Bruce Willis, ne L'ultimo Boy-Scout, diceva: L'acqua è bagnata, il cielo è azzurro, e le donne hanno i segreti. Posso aggiungere anche: le band fanno le reunion e i film hanno i remake. È così e basta. Fateci pace. Si può discuterne quanto vogliamo, dibattere se è giusto togliere dall'armadio vecchie IP ammuffite per dargli una svecchiata o se non è giusto capitalizzare sulla nostalgia e sui bei ricordi della gente, ma sono chiacchiere accademiche: finché c'è la speranza di tirare su due spicci i remake si fanno e si faranno, come d'altronde si sono sempre fatti, ad Hollywood come in tutto il mondo.
Personalmente non ho mai capito fino in fondo tutto questo astio furibondo contro i remake. La cosa più logica da fare è anche la più lapalissiana: credi che il film non ti piacerà? non andarlo a vedere, risparmi due ore di fegato roso ed eviti di foraggiare il bieco meccanismo hollywoodiano. Fatico a comprendere il ragionamento che porta a credere che IL REMAKE ROVINA L'ORIGINALE!!1. Semplicemente, non è vero. Anzitutto non è che se esce la nuova versione di un classico del cinema ti arrivano le teste di cuoio in casa a spaccarti il blu-ray di quello vecchio. La storia ci insegna che se il remake è migliore dell'originale lo rimpiazza, giustamente, nella memoria (La cosa, La mosca...); se è peggiore sparisce zitto zitto senza fare danni. Che, temo, sarà la sorte di The Crow 2024.
The Crow è un brutto film. Diciamolo subito e togliamoci il pensiero. È un po' meglio di come immaginavo ma peggio di come sperassi: vorrei dire che è il miglior film del Corvo dai tempi dell'originale, ma 1) non è questa gran sfida 2) non sono sicuro sia migliore di City Of Angels, insomma quello almeno aveva Iggy Pop come cattivo, dovrei minimo rivedermelo. Diciamo subito anche che non è un brutto film per colpa del look da trapper del nuovo Eric, come moltissimi hanno deciso fin dalla prima foto di scena. Qui voglio aprire una parentesi: è insopportabile vedere quarantenni adulti e vaccinati stracciarsi le vesti per il look del Corvo. Nel 1994 se volevi un Corvo fico e vendibile dovevi conciarlo come Trent Reznor, nel 2024 devi conciarlo come Side Baby. Stacce. Non è un film per voi, è un film pensato per i ragazzini, esattamente come l'originale. Che cazzo se ne fa un 18enne di un babbeo vestito con la moda di trent'anni fa? A voi nel 1994 avrebbe gasato un Corvo vestito come un Beatle? Ecco. Metterci un cosplayer di Brandon Lee non riporterà in vita Brandon Lee, e non ridarà a voi né i capelli né l'adolescenza. Chiusa parentesi.
Non è colpa della trap, quindi, peraltro totalmente assente dalla (deludente e fuori fuoco) colonna sonora; sono invece presenti gli obbligatori Joy Division, unico accenno di fanservice in tutta la pellicola. L'assenza di strizzate d'occhio è una cosa che ai miei occhi fa guadagnare punti, ma forse ha contribuito ad alienarsi ulteriormente il favore dei fan originali, che appartengono a quella generazione che al cinema vuole essere corteggiata, servita e riverita; si è piuttosto cercato forzatamente il favore degli zoomers, che invece al cinema non ci vanno o non vogliono comunque leccate di culo. Questo errore nel valutare il proprio target è di per sè relativamente grave, ma non è neanche questo il motivo per cui The Crow è un fiasco.
The Crow è un fiasco perché alla (necessariamente importante) cornice estetica manca il resto del quadro. I due protagonisti sono, sulla carta, approfonditi meglio che nell'originale e nel fumetto, ma paradossalmente è una mossa questa che non paga: toglie alla storia quell'universalità che ne fece la fortuna. Quello fra Eric e Shelly era un amore così irreale, archetipico e idealizzato che qualsiasi adolescente poteva struggervisi, così come le successive tragedia e vendetta erano così umorali che qualsiasi adolescente poteva identificarcisi. Nel remake questa maggiore profondità non giova: Eric e Shelly diventano due adolescenti problematici con cui diventa difficile empatizzare, anche e soprattutto per colpa dell'inadeguatezza degli attori.
I due protagonisti ed il cattivone per tutto il film fanno a gara a chi ha meno carisma. Skarsgård, altrove solitamente bravo, qua è goffo, spaesato, morto di sonno sia come Eric che come Corvo; si riprende leggermente nelle scene più violente ma rende impossibile tifare per lui, e capite bene che se in un film così non riesci a tifare per il buono c'è un problema colossale. Il cattivo di Danny Houston è pure peggio: è inesistente come Agilulfo, ridicolo, affascinante come il tuo commercialista, una voragine che risucchia tutto l'interesse per quello che succede su schermo. Il tuo spessore latita: è minimale, cantava Neffa ai tempi buoni; e per carità sorvoliamo sui suoi poteri sovrannaturali, sulla carta una buona idea ma che all'atto pratico riporta The Crow al periodo buio dei cinecomic brutti di vent'anni fa. Dei tre, FKA Twigs è quella che ne esce meno peggio: ci mette un sacco di impegno per dare vita ad un personaggio che in origine era una mera funzione narrativa, una donna-angelo astratta e impalpabile, un McGuffin umano. Peccato che appaia sullo schermo troppo poco per fare la differenza, e che per metà di quel poco abbia su una faccia ebete che vorrebbe essere (immagino) un'espressione di adorante innamoramento ma che invece la fa assomigliare ad un Goldeen. Ve lo ricordate Goldeen, il pokemon? Ecco.
Se in una storia emotiva ed istintiva come quella del Corvo non azzecchi i personaggi principali più che alla perfezione, il film crolla. È questo, ancor prima che cogliere l'estetica e lo zeitgeist, a fare la differenza fra il film del 1994 e tutti i Corvi venuti dopo. Senza i personaggi quello che resta è una trama rachitica e stupidina culminante in uno dei climax più loffi e smorti che io ricordi, un megaspot patinato di Balenciaga ambientato nei soliti sobborghi notturni e piovosi e popolato di comparse derelitte eppure tanto glam, come in quella sfilata di Zoolander; e a nulla valgono aggiunte potenzialmente valide come il Rated R, la violenza insistita fino al gore, scene d'azione coreografate decorosamente ed il mostrare i due protagonisti adolescenti che scopano e si drogano senza farne una morale né un prurito; sanno piuttosto di maldestro specchietto per le allodole per cammuffare invano la pochezza della pellicola.
Peccato, davvero. Perché si percepisce l'intento, dietro le quinte, di fare un buon film del Corvo senza le strizzatine d'occhio gomitino-gomitino tipiche dei servili remake dell'era Disney; si intuisce la voglia di spaccare tutto e creare un nuovo film iconico per gli zoomers come quello di Proyas lo fu per i GenX, ma le icone non si creano in vitro. Specialmente se non hai attori adeguati da utilizzare come provette.
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