Randy Roos è un chitarristica americano di lunga esperienza, che ha attraversato sia come compositore che come side-man diversi generi, dal rock'n'roll alla fusion, alla world music. Durante gli anni '90 collabora con gli World News di George Jinda, percussionista co-membro degli Special Efx (che tutti ovviamente ricordate, altrimenti sono guai: Jinda è quello immortalato nelle copertine con i suoi occhiali scuri) e firma due album a nome proprio che il critico Scaruffi definisce, alla sua maniera, "caleidoscopi di gusto sopraffino e subdolo effetto".

Sarà. In ogni caso il disco che ho avidamente comprato su Itunes si intitola "Liquid Smoke", datato 1993, e ritrae epicamente in copertina il nostro Randy mentre imbraccia la sua sei corde sullo sfondo di un mare nebbioso. Lo stile musicale è apertamente dichiarato: belle melodie acustiche, richiami esotici attraverso l'uso delle percussioni, armonie lunghe ed enfatiche. Sono tutti brani di ottima fattura, ben orchestrati e arrangiati, mai monotoni, seppur di ascolto non troppo impegnativo.

Emerge "Ferry", che parte in sordina e si evolve gradualmente in maniera corale; splendida "Ray's Passage", davvero riuscita nel ritmo da film thriller ambientato nella giungla, decisamente cinematica nell'atmosfera di continua tensione. L'impressionistica "Newfoundland" deve maggiormente a certi stilemi new age, mentre il brano finale "Rest Assured" rivela in pieno la bravura compositiva di Roos, che da sfogo ai suoi "subdoli effetti" per creare un pezzo dinamico, degno di una colonna sonora, che sale e scende continamente. Gli altri brani, pur non evidenziandosi in maniera particolare come questi che ho citato, sono comunque avvolgenti e di ascolto fluido, mai ripetitivi: anche se "Copan", forse ispirata al grande grattacielo nel centro di San Paolo del Brasile, sembra mettere troppa carne al fuoco a partire da una manicata di ottime idee.

Consiglio il disco a quanti amino gli Special Efx, con il loro stile "world fusion", oppure le melodie acusticamente tropicali in stile Eark Klugh, o in generale una buona musica varia e ben orchestrata, tale da rilassare la mente ma non tanto "mellow", come dicono in America, da relegarla in sottofondo. Un buon lavoro solista, che mi ha dato lo stimolo per approfondire i dischi con George Jinda e i World News. Prima o poi recensirò anche quelli.

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