"Ti ho dato Pippo e Topolino

e Paperino e tutto quel che ho

ma c'è una cosa nel taschino,

qualcosa bella mia che non ti do.

Neanche se piangi in cinese,

neanche se piangi in cinese."

Essere un cantautore e nello stesso tempo mantenere gli stessi livelli qualitativi dei tempi andati non è di certo un lavoro da poco, specialmente vista la situazione dell'attuale cantautorato classico della nostra penisola: c'è chi ha ceduto alla mancanza di inventiva calando di qualità (Bennato, Dalla, Daniele, Venditti) e chi è rimasto a livelli abbastanza alti (Fossati, Conte, De Gregori, Guccini). Ma di questi ultimi, uno che sicuramente merita un discorso a parte è proprio lui, Roberto Vecchioni.

Il Professore, come lo conosciamo un po' tutti. Amato e odiato allo stesso tempo. C'è chi ne loda i testi e non fa altrettanto per il cantato da chansonnier o per gli arrangiamenti, e c'è chi loda entrambi. Ha scritto tante canzoni, di cui il 90% davvero ben riuscite. Tutti conoscono "Samarcanda" e "Luci A San Siro". Molte meno persone invece "Canto Notturno", "Dentro Gli Occhi" e "Tommy". Ha fatto anche qualche lavoro modestissimo (nel senso negativo del termine) e dimenticabilissimo ("Ippopotami" e "Rotary Club Of Malindi", di cui il secondo è comunque leggermente superiore al primo), ma questo non gli ha impedito di rimanere sempre a testa alta, con la capacità di riscattarsi nel giusto modo.

Questo "Di Rabbia E Di Stelle" è un lavoro targato 2007. Ed è un disco dove il Prof non solo si riscatta dal precedente "Rotary...", ma dimostra di avere ancora molto da dire nonostante gli anni, con un disco che potrebbe essere una sorta di autobiografia.

L'autobiografia di ognuno di noi. Noi, capaci di essere sempre più sinceri con noi stessi nel guardare la realtà circostante, in una miscela di dolore e rabbia, ma allo stesso tempo amore e vita. Forse sono queste le quattro parole chiave dell'opera.

Dolore, rintracciabile in canzoni come l'acustica "Non Amo Più", ritratto di una delusione vera e propria, e "Amico Mio", dedicata ad una persona che non c'è più, ritornando sui passi di quel Tommy, omaggiato lo scorso decennio.

Rabbia, sentimento che plasma composizioni come "Questi Fantasmi" e "Mond Lader (Mondo Ladro)", dove, in un quasi simpatico milanese, il nostro si mette nei panni di un operaio preso dalla rabbia perché incapace di arrivare alla fine del mese ("Cosa ne sarà di me domani, che c'ho solo merda nelle mani?").

Amore, quello visto in tutte le sue sfaccettature, che emerge in "Non Lasciarmi Andare Via" e "O Amore Amore Amore".

Vita, la vita di tutti. Quindi anche la vita dei "Comici Spaventati Guerrieri" (che il Prof sia un ammiratore di Stefano Benni?), tutti quei giovani in preda ai dubbi ed in lotta con il mondo. La vita dello stesso Vecchioni (subliminalmente presente in "Il Cielo Di Auschwitz"), di sua moglie ("La Ragazza Col Filo D'Argento"). La vita nostra ("Tu, Quanto Tempo Hai?"), di noi che, guardando su nel cielo, ci rendiamo conto che magari quello stesso Dio con cui ci siamo arrabbiati può essere l'ultima possibilità per sapere che cosa stiamo cercando ("Le Rose Blu").

Per finire, non mancano due momenti pieni di sana e simpatica ironia: "Neanche Se Piangi In Cinese" e "Il Violinista Sul Tetto" (cantata con Teresa De Sio).

"Di Rabbia E Di Stelle" è un disco capace di fondere insieme mestiere e qualità. Perchè, nel vasto panorama musicale odierno, fatto di bravi e presunti bravi, di belli e brutti, ma anche di cani e porci, ci sono ancora cantautori che si portano bene i loro anni, senza perdere il loro smalto.

E Roberto Vecchioni segue egregiamente quest'esempio.

 

"Come è lontano, Dio, lontano il cielo

da tutto quello che ho creduto vero..."

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