Chi se li ricorda?
La generazione ideale è quella nata nel '55-'68. Per averli visti, sentiti e amati. I "pelatoni spaziali" argentati erano un gruppo di 5 elementi con tutte le cosette a posto. Dal 1977 al 1982, nel periodo più florido e riconoscibile, hanno villeggiato nelle classifiche italiane con buona costanza e creato nell'immaginario collettivo curiosità sulla loro identità "terrestre". Tale era la loro immedesimazione nel ruolo di "Rockets". Dal vivo hanno dato grandi emozioni e spettacoli avanguardistici. Tra i primi in Europa ad usare il laser. Scenografie di tutto rispetto in tematica spaziale. Hanno suonato per 5 anni una sera ogni tre con il tutto esaurito. La Rai nel 1980 trasmette da Taranto una data del tour "Galaxy". Nominati gruppo straniero dell'anno, perchè provengono dalla Francia.

Il loro genere viene messo spesso tra la dance, il pop etc. Trattasi invece di Space Rock del tempo. Forse gli unici esponenti, se non altro per la connotazione spiccata e l'originalità tuttora imbattuta. Sfioravano il punk come aggressività nel look, ma osservandoli attentamente erano solo spaziali recitando maestralmente la parte con movimenti rigidi ed espressioni vuote. In particolare il loro front-man Christian Le Bartz.
"Galaxy" è sicuramente il loro lavoro migliore, il 4°, in piena maturità di stile ed esecuzione.
Il singolo "Galactica" è stato uno dei tormentoni dell'estate 1980 ed ha battagliato in classifica con "Another Brick In The Wall" e "Video Killed The Radio Star"!!
E' un concept album con i brani sfumati. I testi sono del bravo bassista Gerard l'Her e le tematiche trattate sono uomo e spazio. A volte tutt'altro che corrivi.

Troviamo appunto "Galactica", seguita da una sirena di allarme la simpatica "Mecanic Bionic", segue la potente "Synthetic Man", e la bellissima "One More Mission" dal sapore un pò blues.
"Universal Band" apre il lato B, un brano autocelebrativo che descrive il gruppo e le sue scelte, ed eccoci alla strumentale "Prophecy". Il loro capolavoro esecutivo dove si annidano raffinatezze spettacolari e uso sapientissimo di una colossale strumentazione del tempo. In cuffia ancora molto affascinante. Arriva poi "In The Black Hole" e "In The Galaxy" che suona come un monito all'umanità. Troviamo un neonato che ride nel mezzo prima dell'assolo finale e di "Medley". Un collage pubblicitario piuttosto astuto che fa ascoltare in tre minuti le loro precedenti produzioni sfumate una con l'altra. Non ricordo niente di simile in nessun disco.

Alain Maratrat è il chitarrista-tastierista e l'autore primario delle musiche, Gerard l'Her voce e basso, anche testi, Fabrice Quagliotti - tastiere, Alain Groetzinger - batteria, Christian Le Bartz - frontman dal vivo e uomo immagine - vocalist.
Sembrerà eccessivo tutto questo dispendio di parole per questo gruppo, ma non è stata una meteora ma un pianeta che ha orbitato a lungo attorno alla Terra. Troverete dei siti correlati molto esaustivi sulla loro storia e legioni di appassionati tutt'altro che domi. Una cover band ufficiale a 360° e i Rockets rigenerati che lavorano tuttora a dei progetti.
E' stato un fenomeno amato in Italia e tutt'altro che dimenticato. Non troverete l'album in CD come meriterebbe ma in mercatini e scambi. Ci sono due raccolte dedicate doppie ben realizzate.

Attenzione... i Rockets potrebbero riatterrare!

Joe Cavalli

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