• Dal 1950 al 1953 viene combattuta la Guerra di Corea.

  • Il 14 novembre del 1959 avviene la tragedia di Holcomb nel Kansas, nella quale vengono massacrati nella casa di famiglia Clutter.

  • Nel 1962 Howard D. Teten crea il primo profilo criminale per l’F.B.I.

  • Nel gennaio del 1965 viene pubblicato A sangue freddo la non-fiction novel di Truman Capote che descrive il massacro.

  • Il 14 aprile del 1965 vengono giustiziati gli autori del massacro, Perry Smith e Dick Hickock.

  • Infine, il 15 dicembre del 1967 avviene la prima proiezione nelle sale del film in oggetto, tratto dal romanzo di Capote e diretto da Richard Brooks.

Nel romanzo di Capote, l’autore, prima di descrivere il massacro, lo inquadra con calma all’interno di una descrizione precisa e ricca di dettagli dello stato del Kansas, della comunità di Holcomb e di quella di Garden City. Pone davanti agli occhi del lettore il ritratto di tutte le persone che ruotavano intorno alla vita della famiglia Clutter. Poi solo nella seconda parte introduce i protagonisti della storia, ignoti alla comunità locale.

Brooks, nel suo film, non ha tanto tempo da dedicare a questo ritratto. Riduce la cornice a qualche inquadratura panoramica della fattoria e qualche commento degli abitanti del luogo. Bensì, alterna sin dall’inizio le vicende di Dick e Perry, prima con quelle della famiglia Clutter, poi con quelle degli investigatori e dei giornalisti. Solo nell’ultima parte del film il suo sguardo si restringe in modo esclusivo sulla condizione dei condannati alla pena capitale e sulla ricostruzione del crimine, colorando le tinte noir del film con colori drammatici.

All’organizzazione della rapina, l’opera affianca e associa la critica sociale e l’indagine psicologica.

Perry, reduce della guerra e reso zoppo da un incidente, viaggia portando con sé una chitarra, e una valigia piena di libri e quaderni. Agisce nella realtà contingente confondendola tra i sogni di un futuro di successo e gli incubi del senso di abbandono, lasciatogli dentro la pelle da una fanciullezza e da un’adolescenza violente. Diventato adulto, inascoltato, cerca di sfuggire dalle pulsioni verso cui il suo inconscio lo spinge.

Inoltre, sogn tesori leggendari, mentre Dick desidera un bottino per una casa e una vita più confortevole per sé e per i propri familiari ed è in conflitto con una società che “condanna solo i poveri”.

La trama del film non è lineare. La prima parte racconta il 14 novembre dei protagonisti della vicenda. La caratterizzazione dei carnefici e delle vittime procede attraverso analogie e opposizioni: il montaggio alternato lega le azioni dei Clutter con quelle di Perry, mentre compiono azioni quotidiane come guardarsi allo specchio o fare una chiamata telefonica.

La seconda parte racconta la fuga dei protagonisti verso il Messico, alla ricerca dei tesori vagheggiati da Perry, e il successivo ritorno negli Stati Uniti, mossi dalla volontà di Dick. Ad esse, si alterna il racconto delle indagini degli inquirenti che portano alla cattura dei due.

La terza parte racconta il cedimento durante gli interrogatori e la ricostruzione in flashback del massacro; il successivo processo e la conseguente condanna a morte.

La messa in scena è notevole. Il bianco e nero è meraviglioso: le immagini hanno una grande profondità e conferiscono un realismo unico ai paesaggi del Kansas (N. B. il film è stato girato nei luoghi del dramma: la casa dei Clutter è la casa dei Clutter) e alle espressioni degli attori. Attori che per volontà di Brooks non sono celebri: dei visi meno conosciuti assicurano un’identificazione totale coi personaggi interpretati. Le musiche sottolineano l’opposizione tra l’idillio familiare dei Clutter e la burrascosa esistenza di Dick e Perry.

  • Il 2 settembre del 2005 avviene la prima proiezione nelle sale di Capote - A sangue freddo, il film che racconta il lavoro di ricerca svolto dall’autore per scrivere il suo romanzo.

Non conoscevo il film. Forse la meravigliosa capacità di Philip Seymour Hoffman nell’interpretare le idiosincrasie e tutte le mani dell’autore ha contribuito a far dimenticare la vitalità dell’opera meravigliosa di Brooks, chissà. In ogni caso, se come me ne ignoravate l’esistenza recuperatene una copia; se non l’avete ancora visto, fatelo; se non lo guardate da un po’, riguardatelo. Io di certo lo farò.


Del Sangue freddo di Capote non si butta via niente. E, insieme al romanzo, questo film ne è la bottiglia migliore.

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