Why can't we pantomime, just close our eyes, and sleep sweet dreams?

Vecchi e cari R.E.M., tanto blasonati e negli ultimi anni tanto - immeritatamente! - bastonati.

Cosa di meglio per (ri)scoprirli, o per avvicinarsi a loro per la prima volta, come ho fatto io, con un'antologia del loro mitico passato: quindici tracce imperdibili a cui vanno ad aggiungersi tre inediti, per farsi incantare dalla voce straniante e puramente americana di Stipe, dai suoi testi criptici e spesso incomprensibili, e da quelle suggestive atmosfere dense di correlativi oggettivi, che emergono come sprazzi di verità attraverso il telo che divide la nostra dimensione dall'altra, quella dell'inconscio, del soggettivo, dei coraggiosi che navigano a vista nel mare in tempesta... anche se poi di così drammatico questa raccolta non ha nulla.

Questo è il punto d'arrivo e d'incontro tra il pop e l'indie rock; questo è il disco da ascoltare allo stereo mentre ceni da solo; sì, perché gli R.E.M. sono come il cielo della tua città durante le vacanze di Natale; sono come una birra che ti rende per qualche momento tutto meno faticoso, rilassante, più sopportabile.

Basti citare pezzi quali la superlativa "The Great Beyond", dedicata all'indimenticato comico Andy Kaufman, con le sue sovrapposizione elettro-melodiche ed il suo cantato coinvolgente ed allo stesso tempo dolce e delicato come una torta o una visione dell'aldilà; "Man On The Moon", la canzone perfetta per guardare dentro se stessi dando un'occhiata al paradiso; "All The Way To Reno", perfetta canzone da bar in un momento di disillusione; la chiacchierata ipnotica e quasi onirica di "E-Bow The Letter", in cui spicca la voce della immortale Patti Smith; la toccante combinazione tra adolescentismo e venata disperazione di "Imitation Of Life"; il toccante contrasto tra toni cupi, visionari e apparentemente allegri di "The Sidewinder Sleeps Tonite", pieno della carica opprimente di "Automatic For The People"; il glamour losangelino e l'addio al vecchio millennio in "Electrolite", ed infine la dolcezza incontrastabile di una delle più belle canzoni d'amore mai realizzate, "At My Most Beautiful". Potrebbero risultare quasi stonati nella raccolta pezzi mainstream quali "Losing My Religion", "Everybody Hurts" o "Nightswimming", ma rinunciare ad essi significherebbe rinunciare alla STORIA, e trascurare la necessità di un pizzico d'allegria - o di speranza - in più in questo fiume che continuerà a scorrere senza fermarsi per ancora molto, molto tempo.

Certo, mancano songs che parevano irrinunciabili quali "Try Not To Breathe", "Shiny Happy People" o "The One I Love", ma a ripensarci, avrebbero potuto snaturare il significato di un lavoro prettamente antologico, spostandolo in un ambito più specifico, meno generale - dove "generale" non sta per "qualità più bassa".

In definitiva, un disco da acquistare per tutti gli amanti del rock e della sana musica, dal 1979 ai primi anni duemila, e naturalmente per tutti gli altri. Poiché chi ama la musica amerà gli R.E.M., chi ama composizioni pseudo-tali, non gradirà Stipe e compagni.

Immortali, immarcescibili, fantascientifici. Una voce ed una chitarra che attrraversano il mondo, nel tentativo di dare un messaggio che in pochi sono in grado di capire. Continuiamo ad ascoltarli.

I'm looking for answers from the Great Beyond...

Carico i commenti...  con calma