Nel 1995 esce "...And Out Come The Wolves" e sancisce definitivamente l'ascesa dei Rancid sulla scena punk, rendendo loro una congrua visibilità in termini di vendite.

Originari di Berkeley, i "Rolling Stones di Gilman St." si discostano sin dagli esordi dal punk-rock californiano per "ispirarsi" piuttosto al sound britannico. Ero ancora giovincello all'epoca, sicché mi presentai all'ascolto di quest'album solo qualche tempo dopo, durante una mattinata di sciopero studentesco, al terzo anno di liceo.

Recensire quest'album, con gli occhi (e le orecchie) di adesso, comporterebbe una certa difficoltà anacronistica, per cui proverò a farlo sulla base dei ricordi emotivi di allora e non sulla maturità (?) musicale attuale. A quel tempo mi trovavo nel pieno della mia parentesi pseudo-punk e così la prima traccia "Maxwell Murder" con il suo epilettico assolo di basso, mi lasciò piacevolmente confuso, mentre il cadenzato ritmo alla Clash di "The 11th Hour" preparava il terreno al pogo di "Roots Radicals". La goliardica sortita di "Time Bomb" offre un momento di pausa, scoprendo così le radici ska della band, i cui leader fondatori infatti, Tim Armstrong e Matt Freeman, militavano negli Operation Ivy, storica ska core band californiana.

Si arriva quindi alla stupenda "Olympia WA" canzone che parla di desolazione, di solitudine in mezzo al formicolare delle persone attorno, condita con una giusta dose di ribellione punk che raccoglie il sincero plauso della bile di un qualsiasi adolescente. Le successive tracce scorrono sottopelle per poi esplodere in "Ruby Soho" e, soprattutto, in "Journey To The End Of The East Bay": canzone evocativa, anche a distanza di tempo, in cui si agita indirettamente una voglia di proseguire, di perdersi, di mandare a quel paese un bel pò di cose e andare avanti con le proprie idee, tutto sommato... "Old Friend" dal retrogusto malinconico, accarezzata a suo modo dalla particolare voce di "Lint" Armstrong, conduce l'album nelle sue battute finali, in cui "The Wars End" fa opportunamente eco alle amare riflessioni di un adolescente nella sua stanza.

Un album che scuote le giuste corde emotive e che accompagna in sottofondo gli altalenanti scazzi adolescenziali, coinvolgendoli in una precisa direzione di sfogo; un album che riascoltato, a distanza di tempo, associa i ricordi di un periodo con un nostalgico (e malinconico) sorriso.

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