare, ho trovato una vecchia bottiglia. Dentro c’era una specie di diario di viaggio. Ho letto di un violino che mi ha ricordato quello dei Dirty Three di “Ocean Songs”, di un pianoforte che aveva qualche consonanza con quello di “Copia” di Eluvium. Eppure non si trattava delle energie dell’oceano, né delle oscillazioni emotive di bucolici paesaggi. No, parlavano di un uomo. Seguire il flusso, farsi ispirare dalle sincronicità, farsi guidare dalle luccicanze: battezzo questo giorno come il primo di una nuova vita.

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