Dedico questa recensione agli utenti Ribaldo e Marco Orsi.
Di questo LP si è già probabilmente detto tutto, entra prepotentemente nelle interviste del prof., ma i brani a parte la celeberrima title-track fanno fatica ad entrate nelle scalette dei concerti, oggi come oggi, quando invece il repertorio degli anni '70 non è affatto trascurato, anzi.
Mi rendo conto di raccogliere per l'ennesima volta un parere impopolare, ma ahimè, cerco di farlo in modo rapido ed indolore: questo LP non è proprio riuscito. In mezzo ai suoi due massimi capolavori 'Elisir' e 'Calabuig', troviamo questo momento, di poca ispirazione e tanta autobiografia, che però spesso finisce per essere il pretesto per... un bel niente.
A parte il brano 'Samarcanda' quasi rinnegato negli anni a venire dal prof, che dirà, a proposito di questo grande successo di vendite 'Samarcanda non è un successo, è un caso. 'Luci a San Siro', per me è un successo per il suo valore etc.. etc..' insomma distingue dalle canzoni facili a quelle che davvero gli stanno a cuore e pensa riuscite. Al di là di questo ci sono i pareri personali di giornalisti, debaseriani e semplici ascoltatori accaniti.
Per me negli anni settanta Vecchioni alterna grandi momenti ad altri di ripresa, di recupero, in cui un LP quasi mediocre gli fa riprendere fiato: lo stesso discorso vale per 'Robinson' episodio meno rilevante tra il precedente 'Calabuig' ed il successivo 'Montecristo'.
Questo album ha dei riempitivi evidenti, soprattutto nella prima parte, nel Lato A, per chi possiede l'LP. Le cose migliorano dal brano parlato e quindi un po' improbabile ed ambiguo 'Blu(e) notte', a questo segue la tripletta 'Per un vecchio bambino', 'Canzone per Sergio' e 'L'ultimo spettacolo'. Una specie di trilogia familiare, composta da brani che però sono molto di più che un malinconico ricordo del fratello e dell'infanzia insieme, del babbo, eterno ragazzino, che scomparendo diventa finalmente adulto, e dell'addio della moglie.
In particolare due brani: 'Per un vecchio bambino' e 'L'ultimo spettacolo' sono rilevanti, anzi, per me forse gli unici da inserire in un'ipotetica antologia, relativamente a questo LP.
Motivi in particolare non ce ne sono, piacciono a me. Apprezzo poco in realtà la teatralità gigante dell'ultimo brano, un po' forzata, perde in genuinità. Tutto il contrario per l'altro brano, in cui il papà diventa un bimbo, un brano dolcissimo, molto bello e poetico.
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