La rabbia è una brutta bestia. Ma si tratta pur sempre di un sentimento umano, come l’amore, la gioia, la tristezza, la sorpresa, la paura. E come tale è fonte d’ispirazione, anche troppo in certi casi.
Come l’innamorato sente dentro il bisogno di buttare giù tutto ciò che prova in una poesia da dedicare all’amata, non da meno l’arrabbiato ha bisogno di sfogarsi in qualche modo perché sa che altrimenti finirà con l’esplodere. C’è chi si sfoga afferrando una mazza da golf tra le mani e distruggendo animatamente ogni cosa che incontra sul suo cammino, c’è chi prende a calci il cane e c’è chi, se se lo può permettere, incide un disco. Ed è questo il caso dei Raging Speedhorn, che ritornano alla ribalta dopo un discone come "We Will Be Dead Tomorrow" che fin dal titolo non lasciava molti dubbi sulla loro attitudine.

Ritornano stavolta con "How The Great Have Fallen", che mi fa ritornare in mente quello che diceva Jack Black dei Tenacious D nel suo School Of Rock. Rock significa distruggere il potente, annientare l’autorità. Non conosci il potente? È dappertutto. In mezzo alla strada, alla Casa Bianca. C’era una cosa in grado di distruggere il potente, si chiamava rock'n'roll. Ma indovinate, oh no. Il potente ha corrotto anche quello con una cosina di nome MTV. E questo "How The Great Have Fallen" non è un semplice attacco al potente, ma è un vero e proprio inno alla rabbia. C’è l’incazzatura nera alla base di ogni sua traccia. Parole urlate da tonsille frustrate dalla vita quotidiana, riff pesanti ripetuti fino allo sfinimento, che se ne fottono dei padiglioni auricolari di chi li andrà ad ascoltare. Se amate i Black Fag avrete probabilmente una piccola idea di cosa vi aspetta. Nient’altro di importante da dire. Qui non c’è da nulla discutere. Non occorre nemmeno tentare di specificare il genere del gruppo: una sorta di hardcore pesante e tremendamente metallizzato? Di sicuro qui non c’è traccia alcuna di cedimenti melodici emo o swedish death metal che van tanto di moda oggi nei gruppi hardcore. Qui c’è l’attitudine inferocita e senza compromessi degli Hatebreed, se non di più.
Qui c’è solo da cedere alla rabbia e all’headbanging, ai riff granitici di "Fuck You Pay Me", "Slay The Coward", "The Infidel Is Dead", o a quelli più veloci e quasi cathcy di "Master Of Disaster" e "Oh How The Great Have Fallen" (massima attenzione al doppio cantato col growl).

Se avete ben inteso le premesse e vi piace il genere, non fatevi mancare questo gioiellino. Se poi siete semplicemente incazzati neri, allora avete trovato ciò che fa per voi.
Buon headbanging.

Elenco e tracce

01   A Different Shade of Shit (04:22)

02   Oh How the Great Have Fallen (03:44)

03   Dead Man Walking (02:28)

04   Master of Disaster (03:27)

05   Snatching Defeat From the Jaws of Victory (03:29)

06   How Much Can a Man Take (03:13)

07   Fuck You! Pay Me! (04:09)

08   Slay the Crowd (06:58)

09   The Infidel Is Dead (04:50)

10   Don't Let the Bastards Grind You Down (18:09)

11   God of Thunder (03:32)

12   Hatred (03:37)

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