Avendo recensito entrambi gli album dei Red già usciti, mi sembra giusto scrivere qualcosa anche su questo terzo lavoro, "Until We Have Faces", che io aspettavo da settembre 2010: la band, infatti, aveva annunciato che l'album sarebbe stato più pesante degli altri due. Poi, agli inizi di dicembre, quando ho sentito "Feed The Machine", il mio entusiasmo è raddoppiato. Anche dopo avere ascoltato il singolo "Faceless", malgrado sia una canzone ben più banale dell'altra, ho continuato ad attendere il primo di Febbraio con gli occhi fuori dalle orbite.

Peccato per la delusione che mi sono ritrovato fra le mani. In effetti, bisogna ammettere che c'è stata una svolta più Heavy nel sound del gruppo, ma rimane comunque integrata anche una componente Pop che da un bel po' di fastidio. Canzoni come "Lie To Me (Denial)" o "Buried Beneath" avrebbero potuto riuscire molto meglio, se solo i Red avessero spinto un po' di più sul pedale dell'aggressività. Tutto l'album in generale ha il difetto di non riuscire mai a decollare: eccetto la furibonda opener "Feed The Machin"e, che è una delle poche vere sorprese dell'album, non trovo nulla di così pesante come era stato annunciato, eccetto per la rabbiosa "The Outside".

Tutte le altre sono canzoni tipiche della band, dalla banale "Faceless" all'appassionata "Lie To Me (Denial)", fino ad arrivare alla peggiore canzone mai scritta dalla band, ossia la melensa e insipida ballad Best Is Yet To Come. Ma, dopotutto, questo "Until We Have Faces" ha anche numerosi pregi: innanzitutto la violenza di "Feed The Machine", "Watch You Crawl" e "The Outside", poi l'emotività con cui viene interpretata "Who We Are". Abbiamo anche la brutta copia della vecchia "Take It All Away" (da Innocence & Instinct): parlo ovviamente di "Hymn For The Missing", che presenta praticamente lo stesso sound, ma è molto meno intensa.

Riguardo alle ballad, la migliore è "Not Alone", che puzza tanto di Linkin Park ma aggiunge qualcosa che la band di Shinoda e Bennington non ha: forse una forza espressiva maggiore, forse un pathos più forte. La ballad peggiore, come già detto, è "Best Is Yet To Come", di una banalità impressionante, pigra e sonnacchiosa come non avevo mai sentito.

Un'ulteriore pecca dell'album è, oltre alle troppe canzoni lente, la vicinanza tra queste. Le prime due, "Let It Burn" e "Not Alone", contengono nel mezzo "Buried Beneat"h, che è una canzone che non funziona in quel punto. Ve ne accorgerete ascoltando l'album. Le altre, "Best Is Yet To Come" e "Hymn For The Missing", sono le ultime due tracce di "Until We Have Faces": vi lascio intendere come ci si può sentire, dopo averle ascoltate di fila...

Abbiamo, poi, una traccia bonus, ossia la title-track "Until We Have Faces". Una canzone di solo 2 minuti e mezzo composta al 90% solo da musica. Dov'è il senso? A cosa serve scrivere una canzone così? Non avrebbero fatto meglio a registrare una vera e propria canzone, invece di un inutile intermezzo? Forse la band, dopo tre album, è al limite delle sue risorse creative? Non vorrei allarmarmi troppo, ma canzoni ripetitive e noiose come "Let It Burn", "Hymn For The Missing" e "Best Is Yet To Come" mi fanno temere il peggio. Gli do la sufficienza solo per la fiducia che nutro nei confronti del loro produttore Rob Graves, che ha dimostrato di essere all'altezza del suo compito. Però la prossima volta, Rob, non annunciare un album pesante per poi rifilarci dentro ben quattro ballad su undici canzoni.

Non so che concetto abbiate voi di Metal, ma dato che questa band si considera tale (guardare qui per credere), potrebbero anche darsi una scossa e tirare fuori qualcosa di più decente.

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