Se pensate che Robert Wyatt sia un musicista mediocre, avete sbagliato nome.
Il periodo di Rock Bottom "splendido capolavoro e pietra miliare" (ne ho fatto anche una recensione) e di Ruth Is Stranged Than Richard sono ormai un ricordo lontano, ma Wyatt scava dentro il suo sensibile talento e dà alla luce questo magnifico album.
Stavolta ha deciso di fare il tutto in casa, lavorando solamente grazie all'aiuto di sua moglie ormai inseparabile e presente in tutti i suoi lavori, e del bassista Hugh Hopper, dei Soft Machine.
Ma com'è quest'album?
Il pezzo d'apertura, la struggente CP Jeebies, un jazz molto triste, sia dal canto nostalgico che invoca, che dalla musica jazzata con un piano languido e una leggerissima batteria strappalacrime. Cambiamo del tutto argomento e passiamo alla ipnotica N.I.O (New Information Order). La batteria è sempre la stessa, la classica batteria wyattiana, suonata soprattutto sui piatti, un basso ipnotico, claustrofobico, poi una voce calda e pura che va saltellando da una nota all'altra, entrando in perfetta sintonia con la musica, che si va intrecciando fino a svuotare ansia e paure. La title track un motivetto buffo quasi inutile (secondo me) sfocia nel banale, e nel ridicolo, una canzone, ripeto, sempre sul mio punto di vista, stona sull'album che mantiene un sound molto più serio e impegnativo. Ma andiamo oltre, finita la title track, inizia un altro pezzo interessante, Sight Of The Wind, ricordate Alifib di Rock Bottom? Bene, in sottofondo potrete trovare una voce con degli effetti ossessivi simile ad Alifib, mentre un cantato sciolto e a sua volta riflessivo gli scivola sopra fino ad incorniciare il tutto.
Siamo arrivati a metà album con Shinkrap, qui Wyatt si diverte a scherzare con le parole, e si fà burlone e crudele allo stesso tempo, con un piano che sembra rincorrerti, fino ad arrivare alle percussioni che si trasformano in campanelline grottesche e animate da spiriti quasi maligni. Poi passiamo a Catholic Architecture, qui l'aria è pacata, il piano costruito sempre con le solite due note, che sfuma e svanisce...Worship, una canzone ritmata sempre sul jazz, si mantiene costante... Costa (Memories Of Under-Development) ha un inizio con richiami d'Oriente, tramite una cupa tastiera ipnotica, poi entrano le percussioni, la voce si culla, ma non si addormenta, è morbida come al solito, mentre i suoni cadono sul finale... Passiamo a Left On Man penultima canzone, rasserenante motivetto, musicato da basso e percussioni tribali con un coro che ripete sempre la stessa frase, coro cantato dallo stesso Wyatt, poi il pezzo rallenta e si ricongiunge alla superba Lisp Service, e qui vediamo la partecipazione di Hopper al basso, che chiude in un finale lacrimosa questo lavoro coinvolgente, per un Wyatt che ci ha dimostrato ancora una volta di aver superato la prova.
Carico i commenti... con calma