È bravo ma non si applica. Uno studente brillate, ma stavolta è un compitino da sei tirato. Questa la sensazione guardando l'ultimo lavoro di Linklater; si percepisce la volontà di non fare più di così, di non eccedere in qualità perché questa è un'opera minore e allora non carichiamola troppo.
Ma quando uno è bravo, la qualità emerge inevitabilmente. Nei dettagli, nella poliedricità del narrato, nelle sfumature dei personaggi, nell'occhio registico che li sa indagare. Negli oggetti che diventano significato. Qui poi c'è la bravissima Cate Blanchett che tiene in piedi tutto con gli umori assurdi della sua protagonista. E c'è anche la figlia Bee, una giovane adulta ben impersonata da Emma Nelson. Una figlia che educa i genitori, davvero niente male.
Tanti, tantissimi gli angoli prospettici: tutti interessanti, tutti lasciati a metà come per un'imposizione: i contenuti non devono tracimare superando la forma, il ritmo, i binari di genere. L'affabulazione di breve respiro ha la precedenza sulla visione ampia, meditabonda. Lo si percepisce quando arrivano degli assist clamorosi per affondare il colpo, per dire qualcosa di rilevante sulla vita, e invece di andare in gol Linklater la passa indietro, perché la trama di gioco prevista è un'altra.
La depressione della protagonista vive su accattivanti parallelismi tra vita e architettura, il libro che fa da soggetto è stato acclamato e dà tanto materiale fresco. Ma, per esempio, capiamo davvero i motivi della nevrosi di Bernadette solo verso la fine, e questo li sminuisce, invece di valorizzarli. Perché il film scorre lento, non ha grandi agganci narrativi che diano lo slancio. E quindi, mancando un vero traino, la ricerca di significato si fa pressante: perché fa così la stronza Bernadette? Cosa le è successo di così grave?
Facile ed efficace il parallelismo con Blue Jasmine. Lì il trauma è iniziale e dà benzina a tutta la storia; qui il trauma è negato alla narrazione, spiegato solo a posteriori: non funziona.
Inoltre, il tono leggero cozza con gran parte delle questioni. Tutto sembra farsesco, un capriccio frivolo. Il film non trasuda il dramma della protagonista, lo racconta da una distanza quasi ironica, inspiegabile. Emblematica la musica, leggera, da commediola. E questo è, una commediola presto dimenticata.
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