Semplicemente bellissimo. Così si può riassumere il debutto dei Common Rider, uscito nello stesso anno della loro formazione (1999) da parte di Jessie Michaels, ex-Operation Ivy.

Accompagnato da Mass Giorgini (basso) e Dan Lumley (batteria), entrambi ex-Screeching Weasel, Jessie sceglie il nome della band da uno show televisivo giapponese (Kamn Raidâ) ed il trio fa uscire questo "Last Wave Rockers", che si fa notare subito per l'artwork infantile in copertina.

Si inzia con una gemma: "Classics Of Love" è stupenda soprattutto nei ritornelli con le voci che si alternano, "Castaways" è più ritmata e lascia spazio ad un breve intermezzo nel quale compare un timido organo, mentre "Signal Signal" e "Walk Down The River" hanno un sapore più reggae e un ritmo ballabile, la quest'ultima impreziosita dalla seconda voce femminile e da un sax che ci accompagna nella ?passeggiata al fiume'.

C'è poi la mia preferita: "Conscious Burning", dove i fiati si intrecciano al drumming secco e preciso e la traccia risulta una delle più cantabili, dopo naturalmente "Carry On", fatta per essere imparata dopo la prima strofa.

"Deep Spring" è un intermezzo semi-acustico nel quale ammirare le doti vocali di Jessie, mentre la successiva "Angels At Play", come "Hetaseeker" e "Rise Or Fall", è tra le tracce più veloci dell'album che però non dimenticano mai di deliziarci con melodie a tinte pastello e con ritornelli canticchiabili.

Quello che colpisce è però, lo ribadisco, la semplicità fatta perfezione che permea tutto "Last Wave Rockers": batteria secca, linea di basso "quadrata", 4 accordi di chitarra puliti che non cercano distorsioni per coprire tutto come spesso si sente in tante band con 3 componenti. Canzoni tanto normali quanto eccellenti.

Il tutto suona un po' ska, un po' reggae, qualche accenno al punk, ma secondo me questo è più che altro rock. Un rock classico, con canzoni che si lasciano cantare già dopo il primo ascolto, un rock genuino con sonorità pulite, ritornelli schietti, assenza di virtuosismi sterili o parti elettroniche riempitive.

E allora ben vengano questi album, soprattutto se suonati da gente con un passato di tutto rispetto.

Da cantare!

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