1985, Athens, Georgia
Nasce "Fables Of The Reconstruction", l' album registrato all' insaputa della I.R.S. che portò i REM sull' orlo dello scioglimento. L' esaurimento nervoso che aleggia intorno ai quattro fa si che questo sia il lavoro più complesso dei georgiani: si capisce subito dalla cupa copertina e, successivamente, dai cupi contenuti! In questo concept album Michael Stipe racconta delle "favole", dà vita a dei personaggi, a storie, ma si basa anche su fatti realmente accaduti.

La prima traccia "Feeling Gravitys Pull" è fredda, melodica quanto basta e il finale è claustrofobico: gli archi recitano un arrangiamento da film horror. "Maps And Legend" è un pò più solare (se cosi si può dire): Buck continua ad arpeggiare la sua chitarra e Mills continua a far scontrare la sua voce acuta con quella bassa e nascosta del compagno. "Driver 8" è probabilmente il momento migliore: ritmo che sale e riff memorabile; si parla del "macchinista 8", operatore di una linea ferroviaria che attraversa la Georgia. "Life And How To Live It" si basa sulla storia di un abitante di Athens che divise la sua casa a metà arredando una metà in un modo e l'altra in maniera totalmente diversa! Il tutto su un ritmo accelerato, su una chitarra usata con classe e controcanti impeccabili. In "Old Man Kensey" regna il buio, il cupo... si parla di un rapitore di cani; in "Can' t Get There From Here" sembra di sentire qualcosa di James Brown e del funky in genere: comunque sia un momento divertente e particolare. "Green Grow The Rushes" è un classico folk rock stile REM molto gradevole ed allora fu la prima canzone che si orientò verso un argomento caro ai nostri: la politica. In "Kohutek" il suono si fa più sicuro e deciso ma tira sempre quell' aria malinconica e cupa; il falsetto di Stipe è favoloso e riporta ai primi REM. Invece "Auctioneer" è un rock rabbioso, quasi punk; la batteria pesta ripetitiva, la voce è scura e la chitarra è decisa. "Good Advices" ricorda i tempi di "Murmur" e ci porta alla gemma finale: "Wendell Gee"; la storia di un rivenditore di automobili di Athens. È una song struggente, fantastici i controcanti nel ritornello e nel finale; il banjo ci sta benissimo anche se all' epoca fu un motivo di litigi durante le registrazioni.

In finale questo è un album difficile da apprezzare al primo ascolto ma nel suo genere è un piccolo capolavoro; è una tappa decisiva nella carriera dei georgiani: con questo lp si chiude il ciclo del cosidetto "power pop" iniziato con "Chronic Town" e la band si orienterà verso la politica, verso il rock più "assimilabile" e verso liriche più comprensive. La storia continua...

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