Ramona Cordova è un giovanotto.

Dell’Arizona. Ed è anche sua nonna. Il ragazzo che fluttua liberamente è Giver. Io sono innamorato di lui. Di lei. Lui lei è Giver o Ramona? Sua nonna?

Intendiamoci, innamorato così, come in una favola. Una favola sbilenca e minima, che punta dritta al lieto fine e lo trova solo quando tutto sembra destinato ad un sonoro tonfo nell’a-mare-zza. Giusto in tempo per conoscere l’aspro sapore della disillusione dopo aver gustato la delizia del sogno. *

Il lieto fine rotea nel mio lettore, il ragazzo fluttua qui intorno: potrebbe essere una magnifica giornata, se non fosse una giornata discretamente del cazzo. E una giornata così potrebbe (dovrebbe?) rendere oltremodo insopportabili certi “falsetti” francamente impossibili. E il suono a padella di certe schitarrate (ma il suono a padella mi è sempre piaciuto, non vale). E quel modo così naif di pensare una canzone, quell’assoluta mancanza di appeal garantito da trilli, rumorini, cianfrusaglie “glitch”, oggi assolutamente indispensabili.

Qui ci sono solo Ramona, un organetto sfiatato, chitarra, qualcosa che sembra una batteria. E quella voce perennemente in bilico, disposta a niente, decisa a tutto. Ma con quella grazia così… normale.

E invece no. Non solo non è affatto insopportabile, non solo non lo lancio attraverso la stanza per colpire qualche umano circolante o oggetti particolarmente odiosi. Questo piccolo “scherzo” friabile e commovente addirittura me la salva un po’, questa giornata discretamente del cazzo. Non del tutto, certo. Mica deve fare i miracoli, il breve disco di un ventiduenne americano con sangue ispanoportoricanofilippinohaitiano. Già è un miracolo lui, con tutte quelle etnie nelle vene. **

E credo di compiere un'azzardo, parlandotene. Di Ramona, intendo. In fondo tra noi la cosa è appena iniziata. Chissà quanto durerà, se mai durerà. Ma sai perfettamente che quando questi imprevisti colpi di fulmine ti colgono nel bel mezzo di un distratto ascolto, la tentazione di parlarne con qualcuno è spesso più forte del pudore e dell’incertezza. Tu sei quel qualcuno.

Ramona Cordova, "The Boy Who Floated Freely".

Un disco molto semplice. Pieno di grazia. Già nei negozi di mezza Europa, da ottobre disponibile anche in Italia.

* “The Boy Who Floated Freely” è davvero una favola: le sue canzoni narrano di un ragazzino che fugge di casa e delle sue peripezie su un’isola apparentemente deserta. E di un amore, generato da una pozione magica, che svanisce gettandolo nello sconforto ma restituendogli una leggerezza che gli consentirà di “riprendere il volo”

** Dietro lo strano moniker femminile si cela Ramòn Vicente Alarcòn. Nato in Arizona nell’84, da una coppia ispano portoricana (papi) e haitiana e filippina (mami) ha scelto come nome d’arte quello della nonna, che gli leggeva le favole ed i racconti che, insieme alla musica, sono stati la sua passione infantile. L’uso di una sorta di falsetto in alcuni brani aumenta, per un ascoltatore ignaro, la buffa ambiguità della faccenda.

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