Quell'anno uscirono tre album con un comune denominatore: Richard "Hell" Meyers.
Il fatto strano è che in due dei tre dischi lui non è presente. Sebbene "Marquee Moon" dei Television e "L.A.M.F." degli Heartbreakers sono riusciti a farne a meno, questo teppista del Kentucky è troppo coinvolto nella scena newyorkese del 1977 per non essere tirato in ballo ogni qualvolta si parli dei gruppi di Verlaine e Thunders.
Ricordate? Qualche anno prima, nel gelido vento che spazzava la grande mela, Patty Smith apriva e chiudeva le saracinesche della libreria The Strand, mentre il nostro Killer Kane se ne andava a zonzo, rattrappendosi nel giubbettino di plastica, ad aspettare il suo uomo con quei famosi ventisei dollari stretti nella mano. A farsi un giro sul lato selvaggio di quelle fredde strade c'era pure Richard Hell. Forma i Television con l'amico Verlaine e ne è sbattuto fuori perché Tom si rifiutava di cantare una "generazione vuota", incontra gli sbandati Thunders e Nolan dei New York Dolls e mette su gli Heartbreakers portando in dote pezzi epocali come "Love Comes in Spurts" e "You Gotta Lose", ma quegli ingrati se ne volano in Inghilterra senza di lui.
E' la vecchia storia dei troppi galli in un pollaio e allora, mentre New York appare la metropoli dove sembra facile firmare un contratto per una grossa casa discografica, lui è ancora alla ricerca di elementi per suonare le proprie canzoni. Ma il nuovo gruppo è tutto suo: sono i Voidoids di Richard Hell, tanto per mettere le cose in chiaro. E nel 1977 New York non è solo la città dei tre-accordi-tre a tutta velocità dei Ramones e dei Dead Boys, diventa una città intellettuale: Patti Smith, Television, Talking Heads...e I Voidoids.
Gli ingredienti appaiono dozzinali, due chitarristi e un batterista, Richard suona il basso e affila la stridula voce. Invece il risultato non è per niente semplice. Innanzi tutto Hell fornirà al furbacchione Malcom Mac Laren tutto quello di cui il rosso malpelo avrà bisogno per dare un' estetica alla nuova gallina dalle uova d'oro chiamata punk. I capelli dritti sparati in aria, le t-shirts strappate e graffitate con scritte tipo "kill me", l'aria da bullo sfrontato. Ma principalmente mette in campo un disco che è punk più nello spirito che nella musica. Avere in formazione due chitarristi che provengono dall'art rock, soprattutto il frammentato e irregolare guitar style del too old to punk Richard Quine (che fa tutto per assomigliare ad un Fripp ridotto all'osso), significa non abbracciare l'impulso distruttivo del punk ma renderlo maledettamente poetico. Dove poesia non fa rima con mollezza. La vecchia "Love comes in Spurts" è una canzone che odia tutto ma lo fa con stile, la chitarra frippiana di Quine è già rivolta al suo futuro con John Zorn. Sentite come Robert, quasi con un gioco di frippertronics, inizia "New Pleasure", che poi è condotta verso la deriva puzzolente e stradaiola a là New York Dolls/Heartbreakers da Richard Hell, oppure come si integra perfettamente con l'altro chitarrista Ivan Julian a dipingere gli intrecci di " Betrayal Takes Two". Altrove è il funk che incontra la nowave nella fondamentale e lunga "Another World" oppure la velocità punk di "Liars Beware", dove gli ululati del cantante non riescono a nascondere il pregevole lavoro delle chitarre.
La title track ripudiata da Tom Verlaine e maltrattata da Johnny Thunders diventerà il manifesto della generazione vuota, in contrapposizione a quella propositiva degli Who ("My Generation"). Su un giro rockabilly-punk Richard Hell snocciola la sua verità, fate attenzione a come lascia appunto un attimo di vuoto tra le parole "I belong to the ...generation", la sua è accettazione compiaciuta della propria emarginazione invece che un attacco contro la società costituita. Gli anni passati a suonare sono sfociati in un album che non assomiglia a nessuno dei suoi contemporanei perché maturato notte dopo notte nei locali di New York...e questa è " Down At the Rock ?n' Roll Club". Vi ritroverete lo Strummer stonato delle esibizioni dei 101'ers affossati nei pub per vecchi ubriaconi e la strafottenza di Rotten che piscia loro addosso senza pietà.
La stessa mancanza di pietà che il destino ha voluto per Richard Hell, via via abbandonato dal batterista Marc Bell che diventerà un fratellino Ramone, da Ivan Julian che chissà che fine avrà fatto, e infine da Robert Quine (R.I.P.) che finalmente approda verso il suo idolo Lou Reed.
Oggi Kate Moss va in giro con una t-shirt con su stampato il viso segaligno di Richard Hell e scommetto il mio bel nickname che non sa nemmeno a chi appartenga quel faccione. Il suo disco invece appartiene alle massime espressioni del rock di tutti i tempi. La sua bellezza è rimasta immutata senza subire le ingiurie del tempo che passa.
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