Come mia prima recensione mi è sembrato più costruttivo parlare di qualcosa di nuovo piuttosto che recensire qualcosa che era già stato trattato da altri, quindi ho aspettato l'uscita di "I'm With You", decimo album in studio dei Red Hot Chili Peppers dopo 5 anni dal loro utlimo lavoro di inediti, il doppio "Stadium Arcadium". La notività principale di questo lavoro è rappresentata dal cambio del chitarrista, in seguito all'abbandono di John Frusciante, principale anima creativa del gruppo dai fasti (commerciali) di "Californication" (correva l'anno 1999), sostituito dall'amico Josh Klinghoffer.

Ovviamente, data la strada intrapresa nell'ultimo decennio dal gruppo, era utopistico sperare in un ritorno alle sonorità di "Blood Sugar Sex Magik", il loro indiscusso capolavoro. Ma a mio parere, una speranza del genere oltre che utopistica è anche sbagliata. I Red Hot ormai altro non sono che un gruppo pop, e credo che in fondo sia anche giusto così. Il loro meglio al Funk l'hanno già dato, sfornando capolavori come "BSSM" e "Mother's Milk", e prima ancora con ottimi album come "The Upfit Mofo Party Plan" (e forse un gradino sotto "Freaky Styley"). Non si può pretendere che gente che ormai ha più di 45 anni suonati canti ancora "I wanna party on your pussy, baby" con indosso nient'altro che un calzino sull'uccello. Saranno ormai spinti solo dai soldi, completamente commercializzati e votati solo alle hit radiofoniche, ma personalmente tutto ciò non mi interessa, alla fine quello che conta è la musica, e di pezzi assolutamente validi questo gruppo ne ha composti anche nel primo decennio di questo secolo, seppur non paragonabili ai loro tempi migliori. Questo nuovo "I'm With You" non fa eccezione, se lo si ascolta con le giuste aspettative, e prendendolo unicamente per quello che è: un buonissimo, se non ottimo, disco pop.

So che il track-by-track non è amato da molti, per cui se ti riconosci in questi molti salta pure il prossimo paragrafo. 

L'apertura dell'album è affidata a "Monarchy Of Roses", probabilmente prossimo secondo singolo estratto per la sua natura molto radiofonica, che personalmente non mi convince pienamente (voto 6 e mezzo), e "Factory Of Faith", molto ritmata nelle strofe, che sembrano quasi rieccheggiare il funk del passato, e molto orecchiabile nel ritornello, con un finale con una chitarra molto psichedelica che non mi dispiace per niente (voto 7 e mezzo). Segue come terza traccia la ballata "Brendan's Death Song" (dedicata ad un amico del gruppo recentemente scomparso), che anche se un po' ovvia in certi punti risulta comunque di grande effetto (voto 7 e mezzo). Vi è poi "Ethiopia", che Kiedis pensa bene di introdurre con un cantato (IH AH OH AH IH AH EH) che mi ricorda tristemente la mancanza di ispirazione compositiva del Ding Ding Dang Dong Ding Deng Dang Dong Ding Deng di "Around The World"; fortunatamente il pezzo si risolleva proseguendo (voto 7 e mezzo), seguito da "Annie Wants A Baby", che in apertura è identica alla "This Is The Place" di bythewayiana memoria, e che non mi convince per niente (voto 5). Il pezzo seguente, "Look Around", è un incredibile autoplagio: le strofe sembrano uno strano incrorcio tra "Purple Stain" e "Minor Thing", il clapping del ritornello ricorda in maniera inquietante quello di "Can't Stop" e il bridge è assolutamente identico a quello di "By The Way"; nonostante tutto ciò, paradossalmente la canzone nel complesso non è affatto male (voto 7). La traccia numero 7 e il primo singolo rilasciato "The Adventures Of Raindance Maggie", tanto palesemente commerciale quanto assolutamente innoquo e gradevole (voto 6 e mezzo), seguita da due dei pezzi migliori dell'album, "Did I Let You Know", in cui finalmente è il nuovo arrivato alle 6 corde a comandare (voto 8) e "Goodbay Hooray", in cui Flea e Chad Smith dimostrano definitivamente di avere ancora la classe di sempre (con uno splendido assolo di basso e un trascinante finale) (voto 8-). Seguono "Happiness Loves Company", basata su una linea di piano (!) quanto mai straniante in una canzone dei Peppers (anche se Flea ha dichiarato di aver preso lezioni di piano negli ultimi tempi, e Klinghoffer è anche un apprezzabile tastierista), e che non mi convince del tutto (voto 6 e mezzo) e "Police Station", ballata dalle atmosfere simili alla "Wet Sand" di "Stadium Arcadium" (voto 7). L'undicesima traccia è "Even You Brutus?", un esperimento davvero particolare e, secondo me, decisamente riuscito (voto 7 e mezzo). Chiudono l'album "Meet Me At The Corner", che nei primi 25 secondi è impossibile distinguere da "Hey" di Stadium Arcadium", e che è forse nel complesso un po' insipida (voto 6), e "Dance Dance Dance", che rappresenta una chiusura decisamente indegna per quello che è, tutto sommato, un buon album (voto 5, assolutamente evitabile)

In conclusione l'album, pur non essendo assolutamente nulla di innovativo, è molto piacevole e porta nel complesso una ventata di freschezza alla discografia del gruppo (voto complessivo 7 pieno). Come sempre nella storia dei Peppers, la sezione ritmica con Flea e Chad Smith è fantastica, e Kiedis regala forse la migliore prestazione a livello vocale dell'intera discografia dei californiani. Klinghoffer non sfigura affatto, e pur essendo molto simile al suo amico e illustre predecessore, ha un'impronta personale (uno stile chitarristico più scarno e psichedelico, anche se non particolarmente espressivo negli assoli, come lui stesso ha con grande sincerità ammesso, e una voce veramente affascinante a mio parere, sentire in "Did I Let You Know" o in "Omission" di Frusciante), anche se in conclusione l'assenza di Frusciante si sente eccome, soprattutto a livello creativo (una pecca dell'album è in alcuni punti un eccessivo "auto-riciclaggio", se mi passate il termine).

Elenco tracce e video

01   Monarchy Of Roses (04:11)

02   Happiness Loves Company (03:33)

03   Police Station (05:35)

04   Even You Brutus? (04:01)

05   Meet Me At The Corner (04:21)

06   Dance, Dance, Dance (03:45)

07   Factory Of Faith (04:19)

08   Brendan's Death Song (05:38)

09   Ethiopia (03:50)

10   Annie Wants A Baby (03:40)

11   Look Around (03:28)

12   The Adventures Of Rain Dance Maggie (04:42)

13   Did I Let You Know (04:21)

14   Goodbye Hooray (03:52)

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Altre recensioni

Di  antonio982

 "Josh si fa sentire e dimostra di non essere un clone di Frusciante."

 "Voto finale all'album è 6.5, cose buone e altre meno, di sicuro non rimarrà nella storia come BSSM, OHM o CALI."


Di  Workhorse

 "I Red Hot Chili Peppers continuano ad offrirci ciò che ci offrono da quindici anni senza sostanziali variazioni di qualità."

 "Non bello ma piacevole, non brutto ma evitabile."


Di  ghigno92

 Il verdetto è unanime: i peperoncini ora sono cetrioli sottaceto.

 Le canzoni sono tutte uguali, tutte di quel genere pop-rock che la band ha abbracciato da molti, troppi anni.


Di  rdegioann452

 "Finalmente l'attesa è finita, ... possiamo godercelo per intero già una ventina di volte."

 "Una pietra miliare che non può mancare nella raccolta di un vero fan."