L'accorato Armand si arma di armature adamantine adocchiando ametiste aspettative e, preservandosi dall'ubriachezza di un suggerimento molesto ad una nolente sindrome di Stendhal di un museo qualsiasi, rimescola l'abduction subìta dell'oscuramento di questo lavoro rimasto latente e sospeso nell'estate '83 dove una necessaria psycho crema solare protection +5000 testata col contatore Geiger, occultava la portata arcangela di tutto questo bendiddio di radiazioni synth dance tricolori.

La bambagia celeste per il Caspasian quella volta fu sospesa per quarant'anni e passa; colpa di quei grigi alieni, dei loro subdoli rapimenti e delle amnesie prodotte? Fatto sta che l'altro ieri in televisione ceca, canale musicale, parte a sorpresa il video di "Vamos a la Playa" e a destra dello schermo appaiono informazioni varie sulla canzone, l'anno di uscita, i nomi dei componenti della band, di quale ellepì faceva parte la canzone e la copertina dell'album... Ecco, la copertina... Ho visto quella copertina e ho capito il perché ero stato buggerato dall'Ufo che mi occultò l'italo disco volante: "Ti sveglierai solo quando lo dirò io, quando lo dirò io!"

Quella copertina (anche il retro), che con la sua estetica a iosa ed eleganza aliena, nonché dotata di futuristica stravaganza del classico, mi calamita subitaneamente all'ascolto del disco in rete dove capisco definitivamente l'Ungaretti illuminandomi d'immenso nel mentre della fruizione uditiva del lavoro in questione. E la domanda sorge spontanea nel chiedersi come cavolo non avevo approfondito al tempo:

1) gli "aglieni" farabutti?

2) la mancanza non di "dinero" ma dello stereo per sentire i 33 giri?

3) o tormentato non dal tormentone dell'estate del 1983 ma da vicissitudini familiari che quell'estate ci portarono a non fare le vacanze, a non "andare a la spiaggia". E non era una seccatura di emergenze finanziarie aka "nun c'ho 'na lira" per andare in ferie, era un irreversibile colpo alla salute di mio padre, che andò sotto terra alla fine dello stesso anno. Chi muore si vorrebbe rivederlo.
...non c'è due senza tre, purtroppo.

Il disco, sentito tutto di seguito per la prima volta in questo Anno Domini 2024 (ieri insomma), mi ha lasciato di un beato che non vi dico. L'elettronica di questi due torinesi è vera e scortese nel farti accorgere che quelle due depistanti hits e le loro "grida spagnolesche" le avevi razzisticamente etichettate come il solito motivetto scemo di un overmind autisticamente vacanziero.

Ma come gli uomini preferiscono le bionde, i Righeira per fortuna hanno preferito i fratelli La Bionda. E potrebbe sembrare vagamente inquietante tutto ciò, ma il disagio dell'oscena mèches musicale qui presente viene tutt'uno dalla copertina e dall'ascolto tutto d'un fiato di queste giugulari che vibrano insieme a corde vocali verde fosforescenti e ti lasciano la voglia di andare a visitare quanto prima il museo Guggenheim, anche se non sai minimamente cosa sia.

L'atemporalità di questi atavici sintetizzatori, usati con ludo fanciullesco, ci immergono in continui stolzi provocati dalla semplicità apparente di composizioni che andrebbero sentite in apnea, aspettando che ci crescano le branchie, che con sorpresa agiscono volontariamente su organi involontari. Non ci piove che gli Stefanî Righi & Rota mettono di buonumore, complimenti vivissimi!
Qua siamo su lidi dove il solleone filtra extra"vacanza" impersonale con biglietto di solo ritorno, in che stato di "cottura" si ritorna però nun ce lo so'.

La sopportazione e la benevolenza dell'esterno, per questi colorati saltimbanchi, viene dall'indossare, da parte di Johnson & Michael, subliminalmente sempre giacca cravatta camicia, non importa quanto siano cangianti i capi, ma è lì che casca l'asino della vera natura borghese di chi ballava il motivetto distratto dalle paillettes synth dadaiste che fraintendeva in un "People From Ibiza" che uscirà l'anno dopo.

Perciò non buttate inutilmente soldi per andare in Cina a fare un corso sulla telecinesi, basta mettersi seduti sul canotto di casa e farsi gavettonare da queste salsedini che, aiutate da testi visionari, magicamente stimolano ubiquità siamesi.

"Il tempo fugge, ma tu balla veloce con me tra futuristi e robot"... "E nella mia mano il tuo ologramma"... "Ci sentiamo intensi oggi"... "Better anyway Replacing all the pain"... Better?

E perciò, checché se ne dica neo psicopatici miei, coi Righeira l'estate non finisce mai. SEGURO!

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