Un film di fantascienza sicuramente trascurabile per la ingenuità con cui si susseguono i fatti e senza nessun particolare approfondimento, diretto da Roberto Kouba e con protagonisti i due giovani attori Julian Schaffner e Jeannine Wacker.

Il cuore della storia viene raccontato negli antefatti all'inizio del film. Elias Van Dorne (John Cusack), CEO delle Va Industries, la più importante industria nel campo della robotica e apparentemente una specie di benefattore illuminato dell'umanità, crea una specie di robot a uso militare allo scopo di arrivare a una rapida risoluzione di tutti i conflitti in corso sul pianeta. La sua invenzione si rivela tuttavia un'arma a doppio taglio e che invece che risolvere, produce una moltiplicazione dei conflitti a livello globale. La sua stessa figura, chiaramente ispirata in qualche modo a quelli che sono stati diversamente considerati i 'guru' del mondo contemporaneo per le loro innovazioni in campo tecnologico e conseguentemente sociale (dato l'aspetto particolarmente sobrio direi che il modello per il personaggio è più Steve Jobs che Elon Musk, sebbene le innovazioni rappresentate nel film siano chiaramente più prossime a quelle che costituiscono idee e progettualità del CEO di SpaceX e presidente de consiglio di amministrazione di Tesla Motors, SolarCity e cofondatore di PayPal e OpenAI), finisce di conseguenza con l'essere bersaglio di una campagna mediatica negativa nei suoi confronti.

Nel 2020 - all'apice della crisi sopra rappresentata - Van Dorne annuncia il lancio di una nuova tecnologia. Il suo nome è Kronos: un super computer la cui finalità è quella di mettere fine a ogni conflitto sulla faccia del pianeta Terra.

Ma data la sua programmazione, appena viene inaugurato, Kronos comincia subito ad attaccare quelli che considera i principali responsabili di ogni conflitto presente sul pianeta: cioè gli esseri umani. Comincia in questo modo un conflitto impari in cui le potentissime macchine e mezzi di Kronos portano rapidamente alla distruzione del genere umano.

La narrazione ricomincia novantasette anni dopo quando pochi superstiti popolano ancora il pianeta cercando di sfuggire alla furia distruttiva di Kronos. In questo scenario si incontrano due ragazzi, Andrew e Calia, che decidono di fare fronte comune per raggiungere la città di Aurora, che verità o leggenda, si ritiene sia l'ultimo avamposto sicuro sul pianeta e dove la specie umana conduce un'esistenza serena e florida al riparo dall'attacco delle macchine.

Nel corso del loro viaggio verso Aurora, Andrew si rivelerà essere qualche cosa di diverso da un uomo: egli è infatti una macchina, costruita da Van Dorne apparentemente allo scopo di ottenere la fiducia di Calia e conoscere l'esatta ubicazione di Aurora. Ma scopriremo alla fine che si tratta di qualche cosa di più e della sua più grande invenzione: Andrew è infatti una macchina capace di autogenerarsi e di rinnovarsi, di innovare il suo pensiero e le sue conoscenze anche secondo quelle che possono essere le sue percezioni emotive. In qualche modo egli costituisce, secondo la sua visione, l'ultima ancora di salvezza che egli ha voluto fornire al genere umano in uno scontro inevitabile contro le macchine del supercomputer Kronos.

Nel finale un vero e proprio colpo di scena svelerà che i piani di Van Dorne sono in realtà molto più elaborati di quanto possa apparire e che egli possiede una visione più ampia riguardo la sopravvivenza del genere umano di quanto possa sembrare. Come un deus ex machina egli praticamente conduce i fili del gioco dall'inizio fino alla fine e senza mai intervenire, consapevole che egli non solo sia stato il creatore di quella che considera una creatura (cioè Andrew) che abbia superato l'uomo sotto ogni aspetto possibile, ma anche quello che poi guiderà alla fine le due parti verso uno scontro cui egli assisterà come un giudice solitario e impassibile e nella sua infinita solitudine.

È effettivamente proprio la figura di Elias Van Dorne, come detto interpretrato dall'attore John Cusack, l'aspetto più interesssante e su cui porre la nostra attenzione nel commentare questo film. Quanto e come possa incidere una figura come può essere stata quella di Bill Gates oppure di Steve Jobs oppure di Elon Musk, per quella che è la potenza che questa può ottenere e in determinate misure anche più ampia di quella che possono avere dei capi di stato come ad esempio lo stesso Presidente degli Stati Uniti d'America, su quelle che sono le dinamiche della nostra società e quelle che sono le nostre libertà individuali.

Il potere che assume una singola figura come può essere ad esempio anche quella di Mark Zuckerberg è inversamente proporzionale a quello che è destinato a ogni altra singola individualità e quanto questi personaggi illuminati sono effettivamente interessati solo a un tornaconto di natura economico e quanto invece ogni loro scelta, senza ricorrere ai rettiliani e le teorie del complotto di David Icke, va nella direzione di attuare un piano più ampio sul medio-lungo periodo e che riproponga la creazione di un loro modello ideologico. Quanto può essere effettivamente la seconda cosa, per quanto persino naturale nella visione di un singolo essere umano (ciascuno di noi del resto ha una propria visione del mondo e, si suppone, nelle sue azioni miri a realizzarla), differente a questo punto - senza volere fare confronti forzati - da quelli che potevano essere i propositi di Adolf Hitler o qualsiasi altro 'visionario' capo di stato oppure dittatore del tempo passato in termini sia di ottenimento del potere che puramente ideologici. È evidente che il confine tra le due situazioni rappresentate sia molto sottile, forse anche troppo, mentre le risposte e i mezzi a nostra disposizione per rispondere a qualche cosa di questo tipo, sono apparentemente sempre di meno e qualche cosa che nel complesso geopolitico più ampia appaia essere residuale. Praticamente inutile.

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