1997: sono passati 2 anni dal seminale "Herzeleid" e la bomba Rammstein esplode definitivamente: esplode tornando sulla scena con un disco a dir poco epocale, l'espressione definitiva del tanz-metall. Questo disco si chiama "Sehnsucht" a avrà grandissima influenza persino sui più grandi mostri sacri dell'heavy metal più classico (basti pensare ai grooves dei Judas Priest di "Demolition", o anche all'intro di tastiere della maideniana "The Angel And The Gambler").

Per capire il carattere di "Sehnsucht" basta guardare la copertina (o meglio, le 6 copertine) e il lugubre paesaggio tropicale sul retro. Ci troviamo davanti ad un disco dal sound cupo e più potente e incisivo nei riffs rispetto al predecessore, 11 canzoni che esaltano il collettivo e non lasciano il benché minimo spazio alla noia e ai punti morti. I temi trattati ruotano intorno alla passione e al desiderio (Engel e Alter Mann a parte), ovviamente analizzati nelle loro forme più scabrose e controverse.

Che l'album sia un capolavoro lo si capisce fin dall'uno-due iniziale: prima la titletrack "Sehnsucht", un'ammaliante cavalcata che scava in profondità tra i meandri del desiderio attraverso metafore esotiche e suggestive, come la melodia stessa, a tratti orientaleggiante e scandita da tastiere assolutamente perfette, e poi "Engel", il brano scelto per lanciare l'album: è una canzone ipnotica e di grande impatto, resa inconfondibile da quel fischio che si ripete di continuo e dalla voce arcana e sensuale della cantante Christiane "Bobolina" Herbold . Stupendo il testo, che ci propone gli angeli (proprio loro, quelli biondi con gli occhi azzurri, le ali e la tunica bianca) come esseri solitari, infelici e incatenati al cielo.

La spina dorsale di questo 11 delle meraviglie è però costituita dalle canzoni che rappresentano l'evoluzione finale del tanz-metall, canzoni come "Tier", "Bestrafe Mich", "Du Hast", "Buck Dich", "Eifersucht" e "Kuss Mich (Fellfrosch)", tutte di durata inferiore ai quattro minuti e tutte fottutamente orecchiabili e trascinanti, geniali nella loro semplicità: riffs taglienti e arrangiamenti sempre perfetti, da far schiattare d'invidia parecchie popstars. Ognuna di queste canzoni ha il suo carattere e il suo messaggio da comunicare (più o meno malato, ma comunque sempre originale e lontano da qualsiasi clichè o luogo comune) e ognuna di essere rappresenta un tassello prezioso per capire a fondo questa pietra miliare.

In "Sehnsucht" cominciano anche a manifestarsi con grande forza le avvisaglie di quel virus chiamato gothic che da lì a 4 anni infetterà del tutto lo Schiacciasassi. Lo si capisce quando i Nostri ti piazzano lì, così, su due piedi, canzoni come "Spiel Mit Mir" e "Alter Mann", in cui il ritmo rallenta e le atmosfere si fanno cupe, indugianti, claustrofobiche, nere in poche parole, cosi come dal mood assolutamente nero è "Klavier", la ballata maledetta dei Rammstein, lontanissima dalla dolce malinconia di "Seemann", "Mutter", "Ohne Dich" o "Stirb Nicht Vor Mir".

Tirando le somme, questo non è un disco normale, è una specie di luna park dantesco il cui acquisto è praticamente obbligatorio per quelli cha amano le emozioni forti, perché davanti al fischio di "Engel", ai grooves soffocante di "Eifersucht" e "Du Hast", al riff di "Kuss Mich (Fellfrosch)", al ritornello di "Tier", agli arrangiamenti di "Spiel Mit Mir", al giro di piano di "Klavier", al crescendo emozionale di "Bestrafe Mich" e ai testi di Till Lindemann tutti dovrebbero togliersi il cappello.

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