Ogni volta che si osservano gli esiti commerciali dei lavori di Ric Ocasek, si è pronti a scommettere che l'a dir poco longilineo ex-frontman dei Cars appenderà la chitarra al chiodo per dedicarsi a produrre i dischi altrui.

Dopo il "non-doppio" cd "Quick Change World" ed il disco-spleen (questo si doppio) "Getchertikitz" con Alan Vega, lavoro ignorato dal pubblico e letteralmente fatto a brandelli dalla critica, al povero Ric non resta che produrre gli altri e tenere le proprie canzoni ficcate dentro al cassetto.

Eppure gli artisti che produce continuano a ripetergli che i Cars erano forti, che lui è un grande ecc. Il ché non serve a fargli riacquistare la necessaria fiducia, finché un bel giorno non gli si para davanti un certo William Corgan junior, Billy Corgan per tutti, Billy "zucca spaccata" per altri ancora, un tipo alto, pallido e dagli occhi glaciali proprio come lui. L'unica differenza - e non da poco, purtroppo per Ric - tra i due è che, mentre a Ric il suo doppio cd la casa discografica si è persino rifiutata di pubblicarlo (e ciò che ne è derivato è stato un fiasco), a Billy il doppio cd è stato pubblicato eccome, e ne è susseguito un successo mondiale, tale da consentirgli l'ascesa a titolo definitivo nell'Olimpo del rock!

Tornando alla nostra storia, anche Billy Corgan gli si dichiara estimatore da sempre. Immaginatevi cosa sarà passato per la testa di Ocasek, lui un artista in calo verticale di consensi al cospetto di un giovane "semidio", di colui che, succeduto a Kobain, reca sulla pelata la corona (a tempo) di re del rock!

"Stai preparando un nuovo disco?" gli avrà chiesto sua maestà.

"Ho da parte dei pezzi" gli avrà risposto l'attempato cavaliere, magari un po' in affanno.

Su chi dei due si sia "fatto avanti" per primo, se quindi sia stato Corgan a proporgli di "lavorarci su" assieme, o se sia stato Ocasek a "pregarlo", non è dato di sapere; fatto sta che questo non è un cd con un paio di cameo o qualche partitura di chitarra per Corgan, bensì un intero cd co-prodotto e spesso co-suonato: Billy è il chitarrista solista in molti pezzi e a volte anche l'unico a suonare le tastiere.

Ritornando a noi il vecchio cavaliere decide di reimpugnare la sua spada, Gibson Les Paul cascasse il mondo. Sceglie quale "scudiero" il fidato Greg Hawkes alle tastiere ed il punkguitarhero Brian Baker (di recente Ocasek aveva prodotto "The Grey Race" dei Bad Religion), oltre al batterista dei Nada Surf Ira Elliot. Corgan, nei pezzi senza Elliot ai drums, ci piazza Matt Walzer, ex Filter, sessionman nei tour dei Pumpkins dopo la cacciata-overdose di Jimmy Chamberlin. Anche in questo caso, non è dato sapere chi sia stato ad introdurre nel combo mademoiselle Melissa Auf Der Maur al basso, se Corgan (che poi la "sceglierà" nel periodo "Machina") o Ocasek, che non mi risulta abbia mai prodotto lavori degli Hole.

"The Next Right Moment" è una fucilata: alle chitarre che colano risponde il controcanto di Melissa, troppo dolce per un pezzo così chitarristico. Forse la voce irritante di Corgan-rock ci sarebbe stata meglio; "Hang On Tight" non è la solita spoken word, perché sulla prevedibile base di tastiere-videogioco la voce di Ric è bassa e "confidential", senza "strappi" singhiozzanti o aspirazioni teatrali. Indispensabile (e well managed), stavolta, è la dolce vocetta di Melissa A.U.M., infantile quanto serve per una canzone-divertissement. Più che bella, ben prodotta.

Se amate "Get Ready" dei New Order, soprattutto per come suona tutto il disco, allora avete trovato pane per le vostre orecchie con "Crashland Consequence", solo che questa non è una ballad tipo "Turn My Way" bensì una rock song, letteralmente da poguare. "Troublizing" è uno di quei brani oscuri cui Ric ci ha abituati sin dai tempi di "Candy-O". Le chitarre sono allucinate e le tastiere vomitano fuori note a singhiozzo che rendono tutto più trance; salgono poi altre note di tastiera simil-gregoriane (tipo Enigma, dico io); quindi, nel bel mezzo di quello che sembra un interminabile loop, spacca in due l'anello un acutissimo solo di una manciata di lunghe note di keys.

"Not Shocked" è come "They Tried" in "Fireball Zone". Nel senso che Ocasek ripete "non shocked" cento volte e lo fa abbondantemente affermare anche alla Auf Der Maur. Comunque è un'altra song che spacca. Anche ironico, nel testo, Ric, che, non potendo per ovvi motivi canzonare le zucche, decide di giocare un po' con le accezioni del termine "cucumber". "Situation" è un mid-tempo con chitarre che per le strofe tirano fuori accordi banali, prevedibili, già sentiti... eppure è suonata/prodotta/cantata alla grande (avete letto bene: anche cantata) da Ocasek... Finisci che, riflettendoci su, non serve essere originali per forza per essere bravi... Basta essere, per così dire, "perfetti". Se questa, insomma, non è la canzone di un genio, è di qualcuno che gli assomiglia.

"Fix On You" è una rock song così veloce che Ocasek non può fare a meno di parlare, o meglio di correre con i versi alla velocità della musica. E' l'episodio più hard del disco: belle le delineate, nette parti di chitarra, così come il finale di questo brano che non vuole sapere di concludere la sua sgroppata. "People We Know" sembra una folk song, ma sotto c'è molta overproduction. Le chitarre elettriche esplodono da lontano, risacca di mare, accordo dopo accordo. La voce da ninnananna di Corgan funziona alla perfezione. Ancora consigliato a chi ha amato "Get Ready" dei New Order. Immaginifica ed in un certo senso rappacificatrice.

"Here we go" incalza non convincendo del tutto, sarà per quelle tastiere che vanno per farcire ed invece fanno danno. Però il ritornello è colata lavica e le note del solo di chitarra (ripetuto più volte allo stesso modo nel brano) scottano. "Society Trance" è l'unico episodio spoken word dark. Una voce lunga dieci eco sotto una base "anniottanteggiante". Dentro a ciò, purezza dello stato onirico di Ocasek. Quindi un urlo, un'implosione sarebbe meglio dire, ancora più echeggiante: "Just watching the society trance"... Finisce per fare "outing" e chiarisce: "you won't be understood/ but always nearly praised or blamed".

Chiudere così un disco è un po' desolante, non vi pare? Che ne dite di finirlo con una di quelle Corgan songs da chart? Magari da cantare assieme? Intendo dire, non canto e controcanto, ma "una strofa io, una strofa tu"? Ed invece il Corgan innamorato di se stesso (quello che darà vita ad Adore e finirà con Machina) ritiene che "Asia Minor" sia un brano più che positivo. Il risultato è, a parer di chi vi scrive - premesso che chi vi scrive non è non è mai stato e mai sarà re del rock, né tantomeno farà parte della sua corte nobiliare - indecente. Peccato, per un disco così bello, omogeneo come non sono stati i precedenti "Quick Change World" e "Fireball Zone".

Tirando le somme questo è un disco di rock puro, senza fronzoli, suonato a dovere, con pezzi geometricamente quadrati à la Ocasek, che ha voglia di essere un po' meno "artista concettuale" ed essere un po' più "rocker", forse come lo era ai tempi del primo album dei Cars. Eppure la sua inabbandonabile minimal-mania (più presente nei testi che nelle musiche, comunque anche le durate dei solos dimostrano quanto egli non abbia a cuore chi decida di "strafare") ed il suo gusto per la complessità sonora (tutta all'interno dei 4/4 di batteria, senza mai fuoriuscire di un micron) ben si prestano a questi pezzi rock così "facili", e forse ci stanno meglio ancora che dentro ai suoi "sperimenti" spoken-word, spleen, chill metropolitani notturni, pop wave 80eschi e via snocciolando.

Non rimane che interrogarsi sul perché di una svolta talmente hard, dato che sono passati circa sedici anni dai pretenziosi 4 brani finali forti (su ritmi però essenzialmente differenti, quasi marziali) di Fireball Zone". Merito di Corgan e del suo gusto di arrangiatore-producer? Oppure Ocasek non ha mai smesso di comporre rock ed hard rock, ed ha volutamente scelto di adombrare negli anni questa sua identità di "rocker senza compromessi sui generis", per cercare di dare quanta più luce possibile all'altro se stesso, un artista concettuale-minimal-d'avanguardia?

Fatto sta che il disco in questione, pur non essendo un capolavoro, è servito a Ric Ocasek a dimostrare quello che voleva/doveva: chiunque sarà il prossimo sfigato con una chitarra a tracolla a beccarsi una manciata di MTV american music awards nella stessa notte, lui è e resterà sempre un grande.

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