Il cielo è limpido stanotte, lontani fuochi stellari dirigono i miei passi sul lungofiume. Languide ballate psichedeliche volteggiano a mezz’aria, mentre violini cosmici soffiano brezze lunari sul viso; soffusi Dirty Three, dipingono pallidi melograni su opache tele Codeine.


Emozioni scordate e distanti, ibernate in gelidi arpeggi sgranati. Slowcore da camera, tra esangui voci del passato e flebili foschie elettroniche che offuscano i sensi. Interrogo gli oracoli notturni, ma gli astri sono indifferenti e le costellazioni sono mute.


I miei passi, talvolta, echeggiano nitidamente nell’aria sonora ed i vapori esalati dal fiume sfumano il sound, rendendo vaghi i contorni delle cose.


Psichedelia introversa ed austera, che narcotizza il presente. La luce azzurrognola di spettrali fuochi fatui, illumina debolmente le lapidi dei miei anni perduti.

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