Ramesses è qualcosa che lascia poco all'immaginazione. Semmai, ne molesta i contenuti.

Più che una band, "Q"uesti è un vero e proprio progetto le cui sembianze demoniache possono essere affrontate soltanto dai pochi devoti in grado di digerire le asfissie metalliche più estreme. Tutti coloro i quali non sanno cosa sia il Doom (e i suoi orripilanti figli) sono per questo motivo tenuti ad abbandonarne anche il più recondito e misconosciuto tentativo di volervisi approcciare. Il motivo è molto semplice: se si prende un certo Mark Greening alla batteria, ed un familiare Tim Bagshaw alla chitarra (o meglio carroarmato, entrambi ex - Electric Wizard) ed infine un misconosciuto Adam Richardson, bass-vocalist della misantropica creatura, quello che può areiformemente prestarsi all'ascolto è la deformazione ben congegnata del concetto di traghettare un estremo, con fare copulativo (quanto satanico), entro un altro estremo, il cui covo appare (dicendolo con spaziale gentilezza) una delle mostruosità "catthedral-sabbatthiane" più azzeccate.

Nel sound di questo orrorifico e misogino-guerrafondaio album si può in effetti riscontrare una miriade di mutazioni genetiche che, per sentito dire, poco si riescono a riscontrare ad un superfluo ascolto nelle band di oggidì, e che necessitano conseguentemente di essere sottoposte a molteplici saggi alla fiamma (elemento questo che non manca nell'infernale registrazione) utile ed irrimediabilmente dovuto al fine di accettare l'indole del lavoro descrittoVi. Sì cari lettori: non esistono a mio modesto avviso, nel panorama in questione, realtà tali da poter essere ad essa paragonate. In primo luogo poichè nessuno sa leggere come questi tre degenerati quelle che sono le ossessioni "wizardiane" (fate voi!) e "neurotiche" più complesse con un fare tanto semplice quanto di facile ricezione, ed in secondo luogo (cosa che diventa difficile in un genere così ermeticamente claustrofobico) nessuno al loro pari è (a mio Inutile avviso) ancora riuscito a saper dare interpretazione migliore di quello che è l'estremismo nel fare Doom contando i milioni di chilometri d'anni luce di distanza da quello che in tanti osano ancora chiamare "stoner". Questo esordio (PsycheDOOMelic Records, 2004), ha infatti tutta l'aria di essere una sperimentazione abilmente cammuffata dalla voce di Richardson (decisamente cattiva, e/o incattivita...), evoluzione ricercata questa, analizzando brani come "Witchampton" e "Black Domina Edit", i quali possono dare sfogo ai ricordi del periodo "Come My Fanatics", ovviamente estremizzato, tosato, drogato e offerto in olocausto a Satana, al punto tale da lasciare attoniti ed imprecanti verso "non-so-quale" demoniaca entità, ma al contempo quantitativamente soddisfatti.

Parlando pecorecciamente: questa è una delle poche cose, per così dire "Pesanti" che mi sento di consigliare agli adepti di tale genere e non. Il tutto con un augurio di disillusione verso coloro che si convinceranno, dopo aver letto questa misera descrizione, di ritrovarsi di fronte ad un messiah portatore di innovazione verso un genere che ha oramai (sempre secondo il mio misero parere) poco più o quasi nulla (più) da dire e/o confabulare. Chitarre solennemente plumbee quanto alchemiche, urla luciferine e atmosfere da bosco incantato (mediante utilizzo di stupefacenti), sapranno donare gioie devastanti ad ascoltatori la cui depravazione sonora non conosce eguali. Streghe in overdose, spiriti occulti e motoseghe arrugginite. Riti mistici, sacrifici e calici aurei di sangue misto oppio, elementi che condurranno voi in un tunnel di non ritorno in cui la mente pende verso una sola ed unica verità rovesciata e ultra-pesantemente allucinogena dove alla fine ci si chiede come possano tre emarginati (probabilmente tossicodipendenti o alcoolisti) affrontare temi così pesanti con una tale (per così dire) semplicità.

E' questo che fa grande il sound di una band di questo genere, e credo proprio che in molti dovrebbero porgergli l'orecchio, perchè non ve ne sono di tentativi così ben riusciti, specie dopo un passato di tale grandezza "doommettiana".

In questo cd è scritto chiaro e tondo (tra le righe e le trincee sonore a cui ci si propone di essere seviziati) che l'epoca dei "Viaggi di Ritorno" e delle "Colline che hanno gli Occhi" è finito da un pezzo. Dopo di ciò, solamente un fischio intenso e barbarico che attanaglierà e cullerà le vostre orecchie: spiegazione ultima di un lavoro ben riuscito, ma soprattutto raro, visti i tempi che corrono..

Inquietante.

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