Non abbiamo certo bisogno di ascoltare la musica degli Yardbirds per comprendere la grande influenza che questa band ha avuto nell'evoluzione della musica rock, è semplicemente la storia a parlare, in questo caso: tra i membri che hanno composto questo incredibile "supergruppo" troviamo nomi, all'epoca sconosciuti, che hanno scolpito nella pietra della storia immensi epitaffi: Eric Clapton e i suoi Cream furono i fautori dell'efficace miscela blues-psichedelia, Jimmy Page assemblò quasi da zero i nuovi Yardbirds trasformandoli nei Led Zeppelin, mentre Jeff Beck si costruì una carriera praticamente da solo andando a raccattare artisti di varia matrice musicale formando diverse formazioni. Tra i primi membri degli Yardbirds annoveravano Keith Relf e Jim McCarthy, i quali lasciarono le redini del gruppo proprio a Jimmy Page dopo la loro dipartita, alla ricerca di un sound più tranquillo ed elaborato.

Da qui nacquero prima i Together, poi i più famosi Renaissance, divenuti celebri nei primi anni ‘70 in Inghilterra grazie ad un sound puramente rinascimentale, con notevoli richiami alla musica classica, soprattutto verso il lato barocco. Lo zenith di popolarità del complesso è stato raggiunto con una line-up diversa da quella che ha composto l'album che prenderemo in esamine; l'LP omonimo, almeno dal punto di vista storico, non ha nulla a che vedere con i Renaissance della cantante Annie Haslam, del pianista Tout e del chitarrista Dunford.

"Renaissance" (1969, Island), l'album d'esordio di questa band ha, nonostante tutto, delle clamorose similitudini con ciò che verrà; l'accoppiata Relf-McCarthy, coadiuvati dal battista Louis Cennamo, dal pianista John Hawken e dalla sorella di Relf, Jane, come voce aggiunta, esordisce con un album dai numerosi richiami alla musica classica, oltre a presentare un sound variegato e genuino, con il tipico piglio da band d'esordio.

E' davvero difficile evitare i paragoni con la formazione storica dei Renaissance ascoltando quest'album: l'accompagnamento femminile alla voce in alcune canzoni, con annesso utilizzo di assoli pianistici, rintracciabili in Islands, e l'incessante incedere della batteria in Kings and Queens non può far altro che ricordare le melodie di Haslam e soci. In realtà, nonostante le due formazioni ufficiali non abbiano nessun membro in comune, hanno ben due comun denominatori: la voglia di comporre musica rinascimentale, e la poetessa Betty Tatcher, che però supporterà le liriche della band solo dall'album seguente, "Illusion". La Tatcher, di fatto, farà quasi da "ponte", per quanto riguarda i temi sui generis, tra i vecchi e i nuovi Renaissance.

Tornando all'album, abbiamo parlato di sound "rinascimentale", ma soprattutto, intimamente progressive: le canzoni sono solamente cinque, divise tra composizioni medio-lunghe (Bullet, Kings and Queens), e composizioni di minor durata più melodiche e romantiche (Wanderer, Islands, Innocence): Bullet s'introduce con un andamento blues per poi arrivare ai virtuosismi pianistici, vero marchio di fabbrica del gruppo in tutta la sua durata, per poi terminare in un minimalismo strumentale, quasi a portarci in un vuoto cosmico; "Wanderer" parte sparata con un breve motivo al sintetizzatore (che tra l'altro ha delle particolari similitudini con una canzone coetanea, nella fattispecie, "Blind" dei Deep Purple) al fine di allietarci con la voce di Jane Relf, che non sarà la Haslam, ma aveva una voce che comunque ben s'incastonava nelle ideologie musicali della band, mentre Innocence è una discreta composizione romantica, con il solito intermezzo pianistico da leccarsi i baffi, sfociando, nel finale, in una melodia spoglia ed inquietante al medesimo istante.

Due menzioni particolari vanno riservate ai due "pezzi da novanta" dell'LP: "Kings and Queens" può essere definita, a livello di tipologia ritmica, come la classica canzone a-là Renaissance: ritmo cadenzato, pianoforte incessante, classico intermezzo pianistico, ritorno al main theme; "Islands" invece è la seconda, breve, canzone cantata da Jane Relf, inizializzata da atmosfere lente, romantiche ed evocatrici, concluse con l'assolo pianistico finale in puro stile rinascimentale.

Nonostante i vecchi Renaissance non erano per nulla fiaschi che si gonfiano, denotano nel loro album d'esordio una certa monotonia: "Bullet" è l'unica canzone che si differenzia dalle altre per metrica e fasi compositive, mentre le altre, chi più, chi meno, seguono un leit-motiv narrativo simile, con cantato, assolo pianistico, e ancora vocalizzi; fortunatamente le composizioni sono alquanto ispirate, e una Kings and Queens non avrebbe nulla da invidiare a una "A Trip To The Fair" o a una "Can't You Understand", giusto per nominare due tra i pezzi più gettonati dell'era Haslam e Dunford.

Tirando le somme, quest'album orecchiabile e piuttosto frizzante è ingiustamente considerato un caso isolato della discografia dei Renaissance, solo perché è stato realizzato da una formazione diversa: in realtà è la dimostrazione lampante che il filone musicale della band ha subito poche variazioni nel corso degli anni, a prescindere dalla formazione, anche se, ovviamente, molti stilemi sono riconducibili ad una e all'altra formazione, ma il sound, basilarmente, è quello, e questo lavoro può rappresentare una piacevole scoperta per i fan, e non, della band del rinascimento.

Elenco tracce testi e video

01   Kings & Queens (10:56)

02   Innocence (07:07)

If you want the reasons
For the changing of the seasons
And you want to know why
Blue is the colour of the sky
Then you've missed the point completely
And a little child smiles sweetly
Cause he hasn't had the time
To learn to ask the question why

If I could show you the sky...
If I could show you why...
If I could show you...
If I could show you...

The years pass by unnoticed
And I have no need to protest
And I know you feel the same way
Even though you never have to speak
The pain of joy is equal
To the joy of pain the sequel
Is as sure as the minutes
The hours and the days of every week

But sometimes when the clouds obscure the sun
I wonder why my day
Is as narrow as the road
That winds upon its way

03   Island (05:58)

There is an island
Where it should never be
Surrounded by suburban sea
And through the tired and hopeless waves
To where it's free

I want to be there
For the rest of my time

There on the island
The sun is always bright
The moon sends the darkness away in the night
I know that it's waiting
I know there's a place ready for me

I want to be there
For the rest of my time

Warm sounds of windsongs
Come down through the trees
But far away tears are borne on the breeze
I'll follow the raindrops
Cause sunshine and smiles are waiting for me

I want to be there
For the rest of my time

04   Wanderer (04:02)

05   Bullet (11:21)

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Altre recensioni

Di  mrbluesky

 Amo l'opera prima, il primo numero, modello o episodio, tutto ciò che in seguito verrà migliorato ed impreziosito perdendo di fatto la propria freschezza ed originalità.

 "Illusion" è arcano e indescrivibile bellezza, è roccia di fiume gelido, nebbia di mattino invernale.