Nuovo disco per i Runaway Totem, un nome storico della scena prog italiana (sono nati nel 1988 a Riva del Garda). A differenza di molti gruppi nostrani che si rifacevano ai consueti Genesis, Yes, Jethro Tull ed ELP, i Runaway Totem avevano come modello i grandissimi Magma. Dall’epoca di “Trimegisto” del 1993 ne è passata di acqua sotto i ponti e oggi la loro proposta musicale, pur sempre eterodossa, all’insegna della contaminazione e con elementi “zeuhl”, è oggi forse più psichedelica. Il nuovo disco, intitolato “Multiversal Matter”, è un “concept” incentrato su una sorta di viaggio esoterico negli stati della materia di universi multipli. Devo ammettere che, quando nel testo della prima sfolgorante traccia “Dark Matter” mi sono imbattuto nel Guardiano della Soglia, la mia mente è andata subito ad H.P. Lovecraft! Proprio così si chiamava un suo racconto in collaborazione con August Derleth. Ma anche l’atmosfera generale tende all’oscurità e alle tenebre e dischiude scenari cosmici “lovecraftiani”. Il pezzo forte del disco è proprio la citata e lunga (quasi 30 minuti) “Dark Matter”. L’inizio è atmosferico e liquido nello stile dei Tangerine Dream di “Alpha Centauri” poi la voce di RE-TUZ (Raffaello Regoli) ci conduce per mano dal Guardiano della Soglia e viene anche citata la chiave d’argento (ecco un’altra reminiscenza di un racconto di Lovecraft ovvero “La chiave d’argento”). La musica diventa prossima a territori elettronici con efficaci percussioni ad accompagnare il cantato. Il tutto suona molto meditativo e misticheggiante: non mancano, come di consueto, momenti che ricordano i Magma. Nella seconda parte grande spazio ha la chitarra di CAHAL DE BETEL (Roberto Gottardi): probabilmente non è un grande virtuoso ma, in ogni caso, riesce a trarre dalla sua chitarra effetti psichedelici molto incisivi. Siamo in presenza di un brano molto ambizioso anche se forse troppo dilatato. Dopo il breve “Le scale oscure” con la voce di RE-TUZ che omaggia il grande Demetrio Stratos la successiva “Korath Matter” suona molto “hippie” e anni ’70. La title-track inizia nel tipico stile Zeuhl dei Magma ma poi la musica diventa sacrale e gotica con un organo chiesastico ben in evidenza. In “Paesazione sonora” siamo ancora in presenza delle sperimentazioni di Demetrio Stratos. La conclusiva “Universo di sfere” è molto meditativa, cosmica e vicina alla musica ambient: c’è la stessa intensità di alcuni dischi di Steve Roach (“The Magnificent Void”) anche se nella seconda parte troviamo la chitarra acustica e la musica diventa più ritmica e caotica. In definitiva ci troviamo di fronte ad un buon disco, forse un po’ troppo lungo e frammentario. Ma chi è un seguace dei Runaway Totem sicuramente apprezzerà anche questo “Multiversal Matter”.

Carico i commenti... con calma