Torno a casa deluso e completamente bagnato. Un temporale estivo particolarmente arrapato avrà trombato con una tempesta tropicale ed il frutto del loro ventoso amore deve essersi divertito parecchio a far naufragare ben presto l'aperitivo in piazza e la mia voglia di stare fuori al freddo agostiano. Deluso prendo la via di casa e una volta saccheggiato il frigo, imbraccio il pc e cazzeggio. Tra i vari siti guardo quello del meteo il quale assicura sole e bel tempo per il giorno seguente (domenica). E' mezzanotte e mezza, ma me ne frego: preparo lo zaino con cibarie e vestiti e metto la sveglia alle 5.00 intenzionato ad andare a fare un giro sulle Pale di San Martino per il giorno seguente. Mi ero riproposto un sacco di volte di andare lì, ma vuoi menate femminili, meteo avverso ed altri impegni vari non ci ero mai potuto andare. Da solo quindi, in quanto quasi tutti gli amici sono al mare (e l'unico stronzo che lavora nella settimana di ferragosto sono io) e gli pseudo universitari rimasti a far finta di studiare sono delle amebe la cui sola parola montagna unita al termine fatica fa loro tremare le ginocchia dalla paura. Si fottano cordialmente...
Mentre vado in macchina alle cinque e 30 le strade sono tutte per me e metto nel lettore a volume altino un sano cd spaccaossa per svegliarmi a dovere.
C'è un tedesco, un americano ed un russo. No, non è una barzelletta ambientata durante la guerra fredda nella Germania dell'Est ma sono le tre nazionalità dei membri della band. Formazione dalla storia ultra ventennale fondata da Peavy Wagner (che a ogni cd ingrassa di 10 kg) che mi ha tenuto compagnia durante il viaggio. I Rage sono una delle colonne del power metal, ma sia ben inteso che qui non ci riferiamo alla versione ultra melodica-fantastica che và di moda adesso e che fa defacatio a me tranne alcuni rari casi. No, i "Rabbia" fanno parte della vecchia, vecchissima guardia e per capirlo basta osservare la copertina inquietante che in effetti fa intravedere un turbine di heavy metal dotato qua e là qualche inserimento melodico in fase di assolo e coro tra i molari delle mandibole segaossa presenti nell'artwork.
Strano a dirsi ma il sole la mattina presto dà veramente fastidio, specie se si viaggia ad est ove questi tende a sorgere e rompere i coglioni agli automobilisti, ovviamente nuvole permettendo. Te ne accorgi, solitamente, quando bestemmi e praticamente non vedi la strada ma al suo posto si insinua nel campo visivo un bel quadro moderno "giallo su sfondo giallo". Deve essere stato in quel mentre, quando Mike Terrana (il batterista) picchiava come un dannato nella grezza Human Metal, che devo aver preso un sasso di taglio. Non me ne curo ed alzo il volume in quanto il disco procede molto bene incarnando i miei gusti in fatto di heavy metal. Voce ruvida, ma nemmeno growl (quelli che ruttano vomitando parole come nel death per intenderci) e tantomeno acuti da Cugini di campagna. Una sana via di mezzo, insomma. Il lavoro di batteria è invece fenomenale con controtempi a profusione, doppio pedale ma anche accelerazioni e rallentamenti continui. Il chitarrista Victor Smolski trasuda talento. Solo chi lo ha visto dal vivo all'opera può capirmi. Con quella faccia da tossico mostra una facilità d'esecuzione totale e non solo in fase di tapping ma anche in arpeggi più lenti e sofisticati. Unite tutti questi 3 personaggi e ne viene fuori una canzone come Soundchaser o War Of Worlds che mi gasano completamente.
Io ero lì preso a tenere il tempo battendo le dita sul volante quando sento un rumorino farsi sempre più forte. Più forte. Cazzo ora sovrasta la batteria, mi dico, e non è che il buon Mike sia tenero a picchiare sulle pelli. 1 più 1 fa 2 e capisco al volo che quel sasso preso pochi istanti prima forse ha bucato la gomma. Togliamo il forse. Per la legge di Murphy secondo la quale la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo mi trovo ovviamente in una galleria. I Rage mi fanno compagnia con la cupa Secrets In A Weird World che guardacaso si adatta perfettamente alla situazione in quanto il buco che sto percorrendo in leggera ma fastidiosa salita è lungo 3 km e ne manca quasi uno all'uscita. Scalo le marce, sudo (perchè che non è che mi alletti la prospettiva di cambiare una gomma in mezzo a una galleria) e arranco e quando finalmente esco con l'auto che sobbalza invocando pietà un assolo liberatorio di Smolsky mi saluta. Con il ruotino arrivo bello zozzo di grasso a San Martino e alla cazzo giro a zonzo per cercare un posteggio ed un giro da fare con la cartina in mano appena comprata.
Devo ammettere che dà proprio soddisfazione una giornata del genere. Niente piani ma solo improvvisazione per una gita che ti costruisci da solo e che per questo motivo, per la sua sorpresa continua, ti godi davvero fino in fondo. Dopo 1200 metri di dislivello, sole a iosa e centinaia di foto, torno al punto di partenza per concludere un immenso cerchio: felice e stanco. Il ruotino mi ricorda di andare a 80 all'ora e con calma imbocco la strada del ritorno causando fila. Stavolta il sole è a ovest ed è bello alto e mentre i km lentamente si susseguono mi metto a cantare le canzoni dei Rage assaporando la loro tecnica nelle veloci Great Old One e Flesh And Blood, nei mid tempo e fino all'arpeggio della conclusiva suite Wake The Nightmares. Giornata memorabile, ruota compresa ed anche la colonna sonora ha fatto la sua porca parte.
Un disco di ottima fattura, una band consigliata agli amanti del genere specie nella parentesi anni '90.
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