Davvero non mi aspettavo di vedere uno spazio vuoto per "Manifesto" da queste parti.
Roxy Music, ladies and gentlemen. Un classico caso da "o li ami, o li odi".

Ormai ad elevati picchi di creatività con l'uscita di "Siren" nel 1975, Bryan Ferry e compagni si prendono un po' di tempo per sè stessi e per nuove avventure musicali soliste. Ritornano nel 1979 con questo album, con un gap tra disco e disco molto più lungo del solito (e resterà così).
Proprio durante gli anni distanti da "casa Roxy" il mondo della musica subì dei cambiamenti a dir poco rivoluzionari, in special modo con l'avvento della Disco Music, su cui voglio soffermarmi.
Il sound dei Roxy Music cambia e non poco, stilisticamente e qualitativamente rispetto ai precedenti lavori: il Glam Rock è ormai quasi totalmente superato ed entra in gioco, appunto, la Disco, influenza che si fa sentire in questo disco, sebbene aggiunta a sprazzi e con equilibrio.

Come era di consuetudine, danno alla luce la solita decina di brani che, con il senno di poi, possiamo definire un ponte tra lo spirito dei cinque dischi (dal '72 al '75) e quello degli ultimi (primi anni '80). "Manifesto" può considerarsi un caso isolato, esperimenti di ridefinizione del proprio sound che comunque resterà per tutta la carriera di una raffinatezza incrollabile e d'intensa fragranza.
La vena artistica non è ancora al meglio dopo il ritorno, ma comunque voglio già certificarlo come un ottimo disco.

Non me ne intendo di discoteche, figuriamoci di quelle che c'erano a fine anni '70, ma possiamo paragonarlo ad una serata passata in una di esse: apre le danze proprio la semi-strumentale titletrack, dal ritmo cadenzato ma groovy, che è la rappresentazione esatta dell'entrata in sala e quindi cerchi di ambientarti, non parli ancora con nessuno e cominci a scioglierti lentamente con il passare dei minuti.
Quando arriva "Trash" (si sentono già accenni di Disco in lontananza) sei già al centro della pista a scatenarti per conto tuo nella calca di corpi che si muovono, e vedi lei, una splendida sconosciuta ("Angel Eyes", dove l'influenza è riscontrabilissima) e ti avvicini.
C'è intesa, condividete la stessa voglia di cambiamento, di sfogarsi anche solo per una serata. I ritmi cambiano e ballate assieme un paio di canzoni, intimamente ("Still Falls The Rain", "Dance Away").
Le ore passano, tutto va per il meglio e non ti sembra vero ma ecco la mazzata che distrugge tutti i film che ti sei fatto, le illusioni: lei ti dice che ha passato una bellissima serata ma purtroppo deve sposarsi il giorno a seguire e cercava solo di scaricare quel tipo di tensione. Lei capisce la tua delusione, cerca di scusarsi invano e così esce di scena... Parte puntualissima "Spin Me Round", mentre siedi in un angolo del bar e la pista si svuota pian piano sempre di più.

Proprio con la conclusiva "Spin Me Round", da definirsi perla assoluta di "Manifesto", i Roxy Music preannunciano le imminenti sonorità quasi eteree che avremo modo di gustarci nel successivo "Flesh + Blood" ma soprattutto nel capolavoro "Avalon".

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