Per l'amore dei nostalgici e il disprezzo di coloro che li volevano vedere nel profondo ed eterno oblio, i Roxette son tornati a calare gli infausti palchi del music biz dopo un sipario durato una decade, anni in cui il duo ha poco più che rilasciato blandi greatest hits e vacue compilations nell'attesa della riabilitazione di Marie Fredriksson dalle cure contro il suo tumore al cervello. Charm School, rilasciato l'anno scorso, ha riproposto la veste originale rock-sbarazzina 80s del gruppo dopo la virata eurodance di Room Service e Have a Nice Day ed ha altresì consentito un dignitoso ritorno delle charts svedesi ed europee, sebbene dimentico del florilegio ottenuto nell'era The Look-Joyride. Non appagati dal miracoloso revival Roxette, la premiata ditta Roxette ha guardato avanti, anzi indietro, cercando in tutti i modi di ridare peso ad una band data quasi per finita che tuttavia vent'anni fa era in grado di ammaliare persino i difficili gusti del popolo yankee, peraltro non sempre affine ad accogliere novità europee.
Da questa palese dichiarazione di intenti è stato concepito Travelling, una sorta di raccolta di pezzi inediti, rarità, tracce unreleased, chicche preziose, brani appena confezionati e registrazioni live che racchiude in un'unica tracklist il lavoro dell'ultimo quindicennio di vita degli scandinavi. A metà strada fra un disco in studio e l'ennesima compilation fatta apposta per ravvivare il fuocherello di una (parziale) resurrezione, Travelling: Songs from Studios, Stages, Hotelrooms & Other Strange Places si presenta al pubblico come la perfetta continuazione di Tourism (con medesimo sottotitolo), l'analoga collezione multigusto figlia della tourneé di Joyride del 1991-92, e dunque ne rappresenta la coronazione "celebrativa" a vent'anni di distanza.
Attualmente pressoché inosservato, scarsamente pubblicizzato e privo di un'anima denotativa, il nuovo progetto stenta a raggiungere la sufficienza ampliamente superata con la frivolezza rock-new wave di Charm School, proponendo un curriculum di brani facilmente dimenticabili e poco incisivi anche per un Roxette-addicted. E difatti nel calderone di Travelling c'è di tutto e un po' del peggio della band nordica, un mix di scarti e cestinature appositamente rimosse dalla naftalina pregnante e oppressiva degli sgabuzzini della major, riarrangiate alla meglio, frullate e compattate in un ibrido album di inediti/greatest hits.
Come già sottolineato, ben poco si presta ad una menzione d'onore o anche ad un dignitoso riguardo; fra questi spicca la versione rock di "Stars" (l'originale eurohouse è di Have a Nice Day, 1999, ndr.), i discreti guizzi di vigore post-fasti nel singolo "It's Possible", qualche piacevole accenno pop-folk in "Excuse Me, Sir, Do You Want Me To Check On Your Wife?" ed alcune ballate atmosferico-nostalgiche alla "It Must Have Been Love (The Weight Of The World, Perfect Excuse, See Me)".
No, i Roxette non sono "finiti". I Duran Duran della freddolina Svezia, riluttanti a ritirarsi nella casa di riposo delle colonne portanti di decenni che non torneranno più, dovrebbero comunque evitare rimescolamenti 2.0 e mixaggi risibili e concentrarsi piuttosto su un futuro che potrebbe riservare loro ancora splendide sorprese. Strategie di sopravvivenza a parte, sta di fatto che con questo Travelling i Roxette hanno commesso un inutile passo all'indietro, poco consono alla buona risalita di Charm School. Miss Marie, Mister Per: ri-risaliamo, per favore!
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