L’isola nipponica di Okinawa è nota per la battaglia omonima, avvenuta tra aprile e giugno 1945 nell'ambito della seconda guerra mondiale, e per la sua popolazione più longeva al mondo, ma è anche rinomata, per quanto ci riguarda, per la filosofia del buon vivere della sua gente detto "ikigai", che tradotto significa “Bisogna avere sempre una buona ragione per alzarsi la mattina”.

Se poi stiamo più nei nostri pressi, il mio "ikigai" di oggi sarà quello di accrescere, da queste pagine web, grazie a questo bel Disco, l’attenzione sulle vicende musicali e personali della sua Autrice, avvicinandola musicalmente, tramite YouTube, a chi la conosce poco o niente...

Nata l’8 novembre 1954 a Chicago (U.S.A.), l'ancora giovanissima Rickie Lee Jones, mentre girovaga per gli States, apprendendo dalla strada il mestiere di vivere, canta canzoni folk nei locali di Los Angeles, dove, trasferitasi, lavora come cameriera, quando un giorno incontra Mr.Tom Waits, diventandone la compagna dal 1977 all' '80.

Due Artisti eccentrici, insieme in uno sballato conubbio tra l’amoroso e l’alieno, vissuto tra fumi dell’alcool e di droghe varie, confortati anche ad una talentuosa cerchia losangelina di Musicisti, da cui prende strada la sua formazione "alta" della Musica, che comprende nomi importanti come Randy Newman, partecipe nel suo primo Lp alle tastiere, e Lowell George, che coverizzò la sua splendida "Easy Money" sempre del medesimo suo primo Lp…

E' il 1979, quando, ammaliante 25enne, avvalorata da un ricco bagaglio artistico e da una forte personalità, Mrs.Jones, grazie ad un bel Album d’esordio, unanimamente apprezzato da critica e pubblico, avvia un interessante percorso musicale che si evolverà poi in tante e tentate direzioni, sull’onda del brano d’apertura “Chuck E’s In Love”, che in poche settimane scala le classifiche di vendita con più di un milione di copie, e che rimane tuttora il suo più grande successo.

Se come detto, ogni espressione umana è allineata al proprio vissuto, le sue vicende personali, trascorse tra tossicodipendenze e problemi familiari, non sembra che abbiano ridotto la sua verve artistica, tanto che pare esista una Rickie all'ombra dei suoi problemi, ed un'altra libera e spesso gioiosa, che vola altissima con i suoi lavori musicali.

Considerata una delle più autorevoli cantautrici degli anni ’70, musicalmente figlia di Joni Mitchell, sorella di Tom Waits, e cugina di Carole King e Laura Nyro, sin dai suoi inizi, dalla primitiva 25enne, schiva ed irrequieta, emerge una songwriter anticonformista, dedita a tratteggiare le sue canzoni con personaggi e storie di strada, romantiche vicende d’amore, desolanti scenari umani, avventure di criminali, squillo, cortigiane, e barboni visionari, vicine alle sue quando non era ancora famosa, che appaiono come schizzi, impressioni e metafore sonore, che fanno della stessa una figura "cult" defilata ed in costante equilibrio musicale, avulsa da lusinghe dello showbiz e facili consensi.

Anticonvenzionale, dai lavori più o meno riusciti, seppur sempre motivati da una sincera spinta creativa, la stessa, al di fuori di qualunque classificazione, oscilla dalla traditional music made in Usa al miglior sperimentalismo, congiungendo in modo autentico e personale gli stessi.

Come altri "appassionati", presumo, sono tuttora fermo alla sua iniziale proposta, poiché, trattandosi di un mio amore giovanile ho preferito lasciare indietro quelli venuti dopo, compreso il Disco in questione, pur ascoltando di tanto in tanto con referente interesse questi “successivi”, in quanto la stessa è in cima alle songwriters, compositrici e musiciste più talentuose e complete degli ultimi decenni, specie per noi che festeggiamo in "anta"da un po' gli anni, diversamente invece dai troppo giovani ben distanti dalla sua Musica.

Ormai archiviato il suo esordio, distante ormai quasi quattro decenni, Mrs. Iones, nell’ambito di una carriera fatta di chiari e scuri, anziché duplicarne le melodie, nel 1981 pubblica il più jazzato e suggestivo “Pirates”, ambizioso ed enigmatico, che, estraneo a buona parte del suo pubblico degli inizi, sarà seguito nel 1983 dal mini LP “Girl at her volcano”, di covers e live, e nel 1984 da questo recensionando “The Magazine”, quando la stessa viveva in Francia, in modo alterno tra alcool e droga.

Dopo gli eterei esperimenti di "Pirates", con questo Album raffinato ed elegante, grazie ad una bella forma vocale e strumentale, Mrs.Jones pare ritornare sulla terra; forte di melodie ben studiate, le più a suo nome sia per testi che musiche, questo Disco si sviluppa avvalendosi di splendide tastiere pop jazz, e luccicanti e metropolitani arrangiamenti orchestrali, dominati dalla sua sensuale ed ampia gamma vocale, e dai suoi preziosi interventi al piano ed alla chitarra acustica, veri pilastri portanti della sua Musica.

Intriso di colti spesso algidi apparentamenti folk, jazz e blues, non più rock e r&b come in passato, con l’aiuto di alcuni emeriti Musicisti jazz, la stessa pubblica questo Disco, che, lontano dai suoi esordi, e privo della spinta di un hit vincente, grazie ad alcuni brani ben strutturati, come quasi fossero la prosecuzione del precedente ed elegante “Pirates”, confermano la verve artistica e le mille sfaccettature musicali di questa talentuosa “Duchess of Coolsville”, così detta in onore di uno dei suoi più bei brani degli inizi…

Aristocratica e colta “Dominous” del Cantautorato femminile made in U.S.A., in questo Album si apprezza col tempo il suo talento, grazie a più ascolti, come si trattasse di un bel album di foto in bianco e nero su cui ritorni volentieri, malgrado sia meno pregevole di quello iniziale, ricco di mille colori…

La delicata ballata "Gravity", ed il cristallino preambolo "Prelude to Gravity", hanno l’onere di avviare questo Disco, e sono tra i brani più convincenti, poiché emozionanti e ben costruiti, e, dominati dal suo sofferto canto e dal suo bel pianoforte, inducono via via l'ascoltatore verso un'appassionante e conclusivo mood orchestrale.

“Juke Box Fury”, insieme a “The Real End”, seppur sia un brillante dejavù, si ascolta volentieri, ma va via veloce senza alcuna magia, malgrado sia in sintonia con le sonorità degli inizi, come quelle del famoso "Chuck E.'s in Love".

“It Must Be Love”, forte e struggente ballata, procede al ritmo di allegri riff , e del suo potente e melodioso canto, riportando il Disco su bei spazi musicali, e corre decisa e spensierata sino alla fine.

Anche la scanzonata e jazzata “The Real End”, che apre il Lato B, com'è stato anche per il precedente “Juke Box Fury”, brilla gioiosa, forte della sua voce appassionata e dei arrangiamenti perfetti suo controcanto, contagiandoti con la sua briosa allegria.

“Deep Space”, meno drammatica di Gravity, ma non meno profonda, procede inquieta dipingendo scenari di desolata solitudine, grazie alla sua algida tastiera ed alla sua dolente voce che canta: “…I tuoi sogni sono come biglie nella tasca di un ragazzino….

“Runaround”, brano meno convincente di tutto l'album, non aggiunge nulla allo stesso, pur suonando bene è un signor “riempitivo” tra un brano e l’altro, come nel caso dei prossimi due ultimi brani.

“Rorschachs: Theme for the Pope”, unico brano progettato a 4 mani con Sal Bernardi, dall’andamento di un valzer eccentrico ed intimista, impreziosito da fisarmonica e ritmi mediterranei, seppur pregevole pare incompleto, e distante sia dalle consuete melodie che dai miei ascolti…

“The Unsigned The Weird Beast”, inusuale, riecheggia le atmosfere dell’iniziale “Prelude to Gravity”, ma non convince, concludendo quasi incolore il nostro Album.

E' tempo di suonare la Tua bella Musica, thank you again Dear Rickie !!!

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