'Independence Day' è stato sicuramente uno di quei film che hanno segnato una generazione. Non sto parlando di un film che è diventato un cult o che considero tra i capolavori della storia del cinema e neppure del solo genere fantascientifico, ma parliamo di un 'blockbuster' che, quando uscì nelle sale cinematografiche nel 1996, richiamò un sacco di spettatori e si rivelò uno dei maggiori successi al botteghino degli anni novanta.

Quando è uscito dovevo avere dodici o tredici anni e credo che questo sia stato uno dei primi film che avrò visto al cinema non accompagnato dai miei genitori e in compagnia di degli amici. Non posso nascondere che allora fui sicuramente colpito dalla visione, come poteva essere altrimenti, ero giustamente un ragazzino, ma allo stesso modo non posso negare che nel tempo non ho potuto fare che considerarlo un episodio assolutamente inutile all'interno della storia del cinema e della fantascienza, genere di cui sono notoriamente un grande appassionato.

Il flim di Roland Emmerich è un tipico prodotto da intrattenimento, colmo di ingenuità e che cerca di combinare allo stesso tempo scene spettacolari con un buonismo del tipo, 'Vogliamoci tutti bene,' e quella ironia che è necessaria per forza in un film di questo tipo e che aveva il suo punto di forza nel protagonista Will Smith, reduce da 'Men In Black' e che in quegli anni, qualsiasi cosa facesse, diventava un sicuro successo. Ma 'Independence Day' fu molto più di questo. Nel film c'era un presidente degli Stati Uniti d'America che prendeva attivamente parte alla guerra contro le forze invasori aliene, una figura di eroe positivo e in netta controtendenza con quelle che erano allora le considerazioni dell'opinione pubblica americana, delusa da Bill Clinton sull'onda dei fatti del Sexgate.

Fu innegabilmente un evento e il film di genere fantascientifico più acclamato di quel decennio. Quando poi uscì subito dopo 'Mars Attacks!', si ritenne a torto che il film così pieno di ironia e volto a demistificare i classici del genere fantascientifico, volesse essere in primo luogo una parodia di 'Independence Day', una ipotesi che comunque lo stesso Tim Burton volle smentire. Però, per quanto mi riguarda, devo dire che molto spesso ancora oggi io faccia una certa confusione tra i due film che, alla fine, secondo me sono più o meno praticamente identici. Anche se so che una considerazione di questo tipo potrebbe non essere bene accolta dai fan del regista californiano. E allo stesso modo anche da quei culturi e fanatici del film di Emmerich. Ammesso che ce ne siano.

Pare comunque che questo sequel fosse in progettazione già da almeno quindici anni, ma che poi a causa di vicissitudini varie, il progetto sia stato sempre rimandato e fino a questo momento, in cui si festeggerebbe nella pratica il ventennale dell'uscita del primo storico film.

Diretto sempre da Roland Emmerich, 'Independence Day: Resurgence', è giustamente ambientato esattamente venti anni dopo dall'invasione aliena. Il mondo da allora è radicalmente cambiato. Le tecnologie ereditate dagli alieni, hanno trasformato la vita di tutti i giorni e grazie alla ricchezza e lo sviluppo che ne sono conseguiti, la Terra attraversa una fase storica ideale di pace e fratellanza e nella quale non ci sono praticamente più guerre.

Comunque spaventati dal possibile ritorno delle forze di invasione aliene, le Nazioni Unite hanno comunque creato un programma di difesa spaziale. Oltre la solita Area 51, che risulta essere potenziata e centro di tutte quelle che si potrebbero definire come le forze di intervento in caso di invasione, è stata allestita una ulteriore base sulla Luna. Proprio sul nostro satellite hanno inizio i fatti di questo secondo film in una sequenza iniziale che vede una navicella spaziale, pilotata da Jake Morrison (Liam Hemsworth, l'attore che nella pratica veste i panni dell'eroe buono e coraggioso) rischiare di andare a scontrare contro una delle strutture della base e che per come è stata girata, è forse il momento migliore del film, per quella che è la suspence che riesce a creare e per un certo rimando a un cinema di genere brillante e veramente avvincente degli anni passati a partire dagli anni sessanta-settanta e fino a episodi tipo 'Apollo 13' di Ron Howard oppure 'Space Cowboys' di Clint Eastwood.

'Independence Day: Resurgence' riprende nella pratica tutti gli stessi attori del cast del primo film. A eccezione purtroppo proprio di Will Smith, che forse avrebbe potuto essere l'unico a dare magari un po' di brio a un film, che pure ricalcando nella trama e lo svolgimento dei fatti quello che fu il primo capitolo, credo sia in ogni caso destinato a essere un fallimento e dove il primo invece all'epoca fu anche bene accettato dalla critica, eccome.

I fatti sono praticamente gli stessi. Gli alieni, prima di essere sconfitti, sono riusciti a mandare un messaggio di soccorso e la Terra viene dopo vent'anni presa di nuovo d'attacco dalle stesse forze di invasione, questa volta ancora più numerose di quella precedente. In un susseguirsi di soliti inconvenienti e soluzioni brillanti del solito David Levinson (Jeff Goldblum - che peccato vedere così spento un attore che secondo me avrebbe potuto fare una carriera molto più grande, dato il suo indubbio talento), lo schizzato scienziato Brakish Okun (Brent Spiner) e di quelle sul piano militare del duo composto dal già citato Jake Morrison e dal suo amico-rivale Dylan Dubrow-Hiller (Jessie Usher), che sarebbe poi il figlio del personaggio interpretrato da Will Smith nel primo film, 'Resurgence' si conclude con una battaglia nei confronti di quello che si potrebbe definire l'alieno-madre, una specie di gigante e che rimanda a una fantascienza ancora più ingenua di quella blockbuster made in Usa e cioè all'immaginario dei vari Godzilla e robottoni giapponesi.

Veramente difficile trovare qualche cosa da salvare all'interno di questo film. Manca, invero, anche quella figura eroica e simbolica del presidente USA pronto a mettere a rischio la sua stessa vita per salvare il pianeta. C'è infatti di nuovo Bill Pulmann, nei panni del presidente in pensione Thomas J. Whitmore, e egli si rimetterà nuovamente in gioco per finire quello che lui stesso aveva iniziato, ma sul piano carismatico siamo lontanissimi a quello che era vent'anni fa. Gli anni, evidentemente, allora passano per tutti e anche per i personaggi dei film di fantascienza. Ci sta poco da fare. E pensare che comunque di questo film secondo me ci sarà ancora un ulteriore sequel perché a quanto pare, a seguito dell'apparizione di una nuova specie (questione per nulla approfondita all'interno del film) e che sarebbe schierata a favore della Terra, sembrerebbe proprio che il nostro pianeta sia destinato a essere al centro di una specie di contesa intergalatticae di cui i contenuti sarebbero ancora tutti da svelare.

Un ipotetico terzo episodio e nel quale evidentemente il nostro pianeta, si suppone, possa essere decisivo al fine della risoluzione del conflitto e magari dove il regista farà prevalere ancora una volta quella specie di buonismo, tipicamente 'Indeipendence Day', che ritroviamo oggi immutato a vent'anni di distanza e nei quali nel mondo sarebbe successo praticamente di tutto. Dal disfacimento di quella che possiamo oramai definire l'ex-Jugoslavia, ai fatti dell'undici settembre, le guerre in Afghanistan e in Iraq, alla crisi economica e tutto quello che è successo in Europa e nel Nord Africa e Medio Oriente e fino ai fatti più recenti, dal tentativo di golpe fallito in Turchia e la questione sicuramente più gravosa, quella dell'Isis, che solo la settimana scorsa è tornato tragicamente a colpire in Francia nella città di Nizza. Un messaggio positivo, quello di Emmerich, almeno negli intenti, e che si traduce invece in una specie di ingenuità infantile e che non fa neppure sognare in un film stanco e perché nella pratica anche questo, come tutto quello che viene proposto in 'Resurgence', risulta essere sterile e privo di qualsiasivoglia messaggio.

Considerare in qualche maniera 'credibile' un film come questo è veramente difficile. Ancora di più della possibile invasione degli alieni, che, chi lo sa, in fondo tanto per cambiare potrebbero già essere tra noi.

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