La famiglia Winshaw è il Male.

La famiglia Winshaw vanta nella sua genealogia uomini politici, banchieri, giornalisti, truffatori, produttori televisivi, pazzi, affaristi, militari: è un concentrato di cinismo, perfidia, opportunismo, invidia, ipocrisia. E' quanto di più estremo si possa generare dalla bramosia di potere e denaro. La saga familiare, che abbraccia le vicende ai vertici politici e mediatici dell'Inghilterra di mezzo secolo (ma in particolare dei '70 e degli '80) diventa a tratti un pretesto per analizzare il capitalismo e le sue conseguenze su quello che, in molte pagine, stentiamo a definire "essere umano".

La bravura di Coe sta nello stringere un patto col lettore, fin dai primi capitoli, per cui realtà e finzione si fondono e si confondono in un magistrale intreccio di narrazioni in terza persona e estratti del tutto verosimili tratti da cronache giornalistiche, trasmissioni televisive, diari (con tanto di note storiche relative a fatti realmente accaduti) e ogni espediente utile per caratterizzare al meglio i protagonisti. I continui parallelismi tra i vari personaggi e i salti temporali offrono una varietà di punti di vista sulle vicende che pochi scrittori riescono a orchestrare senza confondere il lettore. Coe è un abile regista, fonde la trattazione storica, il giallo, l'umorismo (amaro), l'analisi psicologica e di costume in un unico grande ritratto che nella sua eterogeneità quasi ariostesca, risulta poi essere assolutamente omogeneo.

In costante parallelo con le vicende degli Winshaw, la storia di Michael Owen (un'omonimia calcistica che sa un po' di presagio), un tempo scrittore di belle speranze, che a causa dei suoi scarsi guadagni, accetta l'incarico ben retribuito di diventare storico ufficiale della famiglia: incarico offerto da Tabitha Winshaw allo scopo di svelare i segreti della famiglia e soprattutto di far luce sulla morte di suo fratello Godfred, militare ufficialmente abbattuto in volo dalla contraerei tedesca durante la seconda guerra, ma secondo la tesi di Tabitha assassinato dall'odiato fratello Lawrence. Un'ossessione che porterà Tabitha alla pazzia e all'internamento. Owen si troverà così invischiato per anni nella turpitudine degli Winshaw, attraversando una crisi creativa e una depressione che lo portano a isolarsi dal mondo, in una sorta di stato vegetativo, fino a quando la sua vicina di casa Fiona bussa alla sua porta, riaccendendo in lui la voglia di vivere e l'odio per gli Winshaw... 

Uniche pecche del romanzo, alcuni passaggi un pò troppo retorici (nelle pagine del diario di Henry Winshaw, l'atteggiamento più che ostile di Coe nei confronti del conservatorismo, per quanto condivisibile, è a tratti eccessivamente evidente e snervante) e una seconda parte che strizza spesso l'occhio alla corrente dei gialli con atmosfere gotiche (pur restando due, tre spanne sopra ai best seller à la Codice Da Vinci) lasciando nel finale un retrogusto di ruffianata.

Peccato, poteva essere un 5. 

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