Disco inserito nella cadenza biennale che Vecchioni ha rispettato dal 1989 al 1999, "El bandolero stanco" rappresenta un episodio meno riuscito del precedente "Il cielo capovolto" e si piazza sullo stesso livello del successivo "Sogna ragazzo sogna". Il disco risulta squilibrato, tra quasi capolavori e divertissment senza troppe pretese. Apre le danze la title-track, con un fare spagnoleggiante che mette un po' di ipocondria al primo ascolto, creando un'atmosfera refrattaria al gusto musicale italiano di quel periodo. Il ritornello "Dove silenzio dove silenzio dove" rappresenta il "oh oh cavallo oh oh cavallo oh oh" di venti anni dopo, mentre il titolo ricorda, ma solo per una parola, una canzone del 1976, "Il suonatore stanco", di ben altro arrangiamento e spessore. Un inizio non riuscitissimo insomma. Ma basta la seconda canzone per dare credito a Vecchioni, che riprende un romanzo dello scrittore russo Evtušenko del 1962, per comporre una delle canzoni più belle di tutta la sua carriera: "La stazione di Zima". In essa il Professore dialoga con Dio, in un filone di canzoni cominciato con "Angeli" del 1993 e che arriva fino ad oggi. Arrangiamento pianistico essenziale, la voce di Vecchioni è calda e ha la strada spianata nel suo dialogo con l'Alto. Da Evtušenko ad Ejzenštejn, ed ecco "La corazzata Potëmkin", a dispetto del titolo un divertissment in cui il Nostro si dimostra "burattinaio di parole", con verbi come "metaforiamo" e "sinestesie galleggianti", "allitterati nonsensi". La "Vaudeville" di venti anni dopo, dove si ironizza sul mestiere di cantautore e sulla critica. Alternanza di canzoni leggere e profonde. Così, a rispettare questa alternanza, un'altro grande episodio della carriera del cantautore di Carate Brianza, almeno sullo stesso livello della seconda traccia: "Canto notturno (di un pastore errante dell'aria)" dove si parafrasa il celebre componimento di Giacomo Leopardi, sostituendo alla parola "Asia" la parola "aria". "Il navigante si perse in un sonno di stelle irraggiungibili..." un inizio da brivido. È la volta poi di "Quest'uomo", canzone di un padre ai figli, come lo era stata "Figlia" del 1976 e come lo sarebbe stata "Figlio, figlio, figlio" nel 2002. Questa volta l'alternanza comincia con le canzoni serie. La canzone ironica che segue è "La gallina Maddalena", una melodia mezzo napoletana (la famiglia di Vecchioni era napoletana, forse per questo) che prende subito. Ma a spezzare l'atmosfera festosa c'è "Celia de la Cerna", dedicata alla madre di Ernesto Che Guevara, in cui si ricorda l'eroe cubano, assimilabile alla figura del bandolero stanco da cui il titolo dell'intero disco. Anche qui chitarre latine a farla da padrone. L'atmosfera ritorna scherzosa con "Compañeros", con Vecchioni che gioca rimando con parole spagnole e italiane, proprio come aveva fatto con "Poesia scritta in un bar" di otto anni prima. I compagni però danno continuità con la traccia precedente. Dopo la musica de "La gallina Maddalena", tocca cantare anche in lingua partenopea! In "'O primm'amore" Vecchioni torna a cantare in napoletano dopo "Lettera da Marsala" del 1979 e ad omaggiare la città dopo "Nel regno di Napoli", brano diviso in tre parti del 1986. Nel suo cantato siamo a metà tra uno che non ha mai parlato questo dialetto e uno che lo ha sentito ma di certo non lo padroneggia. Ne esce così una interpretazione equilibrata, che non sfocia nel ridicolo e nemmeno nello sguaiato. Vecchioni riesce a nobilitare il dialetto forse più conosciuto in Italia, complice sicuramente la tradizione della canzone partenopea. Chiude il disco sempre una canzone d'amore, ma questa volta dopo spagnolo, napoletano e naturalmente italiano tocca all'inglese, con "Love Song (Despedida)", in cui il piano riprende un po' quello de "La stazione di Zima". Il sottotitolo tuttavia è sempre in spagnolo e vuol dire "addio, commiato", ed il brano è perciò giustamente collocato in fondo. La canzone è forse quella arrangiata meglio tra tutte, il ritornello è da pelle d'oca! Nel disco tra i musicisti figura il "solito" ex Nuovi Angeli Mauro Paoluzzi alle chitarre.

"El bandolero stanco" è un disco del Vecchioni da scoprire, quasi un concept album sul temperamento latino, tra ironia e profondità, tra "guerra e pace" per dirla con il titolo di un altro scrittore russo oltre a quello citato nel disco. Un album infine di contaminazione culturale, più che in altri dischi. Buon ascolto.

Elenco tracce e video

01   El bandolero stanco (05:29)

02   La stazione di Zima (04:43)

03   La corazzata Potemkin (05:27)

04   Canto notturno (di un pastore errante nell'aria) (06:11)

05   Quest'uomo (05:46)

06   La gallina Maddalena (04:50)

07   Celia de la Serna (04:54)

08   Compañeros (05:23)

09   'O primm'ammore (05:29)

10   Love Song (Despedida) (03:40)

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