Se venisse un alieno sulla Terra e mi domandasse cos’è il Death Metal, se non svenissi camminerei shockato fino alla mia camera e metterei su questo disco, dicendogli: ”Ecco.QUESTO è IL Death Metal”.
Proprio così. Seminale debutto degli altrettanto seminali Death, maggiori fondatori del Death Metal insieme agli altri soliti gruppi che vi andate a cercare su Internet perché mi sono rotto i coglioni di ripeterli e poi magari mi prendete anche per arteriosclerotico e ripetitivo, questo discone è una specie di testamento su come il Death DOVEVA suonare al tempo: esattamente come le nostre tormentate orecchie riescono a recepire da questo disco dall’orribile copertina!

Suoni marci, grezzi e brutali, il tutto ovviamente accompagnato da una bella dose di testi Gore/Horror di serie B, che però sono messi fortunatamente in ombra dalla chitarra di Chuck (qui anche alle prese col basso! Provateci voi, cazzo!), ribassata come al solito, che suona veramente potente e pesante mentre la batteria di Chris Reifert (successivamente nei fondamentali Autopsy, di cui ho pure fatto la recensione UAZZZ) è artefice di un’ottima prestazione, penalizzata dalla scarsa produzione che rende purtroppo il suono del rullante troppo incisivo e intrusivo, difetto che in ogni caso non sminuiva la bravura del potente e promettente batterista, un altro dei tanti elementi fondamentali che hanno contribuito al corretto sviluppo del Death. (Data inoltre l’imprescindibile dose di tupatupatupa qui contenuta, dopo un po’ vi troverete a bestemmiare dietro al produttore, proprio com’è successo a me).

Merita più di una nota il cantato (eeeh? cantato?), ovviamente nell’innovativissimo Growl, caratteristica nuovissima che scandalizzò al tempo i Thrasher più puristi che si aspettavano una voce, aggressiva sì, ma pulita, alla Tom Araya per intenderci. Proprio gli Slayer devono aver sorriso all’uscita di questo disco: il tupatupa rimanda a loro, gli assoli rimandano a loro, i riffs rimandano a loro: non aspettatevi un disco sullo stile di “Symbolic” o “The Sound Of Perseverance”, qui c’è solo violenza e storia del Death: il disco è MOLTO cattivo. Pezzi legati imprescindibilmente alla più feroce tradizione Thrash (King e Hanneman sono sempre dietro l’angolo) conditi da sbudellamenti, budella vomitate e battesimi nel sangue (qui i riferimenti sono ai Venom) che sarebbero diventati lo standard dei testi dei gruppi Death Metal di lì a poco (Cannibal Corpse non vi dice niente?) rendono i Death di “Scream Bloody Gore” assolutamente irriconoscibili, lontani centinaia di chilometri da "Opere d’Arte" epocali quali “Human”, “Individual Thought Patterns” e soprattutto “The Fragile Art Of Existence”: tutti elementi che rendono però bene l’idea del genio del grande Chuck, capace di passare dal Death Metal più puro (questo e il successivo “Leprosy”) al Death intelligente (“Spiritual Healing”/“Human”/”Individual Thought Patterns”/”Symbolic”/”The Sound Of Perseverance”), al Classic contaminato (“The Fragile Art Of Existence”) e chissà quante altre cose ancora, se non fosse stato per la fottuta avarizia del sistema sanitario americano.

Il discone si apre alla grande con il purissimo Death di “Infernal Death”, che passerà alla storia come una delle canzoni d’apertura più violente per un disco. Puro Death Metal! Passando per le altrettanto eccezionali “Zombie Ritual”,”Regurgitated Guts”,”Baptized In Blood” si può notare la mancanza tecnica di Chuck che comunque si attesta su buoni livelli, mentre lascia a bocca aperta l’innovatività del riffing. Un lavoro perfetto, troppo grossolano magari, ma eccellente: un assoluto Masterpiece del Death Metal, che dal gruppo di Chuck prese il nome. Magari, se volete un consiglio per “digerire” meglio i primi Death, non avvicinatevi al loro magnifico mondo multidimensionale con questo disco (come ho fatto io) perché data la violenza assoluta delle Songs e la morbida delicatezza delle vostre vergini orecchie potreste essere tentati di mollare tutto etichettandolo con un generico “casino”o potreste metterci più tempo a buttarlo giù: partite invece con cose più "leggere" quali "Symbolic" e "The Sound Of Perseverance", percorrendo così a ritroso la più gran maturazione Death Metal mai vista.

Che altro dire? Ah,sì,quasi dimenticavo: il disco è reperibile anche in versione pornografica,con i gemiti al posto del growl:vi basterà andare in un sexy-shop qualsiasi e domandare di "Screma Bloody Whore"! Uahahahahaaa!

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