Un pianista e compositore lucano.
Difficile, molto difficile descrivere questa musica... Rocco De Rosa, ma chi sei? "Makisì", per dirla con il titolo di un tuo brano? Pianoforte liquido e borbottante su sfondo di percussioni etniche... E dove ci portano queste "Rotte Distratte", questa gioiosa danza che si sprigiona da un coro di vecchiette del tuo paese, e prende il volo sulle ali del violino di Gabriele Benigni? Dove desidera la nostra fantasia, purché si tratti di paesi dove il sole batte forte e dove si sente il rumore del mare nostrum. Lasciandosi guidare dal magico canto della italo-turca Yasemin Sannino ("Sevdali", "Dalgalar") e dalle mille voci, che si specchiano una nell'altra, della napoletana Maria Pia De Vito ("Flumina").
Oppure no, in un mondo rigido, geometrico, minimale, che si ricorda di Steve Reich ("Il Male Divino"). E ancora più lontano, oltre l'oceano, su è giù per la Cordigliera, in compagnia della tromba di Giovanni Di Cosimo, a bagnarsi nelle acque del porto cileno di "Iquique". Suggestivi "Transiti" di oboe e quartetto d'archi, "Luce di ieri" ancora soffusa e presente, tristi feste paesane che ci avvolgono in una "Girandola" di ottoni...
Colonna sonora del mondo, tradizione mediterranea, voce di popoli migranti... E' bello viaggiare, ma è altrettanto bello tornare... "Di Ritorno", delicate note d'arpa e l'inconfondibile, malinconico organetto di Riccardo Tesi, "A Casa", Jarrett e tanto riverbero, come di un brano registrato tra le pareti domestiche.
Che cosa si può volere di più dalla vita?
Un lucano, naturalmente.
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