Mestiere difficile, per un beatlesiano, recensire un disco di Ringo. Mestiere difficile, per chiunque abbia la pretesa di capirci un pochino di ciò che gira attorno alle 7 note, dare un buon voto a questo album.

Io provo, per far prevalere l'obbiettività, a chiudere gli occhi e dimenticarmi che chi sta dietro alle 10 tracce di "Y NOT" è lo stesso che, con il suo stile incespicante ed unico, ha contribuito al sound di album come Abbey Road ecc.

Però ci riesco, a dimenticarlo... e quello che sento mi piace poco o niente. Ringo appare come co-autore in tutti i brani, e già questo la dice lunga sulle sue doti cantautoriali, mai davvero esplose perchè, semplicemente, non esistenti... La produzione è buona, i suoni, nel complesso, meno imbarazzanti che in tanti precedenti. Alcuni brani hanno un buon ritmo, scadenzato dallo stile beat immortale ed essenziale del batterista più famoso del mondo; ottimi musicisti dicono la loro senza strafare dando al lavoro una patina di professionalità e buon gusto... che poi viene irrimediabilmente rovinata dalle adenoidi di Ringo.

Quando non è raddoppiata dal buon samaritano di turno, o mascherata da qualche effetto (vedi "Fill in the Blanks"), la voce di Ringo è a tratti imbarazzante, e rende quasi inascoltabili brani già poveri di melodia e idee musicali degne di nota. Basti notare la differenza, in "Walk with you", tra le strofe solitarie o il buon ritornello in cui niente di meno che sua maestà McCartney Paul dà una mano... il middle eight, in cui Ringo torna da solo, è davvero pessimo.

Guarda caso il brano forse più godibile dell'intero progetto è "Who's your Daddy" in cui tale Joss Stone prorompe come lead vocals, lasciando a Ringo l'onere di rovinare solo i controcanti...

Segnalo in "Peace Dream" continui riferimenti al compianto John Lennon, in "Time" sconclusionati tentativi di filosofeggiare coperti da un buon impianto musicale di sottofondo e in "Mystery Of The Night" qualcosina di apprezzabile dal punto di vista melodico, grazie anche a possenti rinforzi vocali e chitarre di livello (è forse il brano più godibile, middle8 a parte).

"Can't do it Wrong" è un blues classico con tanto di fiati, allegro ma facilmente dimenticabile e "Y Not", che da il titolo all'intero progetto, funziona benino grazie a qualche buona idea in fase di produzione. Ringo ci piazza perfino qualche stacchetto un po' più spinto... cosa rara. La canzone decolla davvero quando cantano gli altri, comunque...

Insomma che dire... ennesima prova di una carriera solista di un mito della musica, che dai bei tempi che furono viaggia sempre sugli stessi standard medio bassi. Nulla di nuovo. No news, good news, giusto?

Ringo, by the way... grazie di esistere.

 

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