Non pensiate che io sia sempre sommerso da suoni oscuri, tristi, deprimenti o dall'oltretomba! Anche a me, ogni tanto, va di buttarmi su qualcosa di più spensierato o sbarazzino. Il principale gruppo che mi ascolto volentieri quando ho questa sete di allegria musicale sono i Moloko, che già presentai qui con lo splendido "Statues".
Nonostante non abbiano mai rivoluzionato nulla, sono un gruppo che riesce a fare del pop un'opera d'arte: alle melodie catchy si uniscono, infatti, torbidi beats elettronici, vertiginose incursioni nel jazz, nello swing e nel trip-hop. Mi piace vederli come la versione solare dei Portishead, con una Beth Gibbons che scopre l'amore e che, dopo aver pianto per tutta la vita, scende in discoteca a ballare fino all'alba. La Beth Gibbons, in questo caso, è Roisin Murphy, una cerbiatta bionda con una voce spettacolare, plasmata, praticamente per cantare di tutto

Certo, è pop. Ma è un pop che pochissimi altri sanno fare: i loro motivi non stancano mai, durano più di una stagione (e il fatto che si amino dopo vent'anni ne è una prova). Musica raffinatissima, ma al contempo schizofrenica, originale, emozionante. 
Tra ardite sperimentazioni e singoloni (come non dimenticare gli spettacolari capolavori pop "The Time Is Now" e "Sing It Back"?), la coppia, ad una certa, si sfalda: non più amanti, niente più musica insieme. 

Roisin, tuttavia, ha un carisma forte e la voce giusta. Perché non debuttare come solista, quindi? Il miracolo sembra pronto: "Ruby Blue" (2005), prodotto da nientemeno che Matthew Herbert, era un gran bel disco. Meno potente di quelli dei Moloko, ma il miscuglio elegante e sperimentale tra sonorità minimal house e jazz riusciva a convincere con entusiasmo. Poi ci fu la seconda prova, "Overpowered" (2007), incensato da critica e pubblico. Non mi piacque per niente. 
Nonostante fosse sempre due spanne sopra tutto il resto nel genere pop, era di una banalità sconcertante: electro-pop da supermercato solo vagamente più autoriale e melodie scialbe, assolutamente non memorabili quasi sempre accompagnate da casse che pompano, dove nemmeno la voce della performer riusciva a salvare l'inconsistenza delle canzoni. 

Il terzo album non arrivò mai: Roisin si ritirò nel suo giaciglio a sfornare un figlio dietro l'altro. Ogni tanto bussa alla porta, tipo "Va' che ci sono, eh! Non so' sparita!", pubblicando singolini brutti come quelle cose che senti in radio. Roba che se pensi che viene dalla voce suadente di "The Time Is Now" ti salgono le convulsioni.

L'apice più grave, però, sicuramente è "Orally Fixated", che già dalla copertina lascia presagire il peggio.

Sta a vedere che ora anche la Murphy si trasforma in una bomba sexy da classifica.

Ebbene sì: un pezzo orribile, senza estro, senza fantasia, banale e dalla struttura sciocca come la peggiore Spears.  

Lo sconcerto, per chi ha amato i suoi rischi (anche solo vocali... basta ricordare "Indigo" o "Pure Pleasure Seeker") non può che essere alto. Ed è un peccato. Un peccato quasi peggiore di quello originale.

Un pezzo con un ritornello brutto come la fame, che si apre con una cassa tamarra e synth arrivati dai peggiori anni '80. Non so che dire. Ci sono rimasto talmente male da doverci scrivere una recensione, che è utile quanto una matita Ikea dalla punta rotta, lo so.

Ma comprendetemi: cosa fareste voi se l'unico gruppo che ascoltate nei momenti di spensieratezza si gettasse nell'orrore senza poter tornare dall'abisso? Mi sa che mi conviene tornare ai Joy Division, anche quando sono gioioso come una pasqua. 

Perché finché sotto l'ondata di merda ci muoiono delle sciacquette mi va anche bene, ma se è la Murphy, no. 

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