Fra le diverse centinaia di canzoni che ha composto Paul McCartney, oltre a quelle inutili (molte) o addirittura irritanti (alcune), siamo tutti d'accordo che ve ne sia un buon mazzo di assolutamente fantastiche.
E non vi è dubbio che "Maybe I'm Amazed" appartenga a quel mazzo, pure fra le primissime a mio parere. Paul la compose quando i Beatles erano agli sgoccioli, se fossero riusciti ad andare avanti per un altro album sarebbe sicuramente finita nel successore di "Abbey Road" ed oggi avrebbe ben altra notorietà ed importanza storica… Trovò invece posto nel suo primo album solista uscito nel 1970, e poi più tardi in qualche raccolta dal vivo, visto che anche il suo autore ne ha mantenuto sempre un'alta reputazione includendola volentieri nelle scalette dei concerti.
Nello stesso 1970 i londinesi Faces erano in fase di lenta ripartenza, dopo la rifondazione del vecchio gruppo beat degli Small Faces da cui se n'era andato il leader Steve Marriott, attraverso un doppio innesto dal Jeff Beck Group nelle persone di Ronnie Wood alla chitarra (futura Pietra Rotolante) e Rod Stewart alla voce (futuro canzonettaro sciupafemmine).
L'esordio della nuova formazione è con l'album "First Step", poi un secondo lavoro "Long Player" nell'anno successivo, il 1971, registrato per buona parte in studio ma con incastonate un paio di cover dal vivo assai opportune appurato che, ubriaconi e rumorosissimi come erano, rendevano molto di più su di un palco che costretti dentro una sala di incisione. Una di queste tracce dal vivo è proprio la "Maybe I'm Amazed" del Mac, ballata vigorosa e piena di soul senza ombra di sdolcinate indulgenze già nella versione dell'ex-beatle, ancora più potente ed intensa nelle mani di un gruppo indisciplinato ma pieno di grinta e irruenza come i Faces.
Il tastierista Ian McLagan apre il brano con il piano elettrico, presto raggiunto da uno svagato Ronnie Wood evidentemente con qualche Martini di troppo in corpo, il quale litiga coi volumi della sua chitarra, ci mette un po' a regolarsi e intanto resta fuori tempo… La prima strofa, senza ancora la ritmica, la canta il povero bassista Ronnie Lane col suo timbro chiaro, molto pop e molto poco incisivo.
Così che quando alla seconda strofa arrivano basso e batteria e soprattutto il piglio focoso e potente del giovane Rod Stewart la canzone sale veramente al piano di sopra! Quest'uomo con gli anni si è fatto sempre più vanesio, vacuo, antipatico ed inutile, ma quando era giovane spaccava! Rod canta col cuore in mano ed emerita foga le vicissitudini della canzone (il solito amore mal corrisposto), riscaldando la folla presente e pure il suo chitarrista che infatti esegue di buona lena il bell'assolo obbligato, vera canzone dentro la canzone, tipico di McCartney che essendo soprattutto grande melodista ha sempre concepito anche le parti strumentali (assoli ma anche giri di basso) in maniera molto cantata, melodica.
Al secondo ritornello McLagan molla il piano per l'organo Hammond, che suono!… e tutti ci danno dentro in un encomiabile pienone musicale, poi viene organizzato uno stop&go insolitamente lungo che lascia interdetto il pubblico, rullatone di Kenny Jones (futuro Who) per un ultimo giro di chitarra e ritornello sempre più rauco e spaccacorde che termina con dei vocalizzi di Stewart da solo ed un disastroso stop finale col solito Wood fuori fase. Stewart allora bofonchia al microfono "Così, tanto per scaldarci un po"… e tutto finisce. Molto bello.
Per chi non avesse mai sentito i Faces in vita sua, c'è un gruppo anni '90 di ottimo successo (e qualità) che li ricorda incredibilmente: sono i Black Crowes.
Elenco e tracce
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