Recensire un album dei R.E.M. non è difficile, si potrebbero assegnare 5 punti a tutte le loro produzioni senza dover necessariamente soffermarsi sulle singole tracce.
Perché i R.E.M. si sono evoluti in tutti i loro 12 album in studio.
I R.E.M. hanno fatto dell’indie rock una fonte di ispirazione per molti gruppi (vedi Nirvana).

Nel 1983 molti notarono questo gruppo cosi alternativo, lo strano cantante Michael Stipe, l’ impenetrabilità dei suoi testi, il modo arpeggiato di suonare la chitarra di Peter Buck, quasi da inetto dello strumento. E in molti notarono “Murmur” tanto che il “Rolling Stone” lo premiò come miglior album del 1983, e premiò i R.E.M. come miglior gruppo alternativo e 3° miglior gruppo dopo U2 e Police; che esordio eh!

Questa band di apparenti lunatici si trovò a scalare piano piano il monte Olimpo del rock! Tutto grazie a un (bellissimo) EP “Chronic Town” ed a una canzone in particolare: “Radio Free Europe” pubblicata in tiratura limitata da una casa minuscola e reinserita in Murmur. Le tracce sono un miscuglio ben amalgamato di rock ‘n roll, rock psichedelico e power pop. Il basso e la batteria la fanno da padrone, le chitarre (tante) e la voce sono in secondo piano (scelta che i R.E.M. si prestabiliti in partenza). “Pilgrimage” è un affascinante brano che sforna un ritornello con cori, voci intrecciate (tecnica che i R.E.M. hanno sfruttato a dovere) e marcia stile west: memorabile!

Primo capolavoro dell’album (oltre a “Radio Free Europe) è “Talk About The Passion” che tratta delle condizioni dei senzatetto: Michael Stipe canta di “preghiere vuote” e dice che “no, nessuno può sopportare il peso del mondo”! “Moral kiosk” è uno dei (tanti) pezzi dove si apprezzano ancora gli intrecci vocali e il ritmo deciso nel ritornello. Inutile descrivere le altre song, non mi rimane altro che straconsigliarvi questo capolavoro e ricordarvi che i R.E.M. non hanno fatto solo “Losing My Religion”

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