Per raccontare questa storia bisogna cominciare dalla solitudine. Bisogna cominciare dal puzzo di piscio, dalla tristezza di dormire in macchina perché una casa non ce l'hai più, te la sei sputtanata con le donne, con la droga, con l'alcool. Non hai più niente. O meglio, una cosa ce l'hai: l'aids. Dove sono finiti gli amici della Los Angeles da pippare dei primi anni ottanta? Spariti, o persi come te.

Tu sei Robbin Crosby, chitarrista dei Ratt. Morirai all'inizio del secolo, stroncato da una dose letale di eroina. Con te se ne va tutta una scena, un modo di intendere e concepire l'heavy rock. O meglio, se ne era già andato da tempo, complice l'avvento del grunge. Ma questa storia la conoscete bene.

I tuoi ex sodali intanto hanno provato a rimettersi insieme ed a far uscire un nuovo album (l'omonimo “Ratt”, uscito nel 2000), snaturando parzialmente il loro suono, e non hanno combinato nulla.

Finisce tutto a puttane. Litigi, cause, processi, cattiverie assortite. Una delle migliori band di hard rock mai esistite si sgretola in maniera indegna. Io me ne faccio una ragione, mi rimangono comunque i dischi degli anni gloriosi. Continuo a seguire la carriera solista di Stephen Pearcy, ma non è la stessa cosa. Poi, quattro anni fa, il buon Step torna a casa. Certo, è solo business. Gli affari vanno male, la carriera solista non decolla, gli altri topastri non se la passano meglio. Si va in tour, si suona molto in America. La Roadrunner fiuta l'affare; il revival glam va forte, ci sono parecchi gruppi (soprattutto scandinavi, uno per tutti i Crashdiet) che hanno riproposto quelle sonorità, la gente ha bisogno ancora del party rock.

Esce "Infestation" (Aprile di quest'anno).

Sono senza parole. Disco della Madonna, da calci nel culo. Complice l'ottima produzione di Baskette, la band ha un sound potente, moderno, ma ben saldo alle sonorità che li ha resi celebri. Sentite le dannate chitarre (tu, Robbin, sei stato sostituito degnamente da un eccelso Carlos Cavazo), chirurgiche, affilate, scardina-intonaci. Parte “Eat Me Up Alive” e sembra di sentire “You're In Love” suonata dai Judas Priest di “Painkiller”. “Best Of Me” scopre il lato più ruffiano della band, ma il resto è un assalto all'arma bianca. Non fanno prigionieri, i Ratt. Sanno bene che non c'è più tempo. Ma non è più periodo di party rock (o almeno, non solo). L'album è denso, scuro, compatto; le esperienze del passato lasciano segni indelebili. “Last Call” è puro Ratt'n'roll, “Take A Big Bite” possiede una furia quasi metal punk, “As Good As It Gets” è un boogie vizioso, “Lost Weekend” è una perfetta autocitazione della celeberrima “Lack Of Communication”. La solista di De Martini è da brividi in testa (ascoltare l'attacco del solo di “A Little Too Much”), ma la sorpresa è la tenuta di Step: potente, lascivo, caratteristico come non mai. L'album perde un po' verso la fine, con gli ultimi due brani che non reggono il passo dei precedenti nove. “Infestation” spazza via tutta la concorrenza.

I Ratt, nel 2010, sono l'hard rock.

Quest'album è dedicato a te, Robbin. I tuoi compagni si sono persi e ritrovati, per poi riportare tutto a casa. Il cerchio si è chiuso. Riposa in pace.

Elenco tracce e video

01   Eat Me Up Alive (04:13)

02   Best of Me (04:19)

03   A Little Too Much (04:05)

04   Look Out Below (03:44)

05   Last Call (03:55)

06   Lost Weekend (03:46)

07   As Good as It Gets (04:38)

08   Garden of Eden (03:03)

09   Take a Big Bite (02:46)

10   Take Me Home (04:23)

11   Don't Let Go (03:22)

12   Scatter (04:26)

13   You Think You're Tough (live From the Rockline Studio) (03:36)

14   Tell the World (live From the Rockline Studio) (03:14)

15   Way Cool Jr (live From the Rockline Studio) (04:16)

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