I Royal Trux (Jennifer Herrema, Neil Hagerty) sono stati sicuramente uno dei gruppi musicali più importanti degli anni ’90.
Il loro punto di forza è stato quello di rivalutare con efficacia il rock anni 60 e 70, mantenendo sempre quell’approccio ruvido e anticonvenzionale che differenzia una “vera rock band” da quelle costruite a tavolino. Con “Twin Infinitives” hanno creato una nuova sintassi musicale, portando all’estremo le intuizioni di gruppi come i Pere Ubu e Sonic Youth.
A distanza di quasi dieci anni dal loro capolavoro esce “Veterans of Disorder” (Drag City, 1999), album che mostra un ritorno al gusto per la decostruzione, dopo la “trilogia della celebrazione” (in cui si rivisitavano, sempre dal loro punto di vista, i decenni fondamentali della musica rock). Partendo sempre dagli Stones e da Hendrix, qui si fa un certo ritorno al caos (come hanno ammesso loro stessi), percependo in più di qualche occasione quella asimmetria beefheartiana tipica del loro sound, soprattutto nella seconda parte dell’album: “Lunch Money” è un esempio del loro rock’n’roll sghembo, con le percussioni tra le più bizzarre del loro ambito. “Sickazz Dog” è probabilmente il pezzo più rarefatto dai tempi di 'Twin Infinitives', in un collage di suoni che ripercorre i territori più insidiosi di “(Edge of the) Ape Oven”.
Un’altra caratteristica del duo è quella di non curare troppo l’aspetto tecnico, sia per quanto riguarda la musica che la produzione; non perché non sappiano suonare (cosa che hanno saputo dimostrare in altre occasioni), ma sempre per mantenere quella veridicità che probabilmente rivendicano per istinto. Il loro è un rock pensato, ma il loro pensiero proviene pur sempre dai bassifondi della condizione di tossicodipendenza (non è un segreto che i due abbiano fatto uso di eroina in passato). “!Yo Se!”, calpestato da una batteria funky, è il pezzo più spensierato dell’album, riconfermando comunque una certa ossessività nell’uso della chitarra. Con “Coming Out Party” si torna a certe atmosfere alticce tipiche del Dylan di 'Blonde on Blonde', per poi finire con “Blue is the Frequency”, una lunga jam strumentale in cui domina la chitarra di Hagerty. Tutti gli altri brani confermano, comunque, la loro passione per il sound sporco.
Pur rimanendo nel formato canzone i Royal Trux riescono a non cadere nella banalità, mostrando un’abilità nel suonare rock’n’roll di gran lunga superiore a tantissime band indie dell’attuale panorama musicale: gruppi come gli Strokes, ad esempio, per quanto abbiano (a mio modestissimo parere) sfornato un buon album come “Is This It?”, non potranno mai reggere il confronto con un qualsiasi album del duo newyorchese.
'Veterans of Disorder' trasuda vita, sincerità, cose che mancano, purtroppo, a tantissime band di oggi, troppo preoccupate ad “ovattare” il suono e a far bella figura su Mtv. Ad ogni modo era impossibile bissare “Twin Infinitives” a distanza di anni, ma questo album mostra comunque che la loro vena creativa non si era ancora esaurita… e che le mani bisogna sporcarsele ogni tanto!
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