I Redemption erano sul filo del rasoio, erano su una panchina che scottava e rischiavano di non arrivare al panettone; in molti li davano per finiti e non più in grado di tirar fuori un disco degno di nota; ma la colpa era probabilmente dovuta ai continui cambi di produzione che non risaltavano il lavoro della band, che appariva spento, sporco, non limpido, “This Mortal Coil” fu forse il punto più basso, meglio andò sicuramente con il successivo “The Art of Loss”, ma i Redemption sono altra cosa, abbiamo ancora in mente la potenza di dischi come “The Fullness of Time” e “The Origins of Ruin”, pertanto il confronto con questi due viene sempre naturale.

Ma ecco la pronta risposta, la pronta smentita: si chiama “Long Night’s Journey Into Day”, settimo lavoro in studio della band. Il sound torna ad essere tagliente velenoso al punto giusto, mai spento, sempre su di giri, le bordate di chitarra, gli assoloni pomposi e le frenetiche rullate di batteria trascinano l’ascoltatore in un vortice di energia che magari non arriverà alla pulizia cristallina dei dischi sopra citati ma vi si avvicina sicuramente. Una potenza che come sempre è protagonista all’incirca in tutti i brani, sia quelli più brevi che in quelli più lunghi che prevedono timide parti più rilassate. L’atmosfera si mantiene sempre più o meno claustrofobia, potremmo tranquillamente definire i Redemption “il lato claustrofobico del progressive metal”. L’eccezione è rappresentata da “And Yet”, non una vera e propria ballad ma un brano che pone la melodia in primo piano, sebbene il lato melodico non sia proprio il punto di forza dei Redemption. Da menzionare poi l’originalissima cover di “New Year’s Day” degli U2, che con quei moderati riff metal acquisisce un’identità tutta nuova facendosi tuttavia apprezzare anche da chi era abituato alla versione originale. Nota positiva è sicuramente la voce di Tom Englund, principalmente vocalist degli Evergrey, dopo che Ray Alder è tornato ad occuparsi a tempo pieno dei suoi Fates Warning. Ero perplesso, pensavo che la sua voce più melodica non si adattasse molto allo stile più rozzo dei Redemption e invece mi sono dovuto ricredere, egli si dimostra perfettamente idoneo allo scopo.

Non un capolavoro, non uno dei top assoluti dell’anno, ma se volete ancora qualcosa di potente e diretto potrebbe tranquillamente soddisfare le vostre esigenze.

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