Mentre in Inghilterra nel lontano 1973 prevalevano gruppi di rock progressivo, come Genesis e King Crimson, e il rock psichedelico era stato quasi del tutto eliminato a causa dell'annientamento del movimento hippie di fine anni '60, in Italia si assiste all'avvento di gruppi progressive come le Orme, che pubblicano l'album Felona e Sorona, e la PFM. D'altra parte quello non è il solo orizzonte musicale che viene esplorato a quel tempo. Ci sono cantanti e gruppi di musica leggera, di pop orecchiabile.

Nel 1973 viene su dalla periferia di Roma e dai club notturni come il Piper il poliedrico istrione Renato Zero, artista che diventerà un'icona della scena pop rock italiana, soprattutto nel decennio che va da quell'anno al 1980. L'album d'esordio si intitola No mamma no ed è un falso live. Attraverso applausi ed effetti registrati si ha l'illusione di un vero live. L'album è introdotto dalla canzone Paleobarattolo. Il testo della canzone è chiaramente anticonformista. Nonsense pigro è un brano scanzonato come del resto Sergente no. TK6 chiama torre controllo e 0/1023 affrontano il tema dell'identità.

Il lato b si apre con Nell'archivio della mia coscienza, canzone più introspettiva e dalla vena poetica. Dana, Ti bevo liscia e Make up make up make up sono tre brani di breve durata dall'atmosfera allegra e dai testi disimpegnati. La penultima canzone dell'album, Sogni nel buio, è la più toccante dell'intero lavoro. E' totalmente recitata e accompagnata dal piano: si parla di un feto che non sa che la madre lo abortirà e che di conseguenza lui sarà destinato a morire. L'album si chiude con la famosa title track, No mamma no.

Un album ancora non maturo, un album non all'altezza di lavori come Zerofobia, lp che afferma definitivamente Renato Zero in Italia. Un album pregevole e dall'ascolto facile.

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