CONTIENE SPOILER

Avete tutti presente il video in cui Michael Stipe canta la splendida Everybody Hurts?

Tutti soffrono. Cantanti, chitarristi e batteristi, bambini, donne vamp e poliziotti, bianchi, neri e ispanici, camionisti e camioniste, padri e figli, giovani e vecchi. Sono tutti bloccati lungo il corso della vita, dentro le proprie auto.

Poi escono dai gusci di lamiera e tutto cambia.

“It’s an illusion”, ricordava Bill Hicks, “all matters is merely energy condensed in a slow vibration that we are all one consciousness experiencing itself subjectively, there is no such thing as death, life is only a dream, and we are the imagination of ourselves.” Siamo tutti un’unica cosa.

E se fosse questo il punto in Donnie Darko?

Non sono certo di aver risolto l’enigma di questo film.

Se l’avessi visto e ne avessi scritto vent’anni fa, quando il film uscì ed io ero un adolescente perlopiù arrabbiato col mondo, avrei parlato diversamente. Ma ne è passata di acqua sotto i ponti e , nel frattempo, altri punti di vista si sono sovrapposti nella mia mente. Non ho certezze. Forse è meglio così, secondo qualcuno ogni certezza distrugge una verità, mentre il dubbio ne è alimento, perciò… quanti spunti offre questo film.

TRAMA

La notte del 2 ottobre il motore di un aereo precipita nella camera di un adolescente americano di nome Donnie Darko...

PERSONAGGI E AMBIENTAZIONE

Il contesto è infarcito di feticci della società americana (o almeno di quei feticci che la società americana propina attraverso i media), visti in chiave critica. Inizialmente, osservando Donnie Darko, rivedevo American Beauty.

Il protagonista è Donnie, giovane studente di una High School, alto quoziente intellettivo, affetto da schizofrenia paranoide e sonnambulismo, uno “strano”. Intorno a lui ruota la fauna che circonda qualsiasi studente di una high school americana; è netta la contrapposizione tra personaggi negativi e personaggi… che “si salvano”.

Sembrano caricature delle caricature (almeno spero) di personaggi già visti. Da un lato ci sono il preside, la professoressa di motoria, il guru motivatore e (si scoprirà poi) pedofilo, i due bulletti e le agghiaccianti bimbe ballerine: vacui, vittime dell’apparenza, perbenisti. Dall’altra la vita accolta con curiosità in tutta la sua gamma di pulsioni: ed ecco la bella e coinvolgente professoressa di letteratura, il professore di fisica e la relatività del tempo, la “signora morte”, forse, la famiglia di Donnie.

I luoghi e gli eventi sono gli stessi di ogni film adolescenziale americano: la scuola, la casa con giardino e il cinema, le lezioni, la recita nell'auditorium e la festa di Halloween. Deja vù, si direbbe. Può darsi, ma il contesto potrebbe essere solo un espediente per parlare d’altro.

Non sono, come potrebbero sembrare, l’ironia o la satira il punto: l’ambientazione è realistica, ma lo sguardo è fanta-scientifico: Il punto, i punti da cui partire sono principalmente altri due.

Il primo riguarda le conseguenze della teoria della relatività e la teoria dei viaggi nel tempo: proverò a spiegare ciò che ho capito, prima, e pensato, poi, nel modo più semplice possibile. Nella teoria della relatività ristretta si ipotizza che la velocità della luce rimanga la stessa sia per gli osservatori che sono all’interno, sia per quelli che si trovano all’esterno di un sistema chiuso in movimento (ad esempio la stiva di una barca). Se la velocità della luce rimane costante per tutti gli osservatori, allora gli orologi che si trovano in una barca che si muove, rispetto ai nostri che sono all’esterno, ticchettano più lentamente. Questo perché, muovendosi rispetto a noi, percorreranno un percorso più lungo e perciò metterci più tempo a percorrerlo.

Ora immaginate di dover fare un viaggio nello spazio. Secondo il vostro orologio per arrivare dalla partenza all’arrivo passa un certo tempo, ma, per chi vi osserva da fuori, passerà un tempo più lungo. Perciò, in linea puramente ipotetica, se un razzo potesse viaggiare a una velocità superiore alla velocità della luce e questa velocità fosse, come ipotizzato, la stessa per tutti gli osservatori, per l’uomo che si dovesse trovare all’interno della navicella il tempo tornerebbe indietro e lui starebbe viaggiando nel tempo.

Ecco, in questo film, forse, qualcuno potrebbe aver trovato il modo per muoversi nel tempo. In questo caso, per lui, il prima e il dopo, l’inizio e la fine, possono mescolarsi, coincidere. Nel film un evento si ripete per due volte: una turbina di un aereo precipita in camera di Donnie e ciascuna volta con conseguenze diverse. E se qualcuno avesse cambiato l’ordine degli eventi?

No, non basta ancora.

C’è una seconda idea che fa sua la prima e la completa; riguarda la memoria e la sostituzione dei ricordi: “Pensa se uno potesse tornare indietro nel tempo, prendere tutti i momenti neri e dolorosi e rimpiazzarli con qualcosa di meglio”, dice Gretchen, la ragazza di Donnie.

E se tutta la storia si svolgesse nella memoria di qualcuno? Se tutta la storia fosse un’illusione. Tutti i personaggi, tutte le azioni sarebbero in un unico flusso di una sola coscienza e la soggettività sarebbe solo apparente. Ricordate le parole di Bill? Se tutti fossero nella coscienza o nei ricordi modificati di qualcuno, perfino il tempo, la vita, sarebbero un’illusione… nel flashback finale, le differenze tra i personaggi, positivi e negativi, si annullano nella mente di qualcuno.

Ma c’è dell’altro in questo film, eccome se c’è dell’altro. C’è Frank e c’è Gretchen, ci sono allagamenti e ci sono incendi. Prima o dopo, nella realtà o nel sogno, fatti e personaggi si confondono. In ogni caso, che la vediate in un modo o che la vediate in un altro, c’è sempre un buon motivo per rivedere, dopo vent’anni, questo film, perché è ben realizzato e ha anche delle belle musiche.

So, press play and watch it. Bye.

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